Gabriella Grosso

Gabriella Grosso

UNI TRE BOGLIASCO Briciole di Scienza dal 2007 ad OGGI

APPROFONDIMENTI

IONOFORESI                                                                                                                                     Tra quelle di cui ci interesseremo la ionoforesi è l’unica forma di cura che adopera la via chimica e che si serve della fisica come aiuto.Per ionoforesi si intende l’introduzione di un farmaco nell’organismo attraverso l'epidermide (somministrazione per via transcutanea) utilizzando una corrente continua (corrente galvanica) prodotta da un apposito generatore. Sostanzialmente si potrebbe definire un'iniezione “senza ago”. I vantaggi della somministrazione di farmaci con questa modalità sono essenzialmente i seguenti.
   Evitare la somministrazione per via sistemica (orale, intramuscolare, endovenosa);
   Applicare il farmaco direttamente nella sede interessata dalla patologia;
   Permettere l’introduzione del solo principio attivo, senza eccipienti;
   Permettere agli ioni di legarsi a determinate proteine protoplasmatiche;
Per quanto riguarda la via di somministrazione, è utile ricordare che la via sistemica presenta diverse controindicazioni; infatti tali farmaci presentano il rischio, più o meno marcato, di produrre effetti collaterali a danno di vari organi e sistemi anatomici. Questo avviene perché, per garantire una valida azione terapeutica, il farmaco deve necessariamente raggiungere una concentrazione ematica (percentuale di farmaco circolante nel sangue) tale da poter garantire una valida azione terapeutica. Tutto questo determina la presenza nel corpo, oltre che del farmaco, anche di metaboliti dello stesso, che impegnano il fegato e devono essere “smaltiti” dall’organismo per varie vie, prima fra tutte la via renale. A ciò si aggiunge il danno indiretto provocato dal farmaco ad altri organi, dovuto all'alterazione delle condizioni in cui questo normalmente opera. Un esempio è il caso dell’apparato digestivo, in cui alcuni farmaci alterano l'equilibrio acido-base, con conseguenze anche gravi come ad esempio gastriti e gastroduodeniti causati dall'assunzione di Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei (FANS).
Il secondo vantaggio è quello di poter applicare il farmaco direttamente nella zona da curare, riducendo così i tempi terapeutici, con conseguente regressione dei sintomi in un tempo minore. Affezioni dolorose (algie) dell’apparato muscolo-scheletrico, derivanti da artrite, artrosi, sciatica, lombalgia, cervicale, strappi muscolari, ecc., vengono quindi curate circoscrivendo l'effetto terapeutico solo alla zona interessata.
Il terzo è la possibilità di introdurre il solo principio attivo del farmaco, in forma ionica, senza gli eccipienti, i quali spesso sono fonte di reazioni più o meno avverse.
Al quarto punto dobbiamo considerare il fatto che il farmaco in forma ionica si lega a proteine protoplasmatiche specifiche, aumentandone il tempo di permanenza nelle sedi anatomiche interessate (emivita), il che  permette quindi  di diminuire le quantità di farmaco utilizzate per la stessa patologia rispetto ad altre vie di somministrazione. È stato possibile misurare che questo sistema terapeutico ha la capacità di far assorbire alla regione ammalata una quantità di farmaco fino a 100 volte maggiore di quella assorbita, ad esempio, per via orale.

ONDE D’URTO                                                                                                                                        Le onde d'urto focali, introdotte in medicina agli inizi degli anni novanta per la cura dei calcoli renali (litotripsia urologica), da più di un decennio vengono impiegate anche per curare molte patologie dell'apparato muscolo scheletrico (tendini ed osso principalmente).
 Metodica non invasiva, le onde d'urto sono, in molti casi, una valida opzione terapeutica per la cura di molte patologie, anche in fase acuta, grazie alle proprietà benefiche di tipo antinfiammatorio, antidolorifico ed "anti-edema" (cioè per contrastare il "gonfiore"), nonché per stimolare la riparazione tissutale. In tempi più recenti, infatti, si sono mostrate efficaci anche nell'ambito della rigenerazione cutanea, accelerando il processo di guarigione di piaghe, ulcere e ferite "difficili" di varia origine, anche post-traumatica.
 Che cosa sono le onde d'urto?
Le onde d'urto sono onde acustiche (impulsi sonori, di natura meccanica), prodotte da appositi generatori (i litotritori), ed in grado poi di propagarsi nei tessuti, in sequenza rapida e ripetuta.
Sono caratterizzate da una particolare forma d'onda (prima fase di pressione positiva, seguita da un'altrettanto rapida fase, meno ampia, di pressione negativa), che le differenzia dagli ultrasuoni e che, nel suo complesso, è responsabile degli effetti biologici positivi applicabili in campo terapeutico.
A livello microscopico, la stimolazione con le onde d'urto è paragonabile a una sorta di "micro-idromassaggio" profondo sui tessuti e sulle cellule, in grado di indurre queste ultime a reagire positivamente, con produzione di sostanze ad azione antinfiammatoria e di fattori di crescita, che stimolano la rigenerazione dei tessuti stessi, a partire dalle cellule staminali.
Questo tipo di stimolazione meccanica, può in molti casi essere applicata con successo (in associazione con altre terapie codificate) anche per la riduzione dell'ipertono muscolare in condizioni di spasticità di diversa origine, sia degli arti inferiori che superiori, seppur con meccanismo d'azione parzialmente ancora ignoto.
 Grazie a questi effetti biologici di base, da più di un decennio l'uso delle onde d'urto si è ampiamente diffuso, dal campo urologico, anche all'ambito ortopedico, fisiatrico e riabilitativo, ma con sostanziali differenze, legate al fatto che si agisce su tessuti viventi e non su concrezioni calcifiche non vitali (come invece i calcoli).
 Ben tollerate, non invasive, ripetibili e di grande efficacia clinica, le onde d'urto focali, in taluni casi opportunamente selezionati, si dimostrano essere anche un'alternativa all'intervento chirurgico, oppure una soluzione per la cura dei postumi di un trauma o di un intervento chirurgico stesso.
 Inoltre:
1  le onde d'urto focali possono agire in modo sinergico (cioè di rinforzo) con altre terapie, o anche di potenziamento ed accelerazione dei risultati attesi da un intervento chirurgico;
2  il trattamento con onde d'urto eseguito in prima istanza non preclude la possibilità di poter poi intervenire con altre soluzioni terapeutiche (ad esempio chirurgiche).


CALORE
CRIOTERAPIA o terapia del freddo (crio=ghiaccio, esempio stessa radice: cristallo)
Descrizione Il freddo determina prima vasocostrizione e successivamente vasodilatazione, la prima induce una specie di torpore metabolico con conseguente riduzione di consumo di Ossigeno, di produzione di sostanze enzimatiche e di istamina, la seconda induce produzione di neurotrasmettitori che innalzano la soglia del dolore.
Indicazioni E’ usata per limitare la formazione di ematomi e promuovere il riassorbimento degli edemi anche in profondità.
Prodotti Refrigeranti Chimici monouso, a 2 componenti: spezzando il divisorio le due sostanze vengono a contatto e reagiscono con reazione endotermica e sottrazione di calore alla zona di applicazione.  Attenzione a non rompere l’involucro, le sostanze contenute sono dannose per la pelle.
Refrigeranti Chimici spray: sfruttano il passaggio di stato fisico, sono quelli a effetto più immediato come osservato durante le partite di calcio.
Cold gel pack: tipo siberini, involucri in vinile contenenti liquido blu, da applicare in caso di gonfiori.
Crioterapia transdermica: una sorgente esogena fredda lavora per conduzione sulla zona da trattare che va anche massaggiata per evitare l’effetto necrotizzante del freddo estremo.
IPERTERMIA o terapia del calore prodotto da microonde (RADARTERAPIA) e onde corte (MARCONITERAPIA)
Descrizione Il calore ha effetto trofico, stimola il metabolismo e quindi lo scambio tra sangue e tessuti con apporto di nutrienti e asportazione di cataboliti, la sintesi proteica e l’azione dei leucociti macrofagi. Ha anche effetto antalgico e antinfiammatorio e lenendo le fibre nervose sensitive attenua le flogosi.
Indicazioni Traumatologia sportiva. Patologie dei muscoli, dei tendini e osteocartilaginee dove il calore induce rigenerazione tissutale mentre riduce infiammazioni e dolori. Patologie neurali come tunnel carpale e tarsale.
Controindicazioni Presenza di stimolatori cardiaci o altri dispositivi a stimolazione elettrica o metallici in situ.
Prodotti Sorgenti esogene calde lavorano per conduzione sulle parti trattate. Il calore si propaga attraverso il sistema circolatorio. Le temperature proprie dell’ipertermia operano nello stretto intervallo di temperatura fra 41 e 45,5°C e le onde impiegate sono elettromagnetiche nelle frequenze comprese tra le microonde e le onde corte. Il calore così prodotto lavora in profondità e non provoca eritemi rispetto ad altre forme di riscaldamento come conduzione semplice e radiazione infrarossa.
DIATERMIA o TECARTERAPIA o terapia del calore prodotto con campi magnetici da onde medie e lunghe.
Descrizione C’è produzione di calore nei tessuti stessi in risposta alle correnti di attrazione e repulsione prodotte da un condensatore. Si tratta di onde radio (medie e lunghe). L’uso dei campi magnetici in medicina data 1892.
Indicazioni E’ lo strumento ideale postoperatorio e postraumatico per la riparazione di tutti i tessuti anche in zone profonde. Attiva i naturali processi riparativi ed antinfiammatori  anche con pregevoli effetti meccanici, inducendo all’interno dei tessuti un movimento alternato degli elementi che possiedono carica elettrica naturale (ioni). Induce forte stimolazione cellulare, riattivazione della circolazione, incremento della temperatura interna, innesco dei meccanismi di guarigione e riparazione dei tessuti. Chirurgicamente, il calore estremo che può essere prodotto da diatermia può essere usato per distruggere neoplasie, verruche e tessuti infetti e per cauterizzare i vasi sanguigni per prevenire un eccessivo sanguinamento. La tecnica è particolarmente preziosa in neurochirurgia e chirurgia dell'occhio.
Controindicazioni: vedi Ipertermia
Prodotti Strumenti elettromedicali dedicati.

ULTRASUONI
Gli ultrasuoni sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano. La frequenza convenzionalmente utilizzata per discriminare onde soniche da onde ultrasoniche è fissata in 20 kHz. Lo stesso termine ultrasuono chiaramente indica ciò che è al di là (ultra) del suono, identificando con suono solo il fenomeno fisico udibile.
Come ogni altro tipo di fenomeno ondulatorio, gli ultrasuoni sono soggetti a fenomeni di riflessione, rifrazione e diffrazione e possono essere definiti mediante parametri quali la frequenza, la lunghezza d'onda, la velocità di propagazione, l'intensità (misurata in decibel), l'attenuazione (dovuta all'impedenza acustica del mezzo attraversato).
L'ecografia o ecotomografia è un sistema di indagine diagnostica medica che utilizza ultrasuoni e si basa sul principio  della trasmissione delle onde ultrasonore. Tale metodica viene considerata come esame di base rispetto a tecniche di Imaging più complesse come TAC,  risonanza magnetica, angiografia.
Gli ultrasuoni utilizzati dalle sonde ecografiche sul mercato sono tra 1 e 18 MHz. La frequenza è scelta tenendo in considerazione che frequenze maggiori hanno maggiore potere risolutivo dell'immagine, ma penetrano meno in profondità nel soggetto. Queste onde sono generate da un cristallo piezoelettrico inserito in una sonda mantenuta a diretto contatto con la pelle del paziente, con l'interposizione di un apposito gel, che elimina l'aria interposta tra sonda e cute del paziente, permettendo agli ultrasuoni di penetrare nel segmento anatomico esaminato; la stessa sonda è in grado di raccogliere il segnale di ritorno, che viene opportunamente elaborato da un computer e presentato su un monitor. Nemico dell’ecografia è l’aria! Perché disperde le onde sonore e impedisce loro di penetrare nel tessuto. Dove la diagnosi è interessata anche alla velocità di movimento come ad esempio il sangue nei vasi, un contributo fondamentale è dato dall’effetto Doppler che è in grado di valutare la velocità di spostamento del sangue in un vaso sanguigno e di valutarne il grado di pervietà (es. Ecodoppler delle carotidi).
Le onde degli ultrasuoni, essendo onde meccaniche, sono utilizzate in medicina terapeutica come piccoli demolitori e così si usano in igiene dentaria e per la demolizione dei calcoli  (litotripsia).

ENDOSCOPIA
Con l’avvento dell’endoscopia a fibre ottiche, scoperta dai giapponesi nel 1963, l’endoscopia ORL e digestiva è divenuta una tecnica insostituibile. L’endoscopio è munito di una sonda di circa 8-12 mm di diametro, attrezzata con una telecamera e delle fibre ottiche all'estremità.
E’ possibile creare un documento video digitale di ogni esame effettuato e trasmettere in rete le informazioni a distanza e, addirittura, per il futuro sarà possibile intervenire a distanza con robot operativi. Il gastroscopio permette l'osservazione diretta delle cavità dell'esofago, dello stomaco e del duodeno. La sonda endoscopica viene introdotta in bocca, viene poi spinta delicatamente in esofago, e da lì fatta scendere prima nello stomaco e poi nel duodeno; l'esame si completa con il ritiro della sonda, e la visualizzazione in retroversione delle stesse strutture anatomiche. Attraverso un canale interno alla sonda è anche possibile il prelievo indolore di campioni bioptici di tessuti, e, sempre tramite il canale interno, è possibile l'uso di strumenti per la gastroscopia operativa (cestelli, pinze, coagulatori). Consente manovre operatorie come la polipectomia endoscopica, dove i polipi gastrici possono essere resecati con ansa diatermica.

RISONANZA MAGNETICA
La risonanza magnetica è un esame diagnostico che permette di visualizzare l'interno del corpo senza effettuare operazioni chirurgiche.
Ideata e messa a punto intorno al 1980, la risonanza magnetica ha subìto nel corso degli anni un costante processo di evoluzione tecnologica. Oggi, grazie alla sua estrema precisione diagnostica e all'assenza quasi totale di effetti collaterali, si è conquistata un ruolo di primaria importanza nella diagnosi di numerosissime malattie.
Particolarmente utile nell'ottenere immagini dettagliate del cervello e della colonna vertebrale, riesce a fornire ottime informazioni in campo traumatologico, oncologico, ortopedico, cardiologico e gastroenterologico. L'unico limite alla sua diffusione rimane l'elevato costo dell'apparecchiatura, il lungo tempo dell’esame e delle operazioni di manutenzione e, per qualche paziente, i problemi legati alla claustrofobia ora risolti grazie alle risonanze aperte.
Il principio di funzionamento della risonanza magnetica è estremamente complesso. Semplificando al massimo il concetto, possiamo paragonare i nuclei atomici a tanti piccoli magneti. Un po' come succede per l'ago di una bussola, in presenza di un campo magnetico esterno queste minuscole particelle tendono a disporsi lungo una direzione preferenziale. Se a questo punto vengono emesse delle onde radio, i nuclei subiscono delle temporanee variazioni di posizione. Durante questa fase transitoria gli atomi emettono dei segnali captabili da un rilevatore elettronico, che li trasmette a un computer dove verranno analizzati ed elaborati mediante algoritmi ottenuti per mezzo di profondi studi di  matematica. La risonanza magnetica utilizza un potente magnete e un generatore di onde radio di frequenza pari a 42 megahertz, che corrisponde al numero di giri che i protoni dell'atomo di idrogeno compiono su se stessi in un secondo. Tale elemento è stato scelto sia per le sue proprietà fisiche, sia per la sua abbondanza all'interno dell'organismo umano. Dato che non tutti i nuclei atomici impiegano lo stesso tempo a ritornare nella posizione iniziale, analizzando questo periodo è possibile ricreare una mappa delle strutture anatomiche interne, evidenziandone anche lo stato d’idratazione.

ONDE RADIO o RADIOFREQUENZE o RF
Una radiofrequenza, nota anche con la sigla RF, indica generalmente un segnale elettrico o un'onda elettromagnetica ad alta frequenza che si propaga nello spazio o in un cavo coassiale.
La radiofrequenza (RF) è stata utilizzata per trattamenti medici per oltre 75 anni, come si è visto, per interventi chirurgici minimamente invasivi, con ablazione a radiofrequenza utilizzando diatermia e criotermia, per rigenerare il collagene del menisco, nella risonanza magnetica per generare le immagini delle frequenze del corpo.
La radiofrequenza inoltre viene a volte utilizzata come forma di trattamento cosmetico che può rinnovare la pelle, ridurre il grasso, e contro il rilassamento muscolare.

LASER
Il laser è un dispositivo in grado di emettere un fascio di luce coerente (un solo tipo di treno d’onde) monocromatica e concentrata in un raggio rettilineo estremamente collimato attraverso il processo di emissione stimolata. Tali raggi hanno brillanza elevatissima. Queste proprietà sono alla base del vasto ventaglio di applicazioni che i dispositivi laser hanno avuto e continuano ad avere nei campi più disparati: l'elevatissima brillantezza, data dal concentrare una grande potenza in un'area molto piccola, permette ai laser il taglio, l'incisione e la saldatura di metalli; la monocromaticità e la coerenza li rendono ottimi strumenti di misura di distanze, spostamenti e velocità anche piccolissimi, dell'ordine del millesimo di millimetro; la monocromaticità inoltre li rende adatti a trasportare informazioni nelle fibre ottiche o nello spazio libero anche per lunghe distanze come avviene nelle comunicazioni ottiche. Successivamente alla sua invenzione nel 1960, il laser è stato usato diffusamente per scopi medici. La laserterapia permette di intervenire su occhi, tonsille, calcoli renali e alla colecisti. Si basa sulla proprietà di trasformare la sua energia luminosa in energia meccanica, termica o chimica. Generalmente gli effetti meccanici sono prodotti dall'applicazione di impulsi brevi, dell'ordine dei nanosecondi, e alte energie. In questo modo, onde di stress meccanico possono essere prodotte con sufficiente forza per disintegrare calcoli (litotripsia). Un altro importante uso medico del laser consiste nella correzione dei difetti  come miopia, astigmatismo e ipermetropia, come pure la Laserterapia retinica. Il laser retinico viene usato generalmente per cicatrizzare zone di retina malata, al fine di eliminarle o di fissare meglio la retina sana intorno a zone patologiche. Vengono usati gli effetti termici per asportare sottili strati di tessuto in chirurgia oftalmica, utilizzando luce laser che penetra solo alcuni micrometri nel tessuto con conseguente coagulazione selettiva dei vasi.
Esiste anche il trattamento laser delle emorroidi con cicatrizzazione selettiva dei vasi.

RADIAZIONI ULTRAVIOLETTE
Sono radiazioni elettromagnetiche aventi lunghezza d’onda compresa tra quella minima della radiazione visibile ossia 400 nm, corrispondente al colore violetto e 10 nm, valore oltre il quale si entra nello spettro dei raggi X. Le radiazioni UV si distinguono in UVA, UVB, UVC con grado di pericolosità crescente. Radiazioni UV e cute. Le radiazioni UV provengono essenzialmente dal Sole ma anche da fonti artificiali; l’atmosfera filtra in parte le radiazioni UV, in particolare quelle UVC, che vengono bloccate dall’ozono presente nelle parti alte dell’atmosfera. Se da una parte le radiazioni UV sono implicate nei fenomeni del fotoinvecchiamento e della fotocarcinogenesi, dall’altra risultano fondamentali per la produzione di vitamina D.
Protezione dagli UV. È necessario prevenire il danno cutaneo acuto dell’ustione solare e quello ritardato di fotocarcinogenesi e del fotoinvecchiamento. In medicina le radiazioni UV sono utilizzate sia in senso diagnostico che terapeutico.
Diagnosi con UV. Alcune lampade a raggi UV sono utilizzate per la ricerca di miceti a livello cutaneo, dato che molti miceti sono fosforescenti o per l’evidenziazione di cellule neo-plastiche.
Terapia con UV. Le radiazioni UV vengono utilizzate per la terapia di numerose malattie cutanee come psoriasi, micosi fungoide e vitiligine.

RAGGI X
Radiazione elettromagnetica caratterizzata da una lunghezza d’onda minore di quella della luce visibile, compresa tra circa 1 nm e 0,001 nm. Viene prodotta nelle transizioni tra i livelli energetici più profondi dell’atomo. I raggi X sono stati scoperti in modo casuale nel 1895 dal fisico tedesco Wilhelm Roentgen (1845-1923), che faceva esperimenti con i tubi a vuoto. Per la sua scoperta, a Roentgen fu assegnato nel 1901 il primo premio Nobel per la Fisica. Egli fece la prima radiografia alla mano di sua moglie.
Usati con basse intensità, costituiscono un potente strumento di indagine per diagnosi mediche. La radiografia è l’immagine di una parte del corpo umano che rende visibili le modificazioni indotte dal corpo sul fascio di raggi X che l’ha attraversato.
I raggi X sono onde elettromagnetiche ad alta frequenza che trasportano grandi quantità di energia. Quando un fascio di raggi X è inviato su un corpo, una parte dei raggi è assorbita e una parte trasmessa. Più denso è il corpo attraversato, più i raggi sono assorbiti e minore è la quantità di raggi trasmessa. I raggi trasmessi possono essere rivelati da una pellicola fotografica e forniscono informazioni sulla struttura interna del corpo.
Diagnostica medica Oggigiorno il principale campo di utilizzo della  radiografia è quello della diagnosi medica. La tecnica consiste sull'interazione tra un fascio di fotoni (raggi X) diretti da una sorgente a un recettore e la materia interposta, solitamente un corpo biologico. Gli atomi di tale corpo interferente impediscono al fotone di raggiungere il detettore, che quindi riprodurrà un'immagine fedele del corpo “in negativo”, essendo impressi sulla pellicola i fotoni che invece non vengono assorbiti. Tra gli esami più comuni c’è lo studio dell'apparato scheletrico che, grazie alla sua densità, appare molto chiaro nell'immagine. Il suo utilizzo in ortopedia è comune per diagnosi di fratture delle ossa, lussazioni, artrosi, controlli post-operatori e di patologie a carico della colonna vertebrale.
La radiografia del torace è ampiamente utilizzata per l'esame dei campi polmonari, ad esempio per la ricerca di tumori, broncopolmoniti o esiti, pneumotorace, versamenti pleurici, e delle strutture mediastiniche come il cuore e l'arco aortico.
Anche gli organi addominali vengono studiati con la radiografia, spesso facendo uso dei mezzi di contrasto per esaltare l'immagine dell'organo da esaminare. L'apparato digerente viene generalmente studiato facendo assumere una soluzione di solfato di bario (o talvolta di soluzioni iodate) per via orale (nello studio dell'esofago e dello stomaco) o per via rettale per lo studio dell'intestino crasso (clisma opaco). L'apparato urinario è spesso studiato somministrando per via endovenosa un mezzo di contrasto a base di iodio che, in tempi diversi, opacizza i reni, gli ureteri, la vescica e l'uretra. Questo esame prende il nome di urografia. Un altro esame frequente dell'addome femminile è l'isterosalpingografia, utilizzato per la verifica della pervietà delle tube di Falloppio (è spesso anche terapeutica perché rende pervie le tube e in taluni casi risolve l’infertilità); la colpografia invece, utilizzata per lo studio della cavità vaginale, è ormai caduta in disuso.
Effetti sulla salute
causa o pratica medica
dose equivalente
fondo naturale di radiazione (media)
2,4 mSv/anno
mammografia
0,7mSv
radiografia articolare
0,01 - 1 mSv
2 ~ 15 mSv
PET, tomografia ad emissione di positroni
10 ~ 20 mSv
10 ~ 20 mSv
10 ~ 40 mSv
I raggi X sono radiazioni ionizzanti e quindi comportano un effetto biologico sulle strutture anatomiche che attraversano. Il Sievert è l'unità di misura della dose equivalente di radiazione nel Sistema Internazionale ed è una misura degli effetti e del danno provocato dalla radiazione su un organismo.
Come si può vedere dalla tabella comparativa qui a fianco, la dose per una singola radiografia è molto bassa. Ma proprio per la sua potenziale dannosità, ogni esame radiologico deve essere, per legge, giustificato da un preciso quesito diagnostico non risolvibile con altre metodiche che non comportino esposizione a radiazioni ionizzanti e l'esame stesso deve essere ottimizzato al fine di somministrare meno dose possibile ottenendo comunque un buon risultato.
Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) La radiografia fornisce un’immagine bidimensionale di una parte del corpo umano. L’uso di algoritmi matematici applicati a immagini ottenute con raggi X permette la formazione di un’immagine tridimensionale chiamata TAC (tomografia assiale computerizzata). Quando si fa una TAC, il tubo a raggi X emette un sottile fascio di raggi che attraversano il corpo del paziente e giungono sul rivelatore che misura l’intensità trasmessa. La misura viene ripetuta molte volte mentre sorgente e rivelatore di raggi X si muovono insieme lungo l’asse del corpo. Poi tutto il dispositivo compie una piccola rotazione (circa 1 grado) e viene rifatta la scansione. Il procedimento di scansione viene ripetuto finché l’apparecchio è stato ruotato di 180°. L’insieme dei dati raccolti viene elaborato dagli algoritmi suddetti che ricostruiscono la parte del corpo attraversata dai raggi. La scansione può essere velocizzata usando molti rivelatori disposti su un cerchio che rimane fisso mentre la sorgente di raggi X si muove.
La mammografia è un esame del seno umano effettuato tramite una bassa dose (di solito circa 0.7 mSv) di raggi X.
Viene utilizzato come strumento diagnostico per identificare tumori e cisti. È stato provato che la mortalità per tumore al seno è ridotta per chi si sottopone all'esame: per questo viene consigliato un esame del seno periodico (ogni anno per le donne che hanno fattori di rischio, per esempio un pregresso tumore al seno o familiarità per esso, o al massimo ogni due anni in tutte le donne che non hanno alcun fattore di rischio) tramite mammografia.
Come esame di screening è consigliato a tutte le donne sopra i 50 anni ogni due anni se non sono nella classe a rischio. La mammografia di screening è gratuita.
La mineralometria ossea computerizzata (MOC) è un mezzo per la misura della densità minerale ossea. Le donne con più di 65 anni dovrebbero essere sottoposte ad una mineralometria ossea computerizzata. Per gli uomini alcuni autori consigliano di effettuare l'esame dopo i 70 anni. Fattori di rischio clinico: precedenti fratture da fragilità ossea, l'uso di glucocorticoidi, l'abitudine al fumo di sigaretta, l'assunzione di eccessive quantità di alcol e altri fattori di rischio.
È stato calcolato che la dose di radiazione assorbita nel corso dell'esame è di circa 1/10 della dose di un rx torace standard ed equivale, in genere, ad un decimo della dose equivalente.
La fluoroscopia è una tecnica radiologica per ottenere immagini in tempo reale dell'anatomia interna di un paziente, attraverso l'uso di un fluoroscopio. Nella sua forma più semplice, un fluoroscopio è composto di una sorgente di raggi X ed uno schermo fluorescente, tra i quali è posizionato il paziente. Questa tecnica ha trovato uso nel settore angiografico e nello studio funzionale di organi come esofago, stomaco, duodeno, intestino tenue e crasso , vie urinarie.
Applicazioni comuni della fluoroscopia: Analisi dell'apparato digerente, clistere al bario e pasto baritato. Chirurgia ortopedica per guidare interventi su fratture e l'inserimento di dispositivi metallici. Chirurgia urologica.  Impianto di dispositivi per il controllo del ritmo cardiaco (es. pacemaker). Valutazione della motilità diaframmatica e diagnosi di paralisi o disfunzione diaframmatica. Angiografia di gamba, cuore e vasi cerebrali.
L'angiografia (da greco angeion per vaso e graphein per scrivere, rappresentare) è la rappresentazione a scopo diagnostico dei vasi sanguigni o linfatici del corpo umano. Si ottiene tramite una tecnica che prevede l'infusione di un mezzo di contrasto idrosolubile all'interno dei vasi e la generazione di immagini mediche tramite varie tecniche di imaging biomedico.
Terapia con raggi X.
La radioterapia è una terapia medica consistente nell'utilizzo di radiazioni ionizzanti. La radioterapia è utilizzata soprattutto nel trattamento di forme di tumore, infatti utilizza un fascio di fotoni penetranti, di 5-10 MeV di energia, per danneggiare il patrimonio genetico delle cellule malate e impedire così che proliferino, mentre è poco impiegata in patologie non oncologiche. La radioterapia può essere curativa in un certo numero di tipi di cancro, se confinati in una zona del corpo. Le radiazioni ionizzanti utilizzate in radioterapia sono in grado di danneggiare il DNA del tessuto bersaglio. Le cellule tumorali sono, in genere, scarsamente capaci di riparare i propri danni e quindi vanno incontro a morte cellulare. Per risparmiare tessuti sani, ad esempio pelle o organi che la radiazione deve superare per arrivare al tumore, i fasci delle radiazioni vengono sagomati e rivolti da diverse angolazioni, intersecandosi nel centro della zona da trattare, dove perciò vi sarà un quantitativo di dose assorbita totale superiore che nelle parti adiacenti.
La fluoroscopia in connessione con l’angiografia costituisce un ramo importante della radiologia interventistica e consente di navigare attraverso il sistema vascolare del paziente per trattare con farmaci in loco ma anche con sistemi meccanici (palloncino, stent), patologie tipo occlusioni arteriose, aneurismi, malformazioni vascolari, tumori.

MEDICINA NUCLEARE :SCINTIGRAFIA
La scintigrafia è una tecnica diagnostica per immagini, basata sul rilevamento delle radiazioni emesse dall'organismo dopo la somministrazione di farmaci radioattivi. Tali segnali, adeguatamente elaborati e registrati da un calcolatore informatico, permettono di indagare efficacemente sede, forma, dimensioni e funzionalità di alcuni organi, tra cui tiroide, cuore, ossa, cervello, fegato, reni e polmoni, o per il rilevamento di tessuti anomali come metastasi o ancora per evidenziare una regolare circolazione sanguigna nei vari organi.
L'apparecchio che esegue la scintigrafia non emette radiazioni, ma si limita a riceverle dagli organi del paziente in cui si è concentrato il tracciante. Gli isotopi radioattivi impiegati nella scintigrafia come sorgente di radiazioni non vengono utilizzati come tali, bensì associati a farmaci specifici che una volta somministrati si distribuiscono prevalentemente nei distretti dell'organismo oggetto di studio. Pertanto il ruolo svolto dalla sorgente radioattiva (tracciante) è puramente passivo, mentre la distribuzione e l'interazione con l'organismo dipendono dalla sostanza biochimica o farmaceutica cui viene legata.
Queste sostanze veicolanti svolgono infatti un ruolo particolare nel metabolismo di specifici organi e tessuti; lo iodio, ad esempio, viene utilizzato dalla tiroide per la sintesi dei suoi ormoni e come tale, una volta somministrato, tende a localizzarsi all'interno di questa ghiandola. Per questo motivo, la maggiore o minore concentrazione della radiomarcatura in alcune regioni dell'organo studiato ne riflette il grado di attività, permettendo di evidenziare ad esempio l'eventuale presenza di tumori.
Nel caso della scintigrafia ossea i risultati dell'esame rappresentano un'immagine delle ossa che nel caso dello scheletro completo viene definita "total body". Il radiofarmaco, un sale di Tecnezio, si concentra a livello del tessuto osseo in modo proporzionale all'attività osteoblastica locale, quindi il tracciante si concentrerà di più nelle zone interessate da rimodellamento osseo (fratture, traumi, metastasi osteoblastiche).
Tra gli isotopi più utilizzati, oltre al Tecnezio, vi sono lo Iodio 131 e l'Oro colloidale 198 per le indagini sul fegato, il Cromo 51 per l'esame della milza, l'albumina marcata con Iodio 131 per l'indagine sull'encefalo, il Tallio 201 nella scintigrafia miocardica. Le dosi di isotopo som-ministrate sono molto basse e non comportano rischi significativi per il paziente,

MEDICINA NUCLEARE :PET
La tomografia a emissione di positroni (o PET, dall'inglese Positron Emission Tomography) è una tecnica di medicina nucleare e di diagnostica medica utilizzata per la produzione di bioimmagini ossia immagini del corpo. La PET fornisce informazioni di tipo fisiologico, vere e proprie mappe dei processi funzionali all'interno del corpo, a differenza di TC e RM che invece forniscono informazioni di tipo morfologico del distretto anatomico esaminato.
La procedura inizia con l'iniezione di un radiofarmaco formato da un radiosotopo tracciante con emivita breve, legato chimicamente a una molecola attiva a livello metabolico, detta vettore. Dopo un tempo di attesa, il soggetto da esaminare viene posizionato nello scanner. L'isotopo di breve vita media decade, emettendo un positrone. Dopo un percorso che può raggiungere al massimo pochi millimetri, il positrone si annichila con un elettrone, producendo una coppia di fotoni gamma che creano un lampo luminoso. Lo scanner utilizza la rilevazione delle coppie di fotoni per mappare la densità dell'isotopo nel corpo. La mappa risultante rappresenta i tessuti in cui la molecola campione si è maggiormente concentrata e viene letta e interpretata da uno specialista in medicina nucleare al fine di determinare una diagnosi ed il conseguente trattamento.
Come funziona l’esame?
    Il radiofarmaco viene somministrato tramite un’iniezione in vena, generalmente nell’avambraccio.  
   Il periodo di attesa tra la somministrazione del tracciante e l’esame è variabile in base al differente meccanismo di distribuzione e può variare fra 10 minuti e un’ora, nella maggior parte dei casi. Questo tempo deve essere trascorso in sale dedicate all’interno del reparto di Medicina Nucleare.  
   L’esecuzione dell’esame avviene facendo distendere il paziente sul letto del tomografo PET oppure PET/TC, la macchina che registra le radiazioni che escono dal paziente in seguito alla somministrazione e all’accumulo del radiofarmaco.  
   Durante l’esame è necessario togliere gli oggetti metallici (collane, spille, monili) dal campo di rilevazione, che potrebbero interferire con la produzione dell’immagine. I tecnici del reparto avranno premura di controllare questi particolari.  
   Al termine dell’esame il paziente può riprendere le normali attività ed abitudini. Qualche volta può essere utile bere più acqua del solito, per eliminare più rapidamente il farmaco somministrato. I composti radioattivi usati sono eliminati rapidamente dall’organismo, generalmente in poche ore. In alcuni casi, a seconda del radiofarmaco utilizzato, è consigliabile evitare la vicinanza con bimbi piccoli e donne in gravidanza per alcune ore. Sarà premura del personale del reparto fornire le informazioni necessarie.

DEFIBRILLAZIONE
La defibrillazione è una pratica terapeutica che utilizza una scarica controllata di corrente (elettroshock) allo scopo di correggere anomalie del ritmo cardiaco. Dopo 4 minuti di assenza di ossigeno al cervello si va incontro a danni cerebrali in molti casi reversibili; dai 6 minuti in poi i danni diventano irreversibili e possono provocare deficit motori, lessici, o influire pesantemente sullo stato della coscienza stessa della persona, le vittime in stato vegetativo ne sono un esempio. A seguito della scarica elettrica il sistema di conduzione del cuore viene ripolarizzato in toto.
Nel 1947 il chirurgo statunitense Claude S.Beck realizzò il prototipo sperimentale di defibrillatore, presso i laboratori della Università di Cleveland e riuscì a salvare la vita ad un ragazzo colpito da una fibrillazione. La sua apparecchiatura era pesante, ingombrante e poco mobile, funzionava in corrente alternata e necessitava l'utilizzo di un trasformatore per aumentare la tensione fino a 1000 volt. Nel 1960, sempre negli Stati Uniti, vennero introdotti i primi dispositivi funzionanti con la corrente continua, che sembrarono immediatamente più efficaci, in quanto causavano meno complicazioni (blocchi e ritmi). Nel 1966 in Irlanda del Nord due intraprendenti medici cardiologi idearono la prima unità mobile di terapia intensiva che utilizzava utilizzante un dispositivo alimentato da due batterie da 12 volt.
Fino agli anni settanta l'apparecchiatura era manuale, ossia l'operatore doveva interpretare lo stato del paziente tramite un oscilloscopio ed impostare lo shock.
Nel decennio successivo furono inventati i defibrillatori intelligenti, muniti di un programma capace di operare in automatico e di istruire l'operatore, grazie ad un sistema di sintesi vocale. Questa innovazione ha consentito un utilizzo su larga scala (oltre 250 000 solo negli Stati Uniti nel 1998) di queste apparecchiature.
Negli anni ottanta furono introdotti i primi esemplari di defibrillatori impiantabili all'interno del corpo umano, del peso di 300 grammi e grandi come una radiolina portatile, inseriti in una tasca della pelle addominale.  In caso di fibrillazione l'apparecchio era in grado di effettuare una scarica di 34 joule. L'evoluzione tecnologica permanente ha consentito una continua miglioria di questi dispositivi.
Il defibrillatore semiautomatico è un dispositivo di ultima generazione in grado di effettuare la defibrillazione delle pareti muscolari del cuore in maniera sicura, dal momento che è dotato di sensori per riconoscere l'arresto cardiaco dovuto ad aritmie, fibrillazione ventricolare e tachicardia ventricolare. Dopo ogni scarica il defibrillatore si mette in "attesa" e dopo due minuti effettua l'analisi del ritmo cardiaco e se necessario rieffettua la scarica. Un fattore fondamentale affinché il procedimento di defibrillazione sia efficace è che lo stesso venga eseguito in tempi brevissimi.  L'aeroporto internazionale O'Hare della città di Chicago è attrezzato con numerosi totem, sono delle strutture verticali attrezzate con defibrillatori ma corredate anche da video o tabelle grafiche che insegnano l'uso dell'apparecchio. La percentuale di sopravvivenza in questo sito è altissima, il 54% e arriva al 73% se si viene defibrillati entro 3 minuti.

FOTOTERAPIA
La fototerapia (dal greco, “terapia con la luce"), anche chiamata elioterapia, è una tecnica curativa basata sull'uso della luce.
Nel 1893 Niels Finsen cominciò a studiare l'uso della luce solare nelle lesioni causate dal vaiolo e da altre patologie dermatologiche. Per i suoi studi ricevette nel 1903 il Premio Nobel per la medicina.
Ittero neonatale. Nel 1956 un'infermiera, sorella Ward, notò che tra i neonati ricoverati in patologia neonatale quelli posti vicino alle finestre e quindi esposti alla luce presentavano un ittero meno intenso e di durata inferiore rispetto agli altri. In passato venivano solo utilizzate lampade a luce bianca, attualmente in molti reparti vengono utilizzate lampade a luce blu che hanno un'efficacia di gran lunga superiore. Si sfrutta la proprietà di modificare la struttura della bilirubina in modo da renderla solubile in acqua eliminandola attraverso bile e urine.
Disturbi dell'umore e del ritmo circadiano. La Light Therapy o “terapia della luce”, nel campo della cronobiologia consiste nel somministrare luce attraverso lampade specifiche in un orario specifico del giorno. Questa terapia sfrutta la profonda connessione tra la retina e il nucleo soprachiasmatico (ove è situato l'orologio biologico dell'uomo) per reimpostare i ritmi circadiani che sono sfasati in alcune patologie quali la depressione stagionale e la  bipolare.
Altri utilizzi. La terapia della luce viene anche utilizzata come trattamento del Parkinson, dell'acne e della psoriasi. Questa è una malattia non rischiosa e non infettiva che però crea gravi disagi a chi ne è affetto.  L'esposizione alla luce aumenta inoltre l'attivazione della Vitamina D ed è quindi fondamentale per la prevenzione di malattie quali il rachitismo.

ESTETICA/MEDICINA ESTETICA
Il linfodrenaggio, o drenaggio linfatico manuale (DLM) è un particolare tipo di massaggio praticato nelle zone del corpo che presentano un'eccessiva riduzione della circolazione linfatica e una stagnazione di liquido. La prima formalizzazione della tecnica, che sopravvive ancora oggi con questo nome, fu introdotta nel 1936 da una coppia di medici, i coniugi Vodder.
Il massaggio (dal greco massein che significa “impastare”, “modellare”) è la più antica forma di terapia fisica, utilizzata nel tempo da differenti civiltà, per alleviare dolori e decontrarre la muscolatura allontanando la fatica. Oggi trova spazio all'interno della fisioterapia, della medicina alternativa e nei trattamenti estetici. Ne esistono infatti diversi tipi, con differenti finalità: distensivi, muscolari, sportivi, antidolore, drenanti, anticellulite. Per considerarsi tale deve avere una durata minima di 10 minuti.
Vengono anche considerate vicine al massaggio o ad esso assimilate, e talora praticate congiuntamente, tecniche fisiche o terapeutiche orientali come lo shiatsu, il massaggio thai o il massaggio ayurvedico.
Con massoterapia si intende l'insieme delle tecniche di massaggio che vengono applicate sul corpo tenendo conto delle condizioni generali del paziente ( sesso- età- problema da trattare e capacità di reazione dell'organismo). La pratica ha origine, come storicamente noto, in Cina, paese nel quale è molto praticata e dal quale viene esportata in tutto il mondo attraverso centri specialistici. Una delle branche della massoterapia, probabilmente la più antica, è il TuiNa  da cui hanno avuto origine molte altre pratiche collegate come l'agopuntura.

La radiofrequenza, utilizzata in passato per coagulare verruche e capillari, oggi viene usata sia in campo medico, che in “Medicina Estetica”. Sfrutta il principio della cessione di calore, per il trattamento del rilassamento cutaneo, delle rughe e dell’acne in fase attiva e della cellulite. Durante il trattamento la radiofrequenza sviluppa calore, che viene trasferito alcuni millimetri sotto la pelle, migliorando l’ossigenazione dei tessuti e compattando lo stesso collagene, che, dopo solo una seduta, si dimostra visibilmente più tonico.