Gabriella Grosso

Gabriella Grosso

UNI TRE BOGLIASCO Briciole di Scienza dal 2007 ad OGGI

BOTANICA Le piante dei nostri giardini e terrazzi dal punto di vista botanico

Le piante sono strettamente legate all’ambiente in cui vivono. Ecco perché esaminando una pianta possiamo avere informazioni sull’ambiente naturale di provenienza.
In Natura cambiamenti climatici rapidi ( rigidità di un inverno) o lenti (glaciazioni) hanno indotto variazioni del manto vegetale con estinzione di specie o adattamenti delle specie sopravvissute con possibili mutazioni nei patrimoni genetici come nel caso dei “relitti glaciali”.
La nostra regione è magica dal punto di vista climatico infatti vi convivono specie nordiche con la più bassa locazione sud (come larice e pino silvestre fra gli alberi, dafne e aquilegia fra le erbacee), insieme ad altre africane con la più alta locazione nord ( come Ampelodesmos muaritanicus).
Questa particolarità non è sfuggita a livello internazionale ed è così che in Liguria esistono veri paradisi della coltivazione di piante fuori dei luoghi di origine. Uno dei luoghi più esemplificativi è il Giardino di Villa Hanbury vicino a Ventimiglia, creato da una famiglia inglese nell'Ottocento. Furono introdotte quasi 5800 specie provenienti da ogni parte del mondo. In Liguria, a meno di inverni eccezionali come quelli del 1956 e 1985 e ahimè del 2012*, ci possiamo permettere il lusso di coltivare all’esterno piante di origine tropicale, come vedremo nelle descrizioni specifiche. E’ giusto che ci accostiamo alle piante dei nostri giardini con questa consapevolezza per assaporare appieno la peculiarità.
Le piante dei nostri giardini generalmente non presentano problemi di ripari, pacciamature, potature da fare solo in momenti particolari per i motivi citati prima, ma dovremo essere pronti a sopportare che in appartamento nessuno dei nostri Ficus, pur appartenendo alle Angiosperme, ci delizierà con fiori e tanto meno con frutti. Insomma le piante che noi portiamo lontane dai luoghi di origine ci possono offrire manifestazioni vitali parziali di cui noi dobbiamo essere quanto meno consapevoli. Andiamo alla ricerca di informazioni che ci aiutino a capire meglio i nostri ospiti vegetali. Ove sarà possibile faremo un po’ di laboratorio, esaminando fiori e foglie dal vero.

PIANTE DA GIARDINO
Per sottolineare e non dimenticare il grande dono che la nostra regione puntualmente ci fa, ho scelto piante da giardino che in Liguria, a meno di condizioni eccezionali, possono permanere all’esterno durante l’inverno, ma che nelle altre regioni del nord hanno bisogno di particolari precauzioni.

BIGNONIACEE
Le Bignoniacee sono una famiglia di Angiosperme Dicotiledoni arboree ed arbustive, appartenente al vasto ordine delle Lamiales, con formula fiorale K (5), C (5), A 2+2, G (2). Comprende piante a fiore costituite da molti alberi, arbusti e alcune erbacee. Questa famiglia è presente in tutte le zone tropicali e subtropicali del mondo ma si estende anche nelle zone temperate. La famiglia include 110 diversi generi, fra questi, alcuni vengono coltivati per decorazione, altri per i legni pregiati. Questa famiglia raggruppa specie legnose, raramente erbacee e con grandi affinità con le Scrophulariaceae.
Tra i generi più noti le arbustive Bignonia e le arboree Jacaranda, Catalpa e Paulownia.
In Italia le Bignonie non crescono spontaneamente, ma sono molto utilizzate per scopi ornamentali in luoghi sia domestici che pubblici come parchi e giardini per la loro caratteristica rampicante, il loro aspetto arboreo e le belle fioriture. I fiori, ermafroditi e zigomorfi, sono raggruppati in infiorescenze di fitti grappoli terminali, possono essere rosso arancio o scarlatte, ed è giunta di recente dal Sudafrica anche una luminosa varietà gialla. Fiori pentameri, con calice gamosepalo e corolla gamopetala, androceo con 5 stami e ovario supero formato da 2 carpelli saldati con numerosi ovuli. Il frutto è una capsula allungata di 3-6 cm.
Al genere Bignonia appartengono specie, molte originarie delle Americhe, che crescono con grande rapidità fino ad oltre 10 metri d'altezza, arrampicandosi grazie ai viticci dotati di ventose. In Italia crescono in tutte le regioni. Fra le più note Bignonia capreolata proveniente dal sud America e Bignonia capensis proveniente dal sud Africa. Ho da poco introdotto sul mio terrazzo la B. capensis e me ne sono innamorata. I suoi fusti sarmentosi, si appoggiano come le rose a muri, tronchi, o inferriate, e raggiungono al massimo i 3 m. Può quindi essere coltivata come "rampicante", abbracciata a strutture architettoniche, o "a cespuglio", se a fine inverno viene potata drasticamente. Sopporta per breve tempo i -10° C, perdendo le foglie a -3° C, amante del sole è fatta per i giardini mediterranei, dove prolunga le gioie dell’estate con una fioritura ininterrotta.
In Francia consigliano la terra di brughiera, ma anche se è meglio evitare i suoli calcarei, si adatta a qualunque terreno ben drenato. Visto il grande sviluppo radicale è adatta alla coltivazione in piena terra, ma si può coltivare in vaso purché il contenitore sia piuttosto capiente (almeno cm. 50 di profondità) e il terriccio sia ricco di sostanze organiche. Resiste alla siccità, ma per dare il massimo ha bisogno d’annaffiature regolari e abbondanti, specie alla fine dell’estate e durante la fioritura, periodo in cui dobbiamo arricchire il terreno con stallatico o concime a lenta cessione. La bignonia ha bisogno di potature annuali sia per poter crescere rigogliosa sia per rifiorire copiosamente. La potatura va effettuata in primavera su tutti i rami giovani e meno giovani per circa 1/3 della loro lunghezza. Per i rami secchi e danneggiati la potatura deve essere radicale. Le bignonie coltivate in vaso richiedono in genere una potatura più leggera. La riproduzione da seme è lunghissima, e occorre almeno un triennio per vederla in fiore. Va quindi propagata per via vegetativa, con margotte primaverili, da mettere a dimora a fine estate, o per talea. La mia a fine estate ha perso le foglie perché nel suo emisfero si sarebbe“stagionalmente” spogliata o semplicemente per una botta di siccità, ed io contro ogni regola scritta l’ho potata in quel periodo seguendo un principio estetico. Ha ripreso a vegetare bene e a fiorire e ciò è andato avanti per tutto l’autunno e fino ad ora.

LABIATE
Labiate o Lamiacee: Angiosperme Dicotiledoni con due involucri a simmetria bilaterale, corolla a forma di labbra, originata dalla fusione di cinque petali, quattro stami (due a bilanciere in rosmarino e salvia), ovario apparentemente formato da quattro palline, fusto quadrangolare, foglie opposte e decussate, presenza di oli essenziali, vivono in ambienti secchi ed assolati. Esempi: erbe aromatiche usate in cucina come rosmarino, timo, maggiorana, salvia, origano, santoreggia, menta, melissa, lavanda…
Le abbiamo studiate lo scorso anno, ma mi piace riprenderle al fine di confrontare, nel nostro laboratorio, la struttura dei fiori con quelli delle Bignoniacee, che appartengono allo stesso ordine delle Lamiales.

Inoltre voglio fare una segnalazione ed un ringraziamento: l’anno scorso mi è stata raccomandata da una allieva una specie di Lavanda, la dentata, per la rifiorenza; l’ho introdotta sul mio terrazzo e mi ha donato fiori tutto l’anno!!!
Lavanda dentata cresce nel bacino meridionale del Mediterraneo, nelle Isole di Capo Verde, in Somalia e nello Yemen. Le foglie sono finemente dentate, tomentose, la spiga presenta sulla sommità delle corte brattee sterili. La fioritura è lunghissima, quasi continua nei climi caldi, intermittente in quelli freddi. Non perfettamente rustica, può arrivare senza danni ai -4°, oltre necessita di protezioni.

APOCINACEE
Le Apocinacee costituiscono una famiglia di Angiosperme Dicotiledoni, comprendono piante provenienti da ambienti tropicali e subtropicali. In questa famiglia rientrano l'oleandro e la pervinca, specie comuni delle zone temperate, ma anche la Mandevilla o Dipladenia e il Rhyncospermum jasminoides ormai immancabili nei nostri giardini, e una pianta gioiello come l’Hoya o Screbia, fiore di cera.
Diverse specie delle Apocinacee sono coltivate come piante ornamentali nelle zone temperate, in piena terra o in vaso, ma gradiscono l'esposizione al sole. In inverno richiedono grande luminosità e aerazione. In generale sono piante succulente contenenti lattice o resine che hanno impieghi industriali minori. Molte sono ricche di alcaloidi, a volte di elevata tossicità, tali da essere considerate piante velenose. Molte specie sono oggetto di studio o di applicazione nell'ambito della botanica farmaceutica per le importanti proprietà di alcuni principi attivi. La pervinca del Madagascar contiene decine di alcaloidi, alcuni dei quali trovano impiego per contrastare alcuni tumori e forme di leucemia. Certe specie hanno impieghi alimentari presso le popolazioni africane. Alcune piante sono utilizzate per ricavare fibre tessili simili alla canapa.


Mandevillea o Mandevilla o Dipladenia è un bel rampicante da vaso che regala fiori meravigliosi in climi temperati. Nelle Indie è usato per incoronare le spose. I colori variano dal bianco, al giallo, al rosa, al rosso in molte sfumature. E’ bene porre a dimora nei pressi di un supporto su cui si possa appoggiare. Non sopporta temperature sotto i 3°. Il terreno deve essere sciolto, ben drenato, molto ricco di materia organica(¼ torba, ¼ sabbia, ½ terriccio). Si consiglia di annaffiare abbastanza spesso e regolarmente, ma si deve attendere sempre che il terreno sia ben asciutto tra un'annaffiatura e l'altra. Per evitare che uno scarso drenaggio favorisca lo sviluppo di malattie fungine, ricordiamo di evitare di lasciare acqua nel sottovaso.
In primavera forniremo ogni 15-20 giorni, del concime disciolto nell'acqua delle annaffiature; possiamo scegliere un concime per piante da fiore o per piante verdi, ricco in azoto e potassio, per favorire lo sviluppo equilibrato della nuova vegetazione. Potremo, in alternativa, utilizzare un concime a lenta cessione, da aggiungere al terreno, ogni 3-4 mesi. La pianta è velenosa in ogni sua parte. Si moltiplica per seme o per talea. Alcune specie di Dipladenia in inverno perdono le foglie. Nel periodo di riposo è opportuno eliminare i tralci vecchi. Il clima primaverile, con un elevato sbalzo termico tra le ore diurne e quelle notturne e piogge abbastanza frequenti possono favorire lo sviluppo di malattie fungine, che vanno trattate preventivamente con un fungicida sistemico, da utilizzare prima che le gemme ingrossino eccessivamente; a fine inverno si consiglia anche un trattamento insetticida ad ampio spettro, per prevenire l'attacco di afidi e cocciniglie. Ricordiamo sempre che i trattamenti vanno praticati quando nel giardino non sono presenti fioriture.
Rhyncospermum jasminoides o Trachelospermum jasminoides o falso gelsomino è un arbusto rampicante sempreverde proveniente dalla Cina, con fusti volubili che grazie a graticci e supporti si arrampicano e crescono tra i 3 e i 6 metri. Senza un supporto la pianta assume un portamento arbustivo con i rami che ricadono. Come sempre l'ideale è un muro ben esposto al sole e protetto da venti e correnti fredde. Le foglie, opposte, ovate-lanceolate, sono lucide e coriacee, verdi scure quando sono adulte, verde chiaro in fase giovanile. I fiori, molto simili a quelli del gelsomino, sono riuniti in mazzetti di 8-10, di forma stellata e molto profumati. Il frutto è una lunga capsula che a maturazione si apre e disperde i semi muniti di pappo. La pianta cresce lentamente nei primi anni di vita, successivamente invece ha una crescita molto rapida e vigorosa e sarà necessario contenere l'eccessivo sviluppo di ramificazioni.
La fioritura avviene nella tarda primavera durante i mesi di maggio e giugno, talvolta regala una seconda fioritura (meno appariscente) durante l'estate. Dopo la fioritura vengono emessi i rami volubili che saranno destinati a fiorire l'anno successivo. Sono rampicanti robusti e vigorosi che, con poche accortezze relative all'esposizione, alla potatura e alla concimazione, crescono bene in vaso su molti balconi e terrazzi.
L'esposizione ideale è quella in pieno sole dove la produzione di rami è ricca anche dalla base (con esposizione ombreggiata la pianta si spoglia alla base e produce lunghi rami più esili che cercano maggiore illuminazione), inoltre con tanto sole i fiori durano maggiormente. La temperatura estiva calda favorisce l'allungamento dei rami nuovi e per questo occorre già in tarda estate/autunno cimare le punte o i rami aggrovigliati. Il freddo invernale, anche se prolungato, non è un problema. Basta che la temperatura non resti sotto zero per troppo tempo. Si adattano a molti tipi di terreno e terriccio; come ogni rampicante "sfrutta" tutto il terriccio a disposizione e ogni anno sarà necessario sostituire almeno lo strato superficiale con nuovo terriccio miscelato a concime organico. Anche lungo i bordi del vaso, se possibile, effettuare la stessa operazione eliminando anche parti delle radici troppo appressate alle pareti interne. L'innaffiatura in vaso deve essere costante e regolare. La pianta ha capacità di sopportare periodi senza irrigazione in quanto conserva riserve d'acqua nei fusti e nelle foglie coriacee, ma uno stress idrico nel periodo estivo compromette i giovani getti in crescita. La concimazione organica di base è fondamentale per garantire nutrimento e crescita regolare almeno fino alla fioritura, successivamente occorre integrare con altri concimi organici e liquidi nel periodo estivo, senza esagerare, per non trovarsi poi di fronte a un eccessivo sviluppo di ramificazioni. Non vi sono gravi malattie che li colpiscono, raramente si osservano macchie nere fungine sulle foglie. Tutti gli altri problemi (caduta foglie, foglie ingiallite) sono dovuti a carenze nutrizionali o errata esposizione. Nel periodo autunno-invernale la colorazione delle foglie varia e tende a imbrunire, non è una malattia bensì una fase di evoluzione della pianta. In primavera le stesse foglie in parte cadranno e in parte riassumeranno la colorazione verde scuro. La potatura può essere fatta in autunno o a inizio primavera eliminando alla base rami vecchi, contorti, aggrovigliati e accorciando quelli cresciuti eccessivamente o che si incrociano. Nei primi anni di coltivazione è importante scegliere 3-4 rami che saranno la struttura portante della pianta. Da quei rami cresceranno ogni anno i nuovi getti che andranno a fiore e così sarà più semplice seguirne la crescita. Dopo che la pianta avrà raggiunto una struttura corretta si potrà ogni anno far sviluppare un nuovo getto vigoroso per aumentare la fioritura. La moltiplicazione avviene per talea: si prelevano getti erbacei inseriti sul legno dell'anno precedente, in estate.

Hoya Fiore di cera


OLEACEE
Sono Angiosperme Dicotiledoni, appartengono a questa famiglia oltre all’ulivo, al frassino, al ligustro, piante a noi care e famigliari come il gelsomino vero, il lillà e la forsizia. I fiori delle Oleacee, spesso riuniti in infiorescenze, hanno due involucri, corolla ipocrateriforme o imbutiforme con quattro petali a stellina, due stami, frutto carnoso o secco, samara, con ali.

PLUMBAGINACEE
Piccola famiglia di Angiosperme Dicotiledoni. Il genere Plumbago comprende circa dieci specie di piante coltivate per la gradevole fioritura estiva e per la possibilità di essere utilizzate come rampicanti, per ricoprire graticci, spalliere o muri, o come tappezzanti per gli angoli rocciosi del giardino. Plumbago capensis o P. grandiflora o P. auricolata o Piombaggine o gelsomino azzurro, è originaria del Sudafrica, ma era presente nel bacino del Mediterraneo già ai tempi di Plinio il Vecchio (I sec d C), a cui si deve il nome latino traducibile in Pianta del piombo (perché si credeva che curasse l’avvelenamento da piombo). Questo arbusto che non mancava mai nei giardini delle nostre nonne, presenta steli sottili, sarmentosi e lunghi fino a 3 m., sui quali prendono attacco foglie perenni, di forma ovale e di colore verde. Da aprile a novembre produce fiori blu, che sbocciano riuniti in spighe terminali lunghe 30 cm. E’ in grado di sopportare anche qualche gelata tardiva o improvvisa: la parte aerea morirà, e andrà tempestivamente eliminata, ma la primavera successiva rispunteranno nuovi rami e nuove foglie. Si impianta su terreni leggeri, sciolti, umidi e ben drenati. Le innaffiature saranno abbondanti d’estate, scarse o nulle d’inverno.
Prima e durante la fioritura, è necessario utilizzare un concime liquido da aggiungere all'acqua di innafiatura ricco di potassio (K), elemento che favorisce la fioritura, circa una volta alla settimana. E’specie sempreverde che però non si comporta come tale: in primavera si presenta come un cespuglio spelacchiato e pallido. In autunno è consigliabile potare vigorosamente, tagliando appena sopra le prime ramificazioni al fine di evitare inutili stress alla pianta e per favorire l’emissione dei nuovi getti e la fioritura che
avviene sui rami dell'anno. In primavera, poi, si regolerà il taglio, cercando di dare alla pianta una forma armoniosa, mentre in estate si elimineranno i fiori appassiti, tagliando l'intera infiorescenza. La moltiplicazione avviene per talee semilegnose in estate o per semi, anche in modo spontaneo.

LILIACEE
Famiglia importantissima tra le Angiosperme Monocotiledoni che ci accompagna lungo la nostra vita con le fioriture naturali in autunno (colchico), inverno (pungitopo e smilace), primavera (mughetto) ed estate (asfodelo, veratro, gigli) e con piante da giardino (Hosta, agapanto), arricchisce la nostra cucina di gusti ed aromi ricchi di proprietà terapeutiche (asparago, aglio, cipolla, porro, erba cipollina), annuncia la primavera nelle nostre case con le fioriture di bulbi come giacinto, scilla, o mazzi di fiori recisi come tulipani. E’ una famiglia di piante erbacee provviste di bulbi o rizomi. Ha fiori con perigonio di sei pezzi su due verticilli a simmetria raggiata, sei stami, ovario supero.
Il genere Hosta, appartenente alla famiglia delle Liliaceae, comprende piante erbacee perenni, rustiche, originarie del Giappone e della Cina. Hosta annovera una quantità enorme di varietà che consentono di avere un campionario di possibilità morfologiche ed adattative veramente grandi. Esistono varietà che hanno foglie piccolissime, altre foglie che superano i 50 cm di lunghezza. Sono piante molto decorative sia per il fogliame molto appariscente che per i fiori imbutiformi riuniti in infiorescenze a racemo portate da lunghi steli, di colore variabile dal bianco, al viola, all'azzurro che spiccano al di sopra della folta massa di foglie. Di solito è una pianta allevata in piena terra per adornare giardini e bordure, ma anche in vaso e in appartamento.
La specie Hosta plantaginea non teme il freddo, anche se intenso, ha foglie ovali, molto grandi (possono raggiungere una larghezza di 45 cm) con fiori di colore bianco in steli molto profumati che sbocciano all'inizio dell'estate e proseguono fino all'autunno: per questo viene anche detta “giglio d’estate”. I fiori appassiti vanno subito eliminati dalla pianta.
Pur essendo piante rustiche vanno coltivate in un buon terriccio ricco e profondo, ben drenato, ma fresco; un buon substrato potrebbe essere formato da un terzo di torba o di foglie secche, un terzo di terra da giardino, un terzo di sabbia tale da consentire un buon drenaggio ed allo stesso tempo trattenere l'umidità. Durante tutto il periodo primaverile ed estivo la pianta di Hosta va annaffiata molto generosamente senza fare ristagnare l'acqua in quanto non tollera i ristagni idrici. Con l'arrivo dell'autunno e durante tutto l'inverno le irrigazioni devono essere drasticamente ridotte, giusto per mantenere il terriccio appena umido. Le concimazioni sono sufficienti una volta al mese a partire dalla primavera e per tutta l'estate.
A fine inverno spargeremo sul terreno attorno alle radici del concime granulare a lenta cessione, che si scioglierà nell'arco delle settimane, garantendo un tenore costante di sali minerali nel terreno. La pianta di Hosta non si pota. Vanno solo eliminate le parti della pianta che via via seccano per evitare che diventino veicolo di malattie parassitarie. L’eventuale rinvaso non si effettua spesso, ogni tre-quattro anni, in primavera, magari in coincidenza con il momento in cui si moltiplica la pianta per divisione dei cespi. La pianta può essere divisa semplicemente in due o tre porzioni piantando ciascuna porzione in vasi separati. Sono piante molto longeve che possono durare anche quaranta anni.




PIANTE DA APPARTAMENTO
Negli appartamenti le piante si trovano un po’ come gli animali allo zoo, è una vita border-line, ecco perché poche piante arrivano a fiorire in casa così come pochi animali allo zoo riescono a riprodursi. I fiori sono infatti gli apparati della stessa funzione vitale di riproduzione.
La temperatura delle nostre case riproduce ambienti tropicali, ma sono la quantità e la qualità della luce, e ancor più il grado di umidità a creare le differenze più sostanziali.
Ecco perché, se le orchidee riescono a fiorire, nessun ficus o nessun pothos riuscirà a regalarci fiori e tanto meno frutti.

FELCI
Le Felci costituiscono un gruppo di vegetali molto più antico delle Angiosperme. Esse, come i Funghi, si riproducono per spore, quella sorta di ruggine che producono sotto le foglie. Anche in Natura non producono mai fiori, che sono appunto una caratteristica esclusiva delle Angiosperme. E’ caratteristico il modo con cui si srotolano le nuove foglie che viene detto ”a pastorale” o più scientificamente “prefogliazione circinnata”.
Nelle nostre case, non richiedono molta luce in quanto facenti parte del sottobosco, ma soffrono soprattutto per la mancanza di umidità.
Alle Felci appartengono anche Capelvenere, Asplenium, Platycerium (corna di cervo).


ARACEE
Interessante famiglia di Angiosperme Monocotiledoni cui appartengono piante che ben conosciamo, riscontrabili in Natura, nei nostri giardini, in appartamento. Attenzione agli animali domestici perchè alcune Aracee sono velenose! Sono caratterizzate dalla produzione di infiorescenze come quelle della Calla, denominate spate.
In Natura nel sottobosco ligure, sono frequenti gli Arum, che danno il nome alla famiglia, con foglioline lucenti e spate verdastre poco appariscenti.
Nei nostri giardini troviamo la Zantedeschia aethiopica, la Calla, che pur provenendo dall’altipiano etiopico, vegeta bene e fiorisce.
In casa, se Anthurium e Spathiphyllum arrivano a fiorire, Pothos, Philodendron, Dieffenbachia vegetano, ma non producono le spate e i frutti che li caratterizzano negli ambienti naturali tropicali. Nei Caraibi, dove il Philodendron (Monstera deliciosa) cresce allo stato naturale, i frutti con profumo tra ananas e banana vengono usati per produrre gelati e bevande.

MORACEE
Altra famiglia di Angiosperme Dicotiledoni degna di nota. Vi appartiene il genere Ficus.
La specie da noi coltivata per i frutti eduli è il Ficus carica, che pur originaria del Medio Oriente si è naturalizzata in tutto il bacino del Mediterraneo.
Nei nostri appartamenti crescono bene altre specie appartenenti allo stesso genere, come Ficus elastica, benjamina, lyrata, decora, ma non arrivano a produrre né fiori, né tanto meno i tipici frutti detti siconi.

EUPHORBIACEE
Il genere Euphorbia, il più rappresentativo di questa famiglia di Angiosperme Dicotiledoni e uno dei più ricchi e variegati del regno vegetale, ci accompagna nelle nostre passeggiate lungo i litorali con Euphorbia dendroides, characias…, è presente in parchi, giardini, passeggiate a mare sotto forma di Succulente come Saguari (euforbie a candelabro) e puntualmente si ripresenta nelle nostre case come Euphorbia pulcherrima, la stella di Natale. In quest’ultima specie ciò che conferisce il colore rosso non sono petali, ma brattee fiorali di accompagnamento con funzione vessillifera, il vero fiore essendo poco appariscente (stesso accorgimento usato in Natura per la Bouganvillea). Tutte producono un latice urticante.
Un’altra Euphorbiacea presente nelle nostre case è il Croton, caratteristica per le screziature delle foglie, che vegeta bene, ma non arriva a fiorire.
*SOS GELATE INVERNO 2012
Dalla Coldiretti ecco qualche utile consiglio su come proteggere piante e fiori dal freddo di questi giorni. Il gelo infatti sta investendo anche zone d’Italia dove di norma l’inverno è mite: le piante di quei giardini dunque non sono abituate a sopportare rigori particolarmente intensi. Tra l’altro fino adesso l’inverno non è stato particolarmente duro neanche al nord Italia e le previsioni parlano di parecchi gradi sotto lo zero. Ecco dunque qualche indicazione sulle specie più delicate e sul modo migliore per evitare loro danni da gelo o addirittura la morte. Il gelo infatti rischia di “bruciare” foglie e gemme: in pericolo ci sono soprattutto agrumi come aranci, limoni e mandarini, bouganvillee, oleandri, olivi e fichi d’India. Aggiungerei le dipladenie, ormai molto diffuse, poco resistenti al freddo e i ciclamini, soprattutto se grandi e comprati in pieno fiore da poco. Il consiglio di Coldiretti è quello di mettere al riparo queste piante sulle scale condominiali, oppure negli androni di ingresso, previo accordo con i condomini per evitare problemi. In modo particolare raccomando questo trattamento per le piante in fiore che vi hanno appena regalato o che avete comprato da poco: provenendo spesso da serre, non sono assolutamente preparate ad affrontare i meno 10 gradi sottozero delle previsioni! Coldiretti consiglia anche cantine o garage, ma attenzione però: se in quegli ambienti non disponete di finestre, riponete lì le piante per massimo un paio di giorni durante l’emergenza, pena la loro morte definitiva. Se non potete trasportare i vasi all’interno di casa, potete provare a lasciarli fuori avvolgendoli con un telo di TNT (tessuto non tessuto), un velo traspirante che fa passare la luce e si trova a poco nei vivai e nei garden. Il telo deve coprire l’intera pianta (anche doppio) e va fermato infilandone i lembi sotto al vaso. Potete far conto sul calore dei muri esterni appoggiando i vasi contro un muro a sud, lontano dalle ringhiere dei balconi esposte all’aria gelo. Se potete, a quel punto, sollevate i vasi da terra, ponendo sotto uno strato di polistirolo che le isolerà dal pavimento freddo. Ma vi avviso, nel caso dei metodi suggeriti per la protezione esterna, preparatevi a delle perdite in caso di piante molto delicate o di rigori protratti nel tempo. Ricordate inoltre di non bagnare assolutamente le piante grasse che lasciate fuori in questi giorni: il gelo troverebbe ancora più facile “lessarle”…Se la temperatura dovesse rimanere a lungo sotto i dieci gradi, a soffrire, ricorda la Coldiretti, sarebbero anche le piante di vite, oltre che alcune fruttifere. L’arrivo del freddo avviene dopo che il 2011 si è chiuso posizionandosi al terzo posto tra gli anni più caldi degli ultimi due secoli in Italia, a conferma dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano anche – sottolinea la Coldiretti – con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense e un maggiore rischio per gelate tardive.

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