Gabriella Grosso

Gabriella Grosso

UNI TRE BOGLIASCO Briciole di Scienza dal 2007 ad OGGI

BIOLOGIA METODO BATES

“Medicus curat, natura sanat”, è una allocuzione latina su cui si basa la medicina occidentale. E così, sia che ci rompiamo una gamba o che ci prendiamo una bronchite, la medicina ci offre le cure specifiche (medicus curat), e poi segue la guarigione (natura sanat). Nel caso di problemi agli occhi, come ha messo in luce il dott. Bates, noto oculista newyorchese dei primi del ‘900, si è messo da parte il “natura sanat”. Perché? Sarebbe come se, una volta adottate le stampelle per una frattura, non le abbandonassimo più. Bates sostiene che, come tutti i problemi medici, anche quello della vista sia reversibile, e i risultati, col fatto che la sua teoria ha superato indenne un intero secolo, lo dimostrano.
Le attuali cure dei difetti della vista sono basate sull’assunzione che essi siano dovuti soprattutto a errori di curvatura delle lenti dell’occhio e vadano curati con altre lenti, quelle degli occhiali. Inoltre l’uso degli occhiali fa impigrire l’occhio, le cui prestazioni, come per qualsiasi altro organo poco usato o usato impropriamente, tendono a peggiorare. Il metodo Bates rieduca gli occhi a lavorare in modo proprio e si basa sul fatto che la visione non è solo un problema meccanico di lenti, ma di tutto l’apparato che sta intorno a queste lenti e soprattutto del cervello. Un’altra barriera che il metodo Bates si prefigge di abbattere è l’idea classica che i risultati si ottengono con lo sforzo. Come un occhio sano non si sforza mai per vedere, così l’occhio con difetti deve innanzitutto azzerare gli atteggiamenti sbagliati e cominciare il lavoro a occhio rilassato.
Il metodo Bates prende il nome dal dott. W. H. Bates che esercitò la professione di oculista a NY tra il 1885 e il 1922. Egli dapprima applicò metodi tradizionali, poi sviluppò progressivamente un’idea originale sui problemi della vista e pubblicò i risultati nel 1919. Per Bates i problemi della vista sono dovuti principalmente a situazioni problematiche puntuali a cui si risponde con occhiali che poi si adottano per sempre. Spesso invece è possibile affrontare e risolvere il problema e tornare alla normalità. Bates riuscì a far uscire dalla sua clinica senza occhiali persone vicine alla cecità; l’aspetto psicologico si dimostrò fondamentale e la presenza fisica di Bates determinante.
Il conservatorismo della classe medica fece ignorare dalla grande massa i risultati ottenuti, ma il metodo ha scavalcato un intero secolo, dimostrando che l’intuizione era semplice ma geniale. Oggi la diffusione è avvenuta soprattutto attraverso la gratitudine di coloro che, avendo potuto liberarsi degli occhiali, ne hanno parlato ad altri o addirittura hanno scritto libri sulla loro esperienza. Era avvenuta la stessa cosa ad Aldous Huxley, noto scrittore americano (Brave New World), che dopo aver riacquistato la vista grazie a Bates, gli dedicò il libro “The art of seeing”.
Naturalmente gli interessi in gioco sono altissimi e la protesi “occhiali” è entrata in modo così radicato nella nostra cultura che è davvero arduo scalzarla; noi proviamo a scalfirla.

PREPARAZIONE AL METODO
Il metodo Bates si può applicare a tutti i principali problemi inerenti alla vista: miopia, ipermetropia, presbiopia, astigmatismo. Ci sono esercizi specifici ma, come si è detto, la condizione necessaria è quella di lavorare in assenza totale di sforzo e partendo da una situazione di rilassamento non solo dell’occhio e della zona perioculare, ma anche della mente. Appena si avverte sforzo si deve smettere e azzerare. Ecco perché qualunque sia il tipo di difetto gli esercizi base sono dedicati allo scopo di ottenere rilassamento.
Contro la teoria diffusa che la messa a fuoco sia determinata da variazioni di curvatura delle lenti dell’occhio, Bates sostiene che è tutto il globo oculare a variare forma, sotto l’azione di sei muscoli estrinseci, per fornire una visione corretta. Molti degli esercizi sono dedicati proprio ai muscoli estrinseci. Ciascuna delle tecniche ha come obiettivo un singolo difetto, ma le varie tecniche si rafforzano l’una con l’altra. Se si intende provare, bisogna dedicarvisi per 6-8 settimane. I miglioramenti possono essere totali o parziali, ad esempio arrivare ad usare una correzione inferiore.
Bates richiede di mettere da parte gli occhiali o di usarli solo per attività per cui sono indispensabili (es. guidare); per cominciare si possono utilizzare occhiali a gradazione più bassa e per il minor tempo possibile. Ricordiamo che lenti a contatto e occhiali si equivalgono, ma dato che le lenti si portano in modo più continuativo, l’iter per cominciare potrebbe essere da lenti ad occhiali, per poi passare a occhiali a minor grado di protezione, e finire a occhio nudo.

TECNICHE DI BASE
“Palming”
Dato che gli errori di visione sono prima di tutto dovuti a stress, dare riposo all’occhio è fondamentale: portare i palmi davanti agli occhi e stare così quanto si può, anche fino a 10’. Si tratta di un gesto istintuale che ha valenze speciali come tutti i gesti che risalgono a tempi in cui era l’istinto a dettare i comportamenti basilari e l’uomo era capace di cogliere i segni. Infatti palming è anche una antica tecnica yoga e reiki per generare e far scorrere l’energia. Quale è il senso di questa tecnica? All’occhio aperto per le sue funzioni visive il cervello invia onde beta. Gli occhi chiusi invece ricevono onde alfa, più calme e rilassanti. Anche pochi secondi di onde alfa danno sollievo all’organo e alla psiche. Se possibile si deve assumere una posizione rilassata, seduti con gomiti su un tavolo. Chiudendo un solo occhio per volta anche senza palmi (ad esempio durante gli spot pubblicitari se guardiamo la tv), se possibile per 5’ ma comunque per qualsiasi intervallo di tempo, si darà ristoro agli occhi. Anche l’ammiccamento delle palpebre (blinking) è fortemente raccomandato perchè oltre all’effetto chiusura-ristoro, evita la fissità dello sguardo e dona elasticità all’apparato visivo.
Quando si può, è opportuno aggiungere al semplice “palming” la visualizzazione. Se siamo miopi cerchiamo di visualizzare, ossia immaginare, nitide scene distanti, se presbiti immaginiamo di leggere caratteri chiari e distinti. Potremmo dire che queste azioni di visualizzazione sono fatte con gli “occhi della mente”, i quali ovviamente non soffrono di difetti e forniscono un’idea corretta dell’immagine, come la dovremmo effettivamente vedere.
La visualizzazione ha anche il compito di contrastare l’immobilità: è ormai provato che, se pensiamo di correre, i muscoli interessati sono percorsi da microscopici cambi di tensione misurabili, con effetto di leggero training, un po’ come se si scuotesse un tappeto: ciò è benefico perché mobilizza le tensioni e induce vero rilassamento.
NB. Grazie a “ palming” è anche possibile valutare lo stato della visione attraverso la qualità del nero.
“Sunning”
Il calore del sole e le proprietà terapeutiche dei suoi raggi aiutano la salute degli occhi e la capacità di rilassarli. Per questo si comincerà con 30’’ di esposizione al sole con le palpebre chiuse inframmezzando con “palming” fino a che le immagini residue non siano svanite. Si ripete per 2 o 3 volte durante la giornata e si allungano via via le sedute fino ad un massimo di 20’. E’ opportuno muovere un po’ la testa perché la retina venga raggiunta in tutte le sue parti.
Per potenziare si può immaginare di avere un pennello sul naso e disegnare 8, infinito, cerchi in senso orario e antiorario; la motivazione sta nel rifuggire la fissità e ricercare l’elasticità perduta.
NB. Eccezion fatta che per condizioni estreme (deserto, neve, problemi specifici), gli occhiali da sole andrebbero eliminati in quanto aberrazioni della società moderna e costosi tributi alla moda. L’occhio è stato progettato con la capacità di adattarsi al mutare delle condizioni esterne.
Fusione
Sono esercizi che lavorano sui muscoli estrinseci per controllare l’asse visuale e per verificare se c’è un occhio dominante e uno pigro. Rispondono a difetti come l’astigmatismo e lo strabismo. Ci sono esercizi da fare con l’uso di matite, righelli, cordini e con figure, ma per questi si rimanda a trattazioni più specifiche.
Mobilità
Anche questi esercizi si rivolgono ai muscoli estrinseci con finalità di azzerare cattive abitudini connesse a tentativi di mettere a fuoco con sforzo: consistono nel cercare, seguire, focalizzare caratteri scritti o forme.
È noto che la messa a fuoco con sforzo è accompagnata da immobilità del corpo e di tutto il sistema visivo.
a) La prima operazione è sbattere le palpebre per dare attimi di ristoro e mantenere una respirazione corretta per contrastare l’immobilità. Questa modalità è detta “ blinking and breathing”.
b) Per abituarci a non fissare (staring) dovremmo tenere a disposizione una tabella di lettura come quella degli oculisti e far vagare lo sguardo in sù e in giù, a destra e a sinistra. Questa modalità è detta “shifting”.
c) Sempre per abituarci a non fissare dovremmo guardare un po’ più a sinistra di ciò che mettevamo a fuoco fino ad un attimo prima, ci sembrerà che il tutto si muova verso destra. Fare spostamenti piccoli come di altalena, senza sforzo. Questa modalità è detta “swinging”.
d) Per riacquistare mobilità generale, porsi in piedi con gli occhi aperti senza tentare di mettere a fuoco nulla e lasciar ciondolare le braccia con testa in giù. Questa modalità è detta “long swinging”.
Alcune antiche religioni come lo shintoismo mirano al continuo rinnovamento con rimozione delle energie negative e basano gran parte delle tecniche fondamentali sul superamento della fissità e sulle mobilizzazioni, ma anche il canto e la preghiera a voce alta non sono estranee a ciò.
Ci sono altri esercizi di mobilità da attuare come potenziamento o per problemi specifici, o ancora come passatempi utili alla vista. Esercizi specifici per astigmatismo fanno esercitare la vista con le tessere del domino, le carte da gioco di un solitario, i dadi. Altri fanno seguire i bordi di figure o oggetti bidimensionali (questa modalità è detta “edging”), o vagare con gli occhi tra ciò che ci circonda a distanze diverse (questa modalità è detta semplicemente “observing”).
Accomodazione
Il nostro antenato Homo sapiens passava tanto tempo alla luce quanto al buio, la vita di un agricoltore del secolo scorso non differiva molto da quella degli antenati. Oggi la vita, eccetto che durante il sonno, si svolge tutta in piena luce e l’occhio, con le sue protesi permanenti, gli occhiali, non ha più necessità di “accomodare”: ciò atrofizza l’organo. Sarà buon esercizio quello di mettere a fuoco oggetti a distanze diverse, ma naturalmente a occhio rilassato e senza sforzo.

IL METODO IN PRATICA Visti i 5 capisaldi (palming, sunning, fusione, mobilità e accomodazione), a seconda del difetto attueremo gli esercizi appropriati.
Miopia: “palming” con visualizzazione di scene distanti, osservazione di particolari (“edging”, accomodazione), passare tempo all’aperto.
Ipermetropia: “long swinging”, visualizzazione di scene da lontane a vicine (“zooming”).
Presbiopia: semplice “palming”.
Astigmatismo: esercizi di mobilità con domino, carte, dadi e “edging”.
Fotofobia: “sunning”.
Per risultati apprezzabili bisognerebbe iniziare dedicando 30’ al giorno (anche divisi in due parti) e via via incrementando, naturalmente senza occhiali. I risultati generalmente si presentano per flash di breve durata, che si fanno più frequenti per poi dar luogo a miglioramenti stabili della visione. Per i bambini non è opportuno iniziare prima dei 7 anni perché si possono avere assestamenti automatici coi quali è opportuno non interferire.

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