Gabriella Grosso

Gabriella Grosso

UNI TRE BOGLIASCO Briciole di Scienza dal 2007 ad OGGI


PRINCIPI ATTIVI E VELENI


Precisato con Paracelso (prima metà del XVI secolo) che: “È la dose che fa il farmaco”, i principi attivi vegetali risulteranno nostri amici o nemici a seconda delle quantità con cui verremo a contatto. E’ anche vero che alcune piante possono risultare tossiche per l’uomo e non per altri mammiferi e insetti. 

Veleni nella storia  Proprio utilizzando sostanze provenienti dal mondo vegetale nel corso della storia abbiamo assistito a episodi legati a conquista del potere, punizioni, storie d’amore. I nomi di Socrate, Nerone e altri tiranni in epoca classica, Borgia, Medici, Scaligeri in epoca medievale e rinascimentale, l’Inquisizione, ma anche la storia moderna hanno fatto uso di veleni. La commedia di Machiavelli La Mandragora è basata sulle presunte proprietà fecondative  della mandragora stessa.

Veleni in Natura  Già il mondo minerale nelle rocce e nelle emanazioni vulcaniche presenta elementi tossici come l’arsenico, il mercurio, il piombo, il fosforo, gli alogeni insieme a molti idrocarburi.

Nel mondo animale, a scopo di difesa e di offesa, assistiamo alla presenza di sostanze urticanti in celenterati, molluschi, echinodermi) e poi di veri e propri veleni in artropodi, pesci, anfibi, rettili. Le classi più evolute, uccelli e mammiferi nella lotta per sopravvivere hanno sviluppato altre strategie.

Il mondo vegetale è il più ricco di sfumature, basta pensare che la maggior parte dei farmaci  attuali si basa o direttamente su molecole vegetali o sulla loro riproduzione sintetica. E’ questo l’argomento delle nostre lezioni. 

Con questa nostra indagine ci concentreremo su quelli che possono agire  come veleni per l’uomo e per gli animali domestici. Dal punto di vista farmaceutico e perciò anche venefico, i più importanti sono Alcaloidi e Glicosidi.

ALCALOIDI sostanze organiche contenenti sempre azoto, dotate di forti effetti farmacologici, presentano gruppi amminici che conferiscono carattere basico, agiscono prevalentemente sul sistema nervoso. Quasi del tutto assenti nelle Gimnosperme, il 90% degli alcaloidi è contenuto nelle Angiosperme, più diffusi nelle dicotiledoni (Solanacee, Leguminose, Apocinacee), meno nelle monocotiledoni (Liliacee, Amarillidacee). Alcuni di essi sono compagni quotidiani (caffeina, teina, teobromina, nicotina, piperina), altri occasionali (codeina, atropina, chinidina, stricnina, papaverina), con altri magari non c’incontreremo mai ma ne abbiamo sentito parlare (cocaina, curaro, morfina, mescalina, LSD, cannabinoidi THC (Δ9-tetra-idro-cannabinolo, con effetti euforico-allucinogeni) e CBD (cannabidiolo, con effetti sedativi), ricina, tassina, ioscina, cinconina (chinino), citisina, oleandrina. Dove si trovano? Sono localizzati nelle piante di appartenenza: caffè, té, tabacco, pepe, china, papavero da oppio, Cannabis, tasso, ma ci sono famiglie botaniche che ne sono particolarmente ricche ed è a quelle che dovremo porre attenzione. 

GLICOSIDI: formati da uno zucchero, il più comune è il glucosio, con funzione di aumentare la solubilità e quindi l’assorbimento, e da una molecola non zuccherina a cui sono affidate le diverse azioni sul nostro corpo, Tali molecole appartengono a classi chimiche molto diverse con azioni altrettanto varie, alcune non hanno interesse terapeutico, altre sono veleni assai potenti.

Si distinguono in base alla molecola non zuccherina per i diversi effetti. 

-Cardiaci, tra cui i digitalici sono quelli con potere farmacologico più forte, presenti in fiori, frutti e semi di dicotiledoni e monocotiledoni, esempi: digitale, strofantoscillamughettoelleboro.    

-Cianogenetici, per idrolisi liberano acido cianidrico, con effetti tossici ma anche con attività antitumorali, sono deterrenti per gli erbivori e alcune farfalle nutrendosene non vengono mangiate, esempi: felci, lauroceraso, mandorla amara.                                                                                                    

-Antrachinonici, lassativi, esempi: cascarafrangolarabarbarosenna, aloe.

-Saponinici, favoriscono l’assorbimento intestinale, esempi: liquiriziadioscorea.

-Tioglicosidi (con zolfo),  antitossine, antiradicalici per l’uomo, ma possono essere troppo potenti per gli animali: cavoli, senapecipollaaglio.        

-Salicilici e Fenolici , antinfiammatori : salicevanigliauva ursinaagrumi

-Cumarinici  con azioni vitaminiche: anice stellatoippocastano.

-Flavonoidici e Antocianici aumentano la resistenza dei capillari, antiossidanti: agrumi, ruta, rucola, mirtillouva.                                                                               

-Tanninici, antiossidanti: amameliderataniakinonoce.    

-Immunostimolanti :ginsengechinaceaeleuterococco

In termini di pericolosità dovremo anche porre attenzione a sostanze tossiche chimiche, talvolta presenti nel mondo vegetale, ne sono esempi gli Ossalati. I cristalli di ossalato di calcio possono partire da dermatiti da contatto, arrivando a ulcere gastroenteriche se ingeriti,  fino a ostruzione dei tubuli renali.

Passiamo ora a esaminare il problema tossicità di piante d’appartamento o di quelle presenti nei nostri giardini. Ci accorgeremo presto che sono quasi tutte tossiche o velenose, particolarmente pericolose per bambini, animali domestici e anziani.

Alcune sono tossiche se ingerite, altre possono causare reazioni allergiche alla pelle e altre possono provocare danni all’animale che beve l’acqua del sottovaso. Molto spesso quando acquistiamo una pianta non è presente alcuna etichetta d’avvertimento.

Iniziamo con le DICOTILEDONI. Le prime che esamineremo sono le ERBACEE.

Una famiglia da tenere particolarmente d’occhio: Solanacee (quella delle patate, dei pomodori, delle melanzane, dei peperoni, ma anche del Goji, del tabacco, di Mandragora (storiche proprietà afrodisiache e fecondative), Belladonna (bacche letali), Dulcamara, Giusquiamo, dell’Alchechengi (rizoma e foglie sono velenosi), dello Stramonio o Datura (albero degli angeli). Contengono in quantità maggiore o minore diversi alcaloidi, tra cui la solanina (autentico pesticida naturale), sostanza prodotta da alcune piante di questa famiglia per difendersi contro funghi e insetti. Tale sostanza è tossica anche in modeste quantità. Nella patata la solanina si concentra in particolare nelle foglie e nel fusto, ma se viene lasciata alla luce e comincia a diventare verde, la quantità di solanina cresce molto: in questo caso è meglio buttarla, o comunque eliminare la parte verde. La solanina, si accumula di solito sotto la buccia. Le patate germogliate, vecchie o rugose, hanno parecchia solanina. Nel pomodoro e nella melanzana, la sostanza si riduce man mano che i frutti maturano. Il verde ci fa capire se c’è solanina. Nei pomodori rossi è assente. 

Attenzione alle Euforbiacee: Ricino, i semi contengono ricina, sostanza citotossica che blocca l’attività dei ribosomi e con ciò la sintesi proteica, Croton con potente azione lassativa e Stella di Natale con lattice ricco di alcaloidi ad azione irritante.

Altra famiglia pericolosa è quella delle Ranuncolacee che comprende oltre ovviamente ai Ranuncoli, Anemoni, Aconito (per frecce avvelenate, 4 mg dose letale), Clematis, Elleboro (latice irritante). Tutte ricche di glicosidi farmacologicamente attivi con azioni che vanno dall’uso dosato nella farmacopea classica e asiatica, a semplici dermatiti da contatto, a pericolo di morte come nel caso di Aconito (con alcaloidi paralizzanti, considerata la più velenosa delle piante). E’ d’obbligo la segnalazione di alcune altre essenze innocue, ma non completamente, come Caprifoglio (foglie e bacche), Crisantemi e Gerani, Ortensia, con fiori ricchi di cianuro, Ficus benjamin con latice ustionante, Begonia (Begoniacee) con ossalati.

Per ultime tra le dicotiledoni erbacee segnalo due specie mortali: Digitale (Scrofulariacee) usata in medicina perché efficace sul muscolo cardiaco, Cicuta (Ombrellifere) la cui velenosità è storicamente nota.

RAMPICANTI di cui diffidare: Ipomea (Convolvolacee) contenente allucinogeni, Edera (Ederacee) con frutti tossici e Vite vergine (Vitacee) come dimostra il fatto di essere inattaccabile dai parassiti.

Tra gli ARBUSTI segnaliamo Azalea e Rododendro (Ericacee) con foglie urticanti e semi, polline e nettare potenzialmente tossici (ci sono state intossicazioni da miele); Lantana contenente terpeni epatotossici, Oleandro (Apocinacee) ricco dell’alcaloide oleandrina di cui si registrano avvelenamenti anche da uso del legno per produrre brace;  Bosso (Buxacee) tanto usato per le siepi e per l’arte topiaria  ricco di alcaloidi di vario tipo e in particolare con effetti fortemente purgativi ; Lauroceraso (Rosacee) anch’esso usato per creare divisori e siepi, ricco di un glicoside cianogenetico; Ginestra, Glicine e Maggiociondolo, Abrus precatorius, tropicale, albero dei rosari, un solo seme del quale provoca la morte,  tra le Leguminose; Vischio (Lorantacee) con bacche velenose a causa del contenuto in ammine tossiche.

Finiamo con le ESSENZE ARBOREE: la Canfora (Lauracee) bellissimo albero dalle note proprietà insetticide e imbalsamatorie, estremamente velenoso se ingerito (4g sono potenzialmente letali), l’Agrifoglio (Aquifogliacee) con bacche emetiche e purgative. 

Passando alle MONOCOTILEDONI una famiglia da tenere molto d’occhio è quella delle Liliacee, potenzialmente assai pericolose. Giacinto, Mughetto i cui fiori erano i principali ingredienti della polvere da starnuto, parecchi Gigli, Colchico, Agapanto, Veratro, Pungitopo, possono contenere veleni nei bulbi o distribuiti nelle parte aeree. Si passa da alcaloidi con azione irritante sulle mucose a veleni specifici (colchicina) come nel caso del colchico che può danneggiare il cuore anche con effetto ritardato. Attenzione al latte degli animali che possono essersene cibati. Attenzione anche all’acqua in cui abbiamo messo i fiori recisi!

Tra le bulbose dobbiamo porre attenzione anche a Clivia, Narciso, Giunchiglia (Amarillidacee), con alcaloide licorina presente in quantità non alte, ma pericolose per bambini e animali domestici.

Dieffenbachia, Anturrium, Calla, Spatifillum, Filodendro, Caladium, Pothos tutte Aracee, con la caratteristica comune di presentare nei tessuti  acido ossalico e/o cristalli di ossalato di calcio che se ingeriti provocano edemi alle mucose la cui azione può protrarsi fino a 2 settimane dopo l’ingestione. 

E’ vero che i principi attivi sono  soprattutto presenti nelle Piante superiori e in particolare in quelle “a fiori”, cioè le Angiosperme Dicotiledoni e Monocotiledoni, come a ricordare che in essi risiedono altrettante strategie evolutive, ma anche tra le cosiddette Piante Inferiori  contiamo  i Funghi(!) e le Felci (quasi tutte vermifughe il che è indice di tossicità), e tra le Piante Gimnosperme, dobbiamo segnalare il Tasso (Taxacee), albero della morte, venefico in ogni sua parte tranne l’arillo, la polpa rossa che sta intorno al seme nero degli pseudofrutti,  e la Tuia (Cupressacee) utilizzata in omeopatia per le sue proprietà.

Che senso ha la produzione di sostanze tossiche per un vegetale? Tossiche per chi? Dobbiamo uscire dalla nostra visione antropocentrica e sforzarci di guardare un panorama più vasto tenendo anche conto che la scienza non sempre ha risposte. La produzione di determinate sostanze è spesso legata a momenti di sviluppo della pianta e ad alcune sue parti. Molti alcaloidi rappresentano una risorsa metabolica da utilizzare per lo sviluppo degli apici vegetativi o la germogliazione dei semi. Altre sostanze sono temporaneamente contenute in vacuoli e rappresentano rifiuti metabolici. Alcune piante sono capaci di emettere dalle radici composti che impediscono la germogliazione e lo sviluppo di altre specie ( vedi sottoboschi acidi delle conifere). In altri casi vengono secrete sostanze antisettiche o antibiotiche ( es. oli essenziali) per respingere i parassiti o eventuali consumatori. 

La produzione di tale varietà di sostanze è il segreto su cui si basa il metabolismo del Regno Vegetale il cui strumento di comunicazione per eccellenza è la chimica.

Ma come mai le piante di cui ci attorniamo per motivi ornamentali, sono per la maggior parte velenose? Non ho trovato nulla in rete, né alcuna risposta dai vivaisti cui mi sono rivolta; probabilmente ci sono più concause. Provo a individuarne alcune.

La grandezza dei fiori è legata a una decisa funzione vessillifera cioè alla scelta di essere ben visibili. In natura se si è in vista si è anche più attaccabili. La pianta manda i messaggi agli insetti pronubi attratti dai fiori più grandi, più profumati e di cui sono in grado di percepire i colori, ma deve difendersi dagli animali più grandi che vorrebbero cibarsene o raccoglierli come l’uomo. Contestualmente alla scelta vessillifera la pianta deve presentare strategie per non essere mangiata o attaccata da parassiti. Ecco la produzione di sostanze velenose per le specie da respingere. Ma se gli animali percepiscono i veleni che generalmente fungono da deterrenti, ciò non basta a noi, ignari dei meccanismi biochimici e non più capaci di “sentire” i veleni prima di introdurli nel nostro corpo. Noi veniamo attratti maggiormente da una pianta accompagnata da animaletti e/o malattie o da una dall’aria sempre pulita e inattaccabile? Scegliendo quelle esteticamente migliori, non ci rendiamo conto che l’inattaccabilità non è gratuita e porta con sé i deterrenti per non essere attaccata da animali e vegetali: sostanze tossiche e veleni. Non stupiamoci scoprendo che le piante di cui ci siamo attorniati possono essere pericolose, ciò è legato a una nostra-seppur inconsapevole- scelta. E’ atto dovuto, oggi che è così facile informarsi, esserne però consapevoli.

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