APPROFONDIMENTI
IONOFORESI Tra quelle di cui ci interesseremo la
ionoforesi è l’unica forma di cura che adopera la via chimica e che si serve
della fisica come aiuto.Per ionoforesi si intende l’introduzione di un farmaco nell’organismo
attraverso l'epidermide
(somministrazione per via transcutanea) utilizzando una corrente continua (corrente
galvanica) prodotta da un apposito generatore. Sostanzialmente si potrebbe
definire un'iniezione
“senza ago”. I vantaggi della somministrazione di farmaci con questa modalità
sono essenzialmente i seguenti.
•
Evitare
la somministrazione per via sistemica (orale, intramuscolare, endovenosa);
•
Applicare
il farmaco direttamente nella sede interessata dalla patologia;
•
Permettere
l’introduzione del solo principio attivo, senza eccipienti;
•
Permettere
agli ioni di legarsi a determinate proteine protoplasmatiche;
Per quanto riguarda la via di
somministrazione, è utile ricordare che la via sistemica presenta diverse
controindicazioni; infatti tali farmaci presentano
il rischio, più o meno marcato, di produrre effetti collaterali a danno di vari
organi e sistemi anatomici. Questo avviene perché, per garantire una valida
azione terapeutica, il farmaco deve necessariamente raggiungere una
concentrazione ematica (percentuale di farmaco circolante nel sangue) tale da poter
garantire una valida azione terapeutica. Tutto questo determina la presenza nel
corpo, oltre che del farmaco, anche di metaboliti dello stesso, che
impegnano il fegato
e devono essere “smaltiti” dall’organismo per varie vie, prima fra tutte la via renale. A ciò si
aggiunge il danno indiretto provocato dal farmaco ad altri organi, dovuto
all'alterazione delle condizioni in cui questo normalmente opera. Un esempio è il
caso dell’apparato digestivo, in cui alcuni farmaci alterano l'equilibrio acido-base, con conseguenze
anche gravi come ad esempio gastriti
e gastroduodeniti
causati dall'assunzione di Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei (FANS).
Il secondo vantaggio è quello di poter
applicare il farmaco direttamente nella zona da curare, riducendo così i tempi
terapeutici, con conseguente regressione dei sintomi in un tempo minore.
Affezioni dolorose (algie) dell’apparato muscolo-scheletrico, derivanti da artrite, artrosi, sciatica, lombalgia, cervicale, strappi muscolari,
ecc., vengono quindi curate circoscrivendo l'effetto terapeutico solo alla zona
interessata.
Il terzo è la possibilità di introdurre
il solo principio attivo del farmaco, in forma ionica, senza gli eccipienti, i
quali spesso sono fonte di reazioni più o meno avverse.
Al quarto
punto dobbiamo considerare il fatto che il farmaco in forma ionica si lega a
proteine protoplasmatiche specifiche, aumentandone il tempo di permanenza nelle
sedi anatomiche interessate (emivita), il che permette quindi di diminuire le quantità di farmaco utilizzate
per la stessa patologia rispetto ad altre vie di somministrazione. È stato
possibile misurare che questo sistema terapeutico ha la capacità di far
assorbire alla regione ammalata una quantità di farmaco fino a 100 volte
maggiore di quella assorbita, ad esempio, per via orale.
ONDE D’URTO Le onde d'urto focali, introdotte in medicina agli inizi
degli anni novanta per la cura dei calcoli renali (litotripsia urologica), da
più di un decennio vengono impiegate anche per curare molte patologie
dell'apparato muscolo scheletrico (tendini ed osso principalmente).
Metodica non invasiva, le onde d'urto sono, in molti
casi, una valida opzione terapeutica per la cura di molte patologie, anche in
fase acuta, grazie alle proprietà benefiche di tipo antinfiammatorio,
antidolorifico ed "anti-edema" (cioè per contrastare il
"gonfiore"), nonché per stimolare la riparazione tissutale. In tempi
più recenti, infatti, si sono mostrate efficaci anche nell'ambito della
rigenerazione cutanea, accelerando il processo di guarigione di piaghe, ulcere
e ferite "difficili" di varia origine, anche post-traumatica.
Che cosa sono le onde d'urto?
Le onde d'urto sono onde acustiche (impulsi sonori, di
natura meccanica), prodotte da appositi generatori (i litotritori), ed in grado
poi di propagarsi nei tessuti, in sequenza rapida e ripetuta.
Sono caratterizzate da una particolare forma d'onda (prima
fase di pressione positiva, seguita da un'altrettanto rapida fase, meno ampia,
di pressione negativa), che le differenzia dagli ultrasuoni e che, nel suo
complesso, è responsabile degli effetti biologici positivi applicabili in campo
terapeutico.
A livello microscopico, la stimolazione con le onde d'urto
è paragonabile a una sorta di "micro-idromassaggio" profondo sui
tessuti e sulle cellule, in grado di indurre queste ultime a reagire
positivamente, con produzione di sostanze ad azione antinfiammatoria e di
fattori di crescita, che stimolano la rigenerazione dei tessuti stessi, a
partire dalle cellule staminali.
Questo tipo di stimolazione meccanica, può in molti casi essere
applicata con successo (in associazione con altre terapie codificate) anche per
la riduzione dell'ipertono muscolare in condizioni di spasticità di diversa
origine, sia degli arti inferiori che superiori, seppur con meccanismo d'azione
parzialmente ancora ignoto.
Grazie a questi effetti biologici di base, da più di
un decennio l'uso delle onde d'urto si è ampiamente diffuso, dal campo
urologico, anche all'ambito ortopedico, fisiatrico e riabilitativo, ma con
sostanziali differenze, legate al fatto che si agisce su tessuti viventi e non
su concrezioni calcifiche non vitali (come invece i calcoli).
Ben tollerate, non invasive, ripetibili e di grande
efficacia clinica, le onde d'urto focali, in taluni casi opportunamente
selezionati, si dimostrano essere anche un'alternativa all'intervento
chirurgico, oppure una soluzione per la cura dei postumi di un trauma o di un
intervento chirurgico stesso.
Inoltre:
1 le onde d'urto focali possono agire in modo sinergico
(cioè di rinforzo) con altre terapie, o anche di potenziamento ed accelerazione
dei risultati attesi da un intervento chirurgico;
2 il trattamento
con onde d'urto eseguito in prima istanza non preclude la possibilità di poter
poi intervenire con altre soluzioni terapeutiche (ad esempio chirurgiche).
CALORE
CRIOTERAPIA o terapia del freddo
(crio=ghiaccio, esempio stessa radice: cristallo)
Descrizione Il freddo determina prima
vasocostrizione e successivamente vasodilatazione, la prima induce una specie
di torpore metabolico con conseguente riduzione di consumo di Ossigeno, di
produzione di sostanze enzimatiche e di istamina, la seconda induce produzione
di neurotrasmettitori che innalzano la soglia del dolore.
Indicazioni E’ usata per limitare la
formazione di ematomi e promuovere il riassorbimento degli edemi anche in
profondità.
Prodotti Refrigeranti Chimici monouso,
a 2 componenti: spezzando il divisorio le due sostanze vengono a contatto e
reagiscono con reazione endotermica e sottrazione di calore alla zona di
applicazione. Attenzione a non rompere
l’involucro, le sostanze contenute sono dannose per la pelle.
Refrigeranti
Chimici spray: sfruttano il passaggio di stato fisico, sono quelli a effetto
più immediato come osservato durante le partite di calcio.
Cold
gel pack: tipo siberini, involucri in vinile contenenti liquido blu, da
applicare in caso di gonfiori.
Crioterapia
transdermica: una sorgente esogena fredda lavora per conduzione sulla zona da
trattare che va anche massaggiata per evitare l’effetto necrotizzante del
freddo estremo.
IPERTERMIA o terapia del calore prodotto
da microonde (RADARTERAPIA) e onde corte (MARCONITERAPIA)
Descrizione Il calore ha effetto
trofico, stimola il metabolismo e quindi lo scambio tra sangue e tessuti con
apporto di nutrienti e asportazione di cataboliti, la sintesi proteica e
l’azione dei leucociti macrofagi. Ha anche effetto antalgico e antinfiammatorio
e lenendo le fibre nervose sensitive attenua le flogosi.
Indicazioni Traumatologia sportiva. Patologie
dei muscoli, dei tendini e osteocartilaginee dove il calore induce
rigenerazione tissutale mentre riduce infiammazioni e dolori. Patologie neurali
come tunnel carpale e tarsale.
Controindicazioni Presenza di
stimolatori cardiaci o altri dispositivi a stimolazione elettrica o metallici
in situ.
Prodotti Sorgenti esogene calde
lavorano per conduzione sulle parti trattate. Il calore si propaga attraverso
il sistema circolatorio. Le
temperature proprie dell’ipertermia operano nello stretto intervallo di temperatura
fra 41 e 45,5°C e le onde impiegate sono elettromagnetiche nelle frequenze
comprese tra le microonde e le onde corte. Il calore così prodotto lavora in
profondità e non provoca eritemi rispetto ad altre forme di riscaldamento come
conduzione semplice e radiazione infrarossa.
DIATERMIA o TECARTERAPIA o terapia del calore prodotto con campi
magnetici da onde medie e lunghe.
Descrizione C’è produzione di calore nei tessuti stessi in risposta alle
correnti di attrazione e repulsione prodotte da un condensatore. Si tratta di
onde radio (medie e lunghe). L’uso dei campi magnetici in medicina data 1892.
Indicazioni E’ lo strumento ideale postoperatorio e postraumatico per la
riparazione di tutti i tessuti anche in zone profonde. Attiva i naturali processi
riparativi ed antinfiammatori anche con
pregevoli effetti meccanici, inducendo all’interno dei tessuti un movimento
alternato degli elementi che possiedono carica elettrica naturale (ioni).
Induce forte
stimolazione cellulare, riattivazione della circolazione, incremento della
temperatura interna, innesco dei meccanismi di guarigione e riparazione dei
tessuti. Chirurgicamente,
il calore estremo che può essere prodotto da diatermia può essere usato per
distruggere neoplasie, verruche e tessuti infetti e per cauterizzare i vasi
sanguigni per prevenire un eccessivo sanguinamento. La tecnica è
particolarmente preziosa in neurochirurgia e chirurgia dell'occhio.
Controindicazioni: vedi Ipertermia
Prodotti Strumenti elettromedicali dedicati.
ULTRASUONI
Gli ultrasuoni sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei
fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che
caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano. La frequenza
convenzionalmente utilizzata per discriminare onde soniche da onde ultrasoniche
è fissata in 20 kHz.
Lo stesso termine ultrasuono
chiaramente indica ciò che è al di là
(ultra) del suono,
identificando con suono solo il fenomeno fisico udibile.
Come ogni altro tipo di fenomeno
ondulatorio, gli ultrasuoni sono soggetti a fenomeni di riflessione,
rifrazione e diffrazione e possono
essere definiti mediante parametri quali la frequenza, la lunghezza d'onda, la
velocità di propagazione, l'intensità (misurata in decibel), l'attenuazione
(dovuta all'impedenza
acustica del mezzo attraversato).
L'ecografia o ecotomografia è
un sistema di indagine diagnostica medica che utilizza ultrasuoni e si basa sul
principio della trasmissione delle onde
ultrasonore. Tale metodica viene considerata come esame di base rispetto a
tecniche di Imaging più complesse come TAC,
risonanza magnetica, angiografia.
Gli ultrasuoni utilizzati dalle sonde
ecografiche sul mercato sono tra 1 e 18 MHz. La frequenza è scelta tenendo in
considerazione che frequenze maggiori hanno maggiore potere risolutivo dell'immagine,
ma penetrano meno in profondità nel soggetto. Queste onde sono generate da un
cristallo piezoelettrico inserito in una sonda mantenuta a diretto contatto con
la pelle del paziente, con l'interposizione di un apposito gel, che elimina l'aria
interposta tra sonda e cute del paziente, permettendo agli ultrasuoni di
penetrare nel segmento anatomico esaminato; la stessa sonda è in grado di
raccogliere il segnale di ritorno, che viene opportunamente elaborato da un
computer e presentato su un monitor. Nemico dell’ecografia è l’aria! Perché
disperde le onde sonore e impedisce loro di penetrare nel tessuto. Dove la
diagnosi è interessata anche alla velocità di movimento come ad esempio il
sangue nei vasi, un contributo fondamentale è dato dall’effetto Doppler che è
in grado di valutare la velocità di spostamento del sangue in un vaso sanguigno
e di valutarne il grado di pervietà (es. Ecodoppler
delle carotidi).
Le onde degli ultrasuoni, essendo onde
meccaniche, sono utilizzate in medicina terapeutica come piccoli demolitori e
così si usano in igiene dentaria e per la demolizione dei calcoli (litotripsia).
ENDOSCOPIA
Con l’avvento dell’endoscopia a fibre
ottiche, scoperta dai giapponesi nel 1963, l’endoscopia ORL e digestiva è
divenuta una tecnica insostituibile. L’endoscopio è munito di una sonda di
circa 8-12 mm di diametro, attrezzata con una telecamera e delle fibre ottiche
all'estremità.
E’ possibile creare un documento video
digitale di ogni esame effettuato e trasmettere in rete le informazioni a
distanza e, addirittura, per il futuro sarà possibile intervenire a distanza
con robot operativi. Il gastroscopio permette l'osservazione diretta delle
cavità dell'esofago, dello stomaco e del duodeno. La sonda endoscopica viene
introdotta in bocca, viene poi spinta delicatamente in esofago, e da lì fatta
scendere prima nello stomaco e poi nel duodeno; l'esame si completa con il
ritiro della sonda, e la visualizzazione in retroversione delle stesse
strutture anatomiche. Attraverso un canale interno alla sonda è anche possibile
il prelievo indolore di campioni bioptici di tessuti, e, sempre tramite il
canale interno, è possibile l'uso di strumenti per la gastroscopia operativa
(cestelli, pinze, coagulatori). Consente
manovre operatorie come la polipectomia endoscopica, dove i polipi gastrici
possono essere resecati con ansa diatermica.
RISONANZA MAGNETICA
La risonanza magnetica è un
esame diagnostico che permette di visualizzare l'interno del corpo senza
effettuare operazioni chirurgiche.
Ideata e messa a punto intorno
al 1980, la risonanza magnetica ha subìto nel corso degli anni un costante
processo di evoluzione tecnologica. Oggi, grazie alla sua estrema precisione
diagnostica e all'assenza quasi totale di effetti collaterali, si è conquistata
un ruolo di primaria importanza nella diagnosi di numerosissime malattie.
Particolarmente utile
nell'ottenere immagini dettagliate del cervello e della colonna vertebrale,
riesce a fornire ottime informazioni in campo traumatologico, oncologico,
ortopedico, cardiologico e gastroenterologico. L'unico limite alla sua
diffusione rimane l'elevato costo dell'apparecchiatura, il lungo tempo
dell’esame e delle operazioni di manutenzione e, per qualche paziente, i problemi
legati alla claustrofobia ora risolti grazie alle risonanze aperte.
Il principio di funzionamento
della risonanza magnetica è estremamente complesso. Semplificando al massimo il
concetto, possiamo paragonare i nuclei atomici a tanti piccoli magneti. Un po'
come succede per l'ago di una bussola, in presenza di un campo magnetico
esterno queste minuscole particelle tendono a disporsi lungo una direzione
preferenziale. Se a questo punto vengono emesse delle onde radio, i nuclei
subiscono delle temporanee variazioni di posizione. Durante questa fase
transitoria gli atomi emettono dei segnali captabili da un rilevatore
elettronico, che li trasmette a un computer dove verranno analizzati ed
elaborati mediante algoritmi ottenuti per mezzo di profondi studi di matematica. La risonanza magnetica utilizza un potente magnete e un
generatore di onde radio di frequenza pari a 42 megahertz, che corrisponde al
numero di giri che i protoni dell'atomo di idrogeno compiono su se stessi in un
secondo. Tale elemento è stato scelto sia per le sue proprietà fisiche, sia per
la sua abbondanza all'interno dell'organismo umano. Dato che non tutti i nuclei
atomici impiegano lo stesso tempo a ritornare nella posizione iniziale,
analizzando questo periodo è possibile ricreare una mappa delle strutture
anatomiche interne, evidenziandone anche lo stato d’idratazione.
ONDE RADIO o RADIOFREQUENZE
o RF
Una radiofrequenza, nota anche con la sigla RF, indica generalmente un segnale elettrico o un'onda
elettromagnetica ad alta frequenza che si propaga
nello spazio o in un cavo
coassiale.
La radiofrequenza (RF) è stata
utilizzata per trattamenti medici per oltre 75 anni, come si è visto, per
interventi chirurgici minimamente invasivi, con ablazione a radiofrequenza
utilizzando diatermia e criotermia, per rigenerare il collagene del menisco, nella risonanza magnetica per generare le immagini delle frequenze
del corpo.
La radiofrequenza inoltre viene a volte
utilizzata come forma di trattamento cosmetico che può rinnovare la pelle,
ridurre il grasso, e contro il rilassamento muscolare.
LASER
Il laser è un dispositivo in grado di emettere un fascio di luce coerente (un solo tipo di
treno d’onde) monocromatica
e concentrata in un raggio rettilineo estremamente collimato attraverso il
processo di emissione
stimolata. Tali raggi hanno brillanza elevatissima.
Queste proprietà sono alla base del vasto ventaglio di applicazioni che i
dispositivi laser hanno avuto e continuano ad avere nei campi più disparati:
l'elevatissima brillantezza, data dal concentrare una grande potenza in un'area
molto piccola, permette ai laser il taglio, l'incisione e la saldatura di metalli; la
monocromaticità e la coerenza li rendono ottimi strumenti di misura di
distanze, spostamenti e velocità anche piccolissimi, dell'ordine del millesimo
di millimetro; la monocromaticità inoltre li rende adatti a trasportare informazioni nelle fibre ottiche o nello
spazio libero anche per lunghe distanze come avviene nelle comunicazioni
ottiche. Successivamente alla sua invenzione nel 1960, il laser è
stato usato diffusamente per scopi medici. La laserterapia permette di intervenire su occhi, tonsille, calcoli
renali e alla colecisti. Si basa
sulla proprietà di trasformare la sua energia luminosa in energia meccanica,
termica o chimica. Generalmente
gli effetti meccanici sono prodotti dall'applicazione di impulsi brevi,
dell'ordine dei nanosecondi, e alte energie. In questo modo, onde di stress
meccanico possono essere prodotte con sufficiente forza per disintegrare
calcoli (litotripsia). Un altro importante uso medico del
laser consiste nella correzione dei difetti
come miopia,
astigmatismo
e ipermetropia, come pure la
Laserterapia retinica. Il laser
retinico viene usato generalmente per cicatrizzare zone di retina malata, al fine di
eliminarle o di fissare meglio la retina sana intorno a zone patologiche. Vengono
usati gli effetti termici per asportare sottili strati di tessuto in chirurgia
oftalmica, utilizzando luce laser che penetra solo alcuni micrometri nel
tessuto con conseguente coagulazione selettiva dei vasi.
Esiste anche
il trattamento laser delle emorroidi con cicatrizzazione selettiva dei
vasi.
RADIAZIONI ULTRAVIOLETTE
Sono radiazioni elettromagnetiche aventi
lunghezza d’onda compresa tra quella minima della radiazione visibile ossia 400
nm, corrispondente al colore violetto e 10 nm, valore oltre il quale si entra
nello spettro dei raggi X. Le radiazioni UV si distinguono in UVA, UVB, UVC con
grado di pericolosità crescente. Radiazioni UV e cute. Le radiazioni UV provengono essenzialmente dal Sole ma anche
da fonti artificiali; l’atmosfera filtra in parte le radiazioni UV, in
particolare quelle UVC, che vengono
bloccate dall’ozono presente nelle parti alte dell’atmosfera. Se da una parte
le radiazioni UV sono implicate nei fenomeni del fotoinvecchiamento e della
fotocarcinogenesi, dall’altra risultano fondamentali per la produzione di
vitamina D.
Protezione
dagli UV. È necessario
prevenire il danno cutaneo acuto dell’ustione solare e quello ritardato di
fotocarcinogenesi e del fotoinvecchiamento. In medicina le radiazioni UV sono
utilizzate sia in senso diagnostico che terapeutico.
Diagnosi con UV. Alcune
lampade a raggi UV sono utilizzate per la ricerca di miceti a livello cutaneo,
dato che molti miceti sono fosforescenti o per l’evidenziazione di cellule neo-plastiche.
Terapia con UV. Le radiazioni
UV vengono utilizzate per la terapia di numerose malattie cutanee come psoriasi,
micosi fungoide e vitiligine.
RAGGI X
Radiazione elettromagnetica caratterizzata da una lunghezza d’onda minore di
quella della luce visibile, compresa tra circa 1 nm e 0,001 nm. Viene prodotta
nelle transizioni tra i livelli energetici più profondi dell’atomo. I raggi X sono stati scoperti in
modo casuale nel 1895 dal fisico tedesco Wilhelm Roentgen (1845-1923), che
faceva esperimenti con i tubi a vuoto. Per la sua scoperta, a Roentgen fu
assegnato nel 1901 il primo premio Nobel per la Fisica. Egli fece la prima
radiografia alla mano di sua moglie.
Usati
con basse intensità, costituiscono un potente strumento di indagine per
diagnosi mediche. La radiografia è l’immagine
di una parte del corpo umano che rende visibili le modificazioni indotte dal
corpo sul fascio di raggi X che l’ha attraversato.
I
raggi X sono onde elettromagnetiche ad alta frequenza che trasportano grandi
quantità di energia. Quando un fascio di raggi X è inviato su un corpo, una
parte dei raggi è assorbita e una parte trasmessa. Più denso è il corpo
attraversato, più i raggi sono assorbiti e minore è la quantità di raggi
trasmessa. I raggi trasmessi possono essere rivelati da una pellicola
fotografica e forniscono informazioni sulla struttura interna del corpo.
Diagnostica medica Oggigiorno il principale campo di
utilizzo della radiografia è quello della diagnosi medica. La
tecnica consiste sull'interazione tra un fascio di fotoni (raggi X) diretti da una
sorgente a un recettore e la materia interposta, solitamente un corpo
biologico. Gli atomi
di tale corpo interferente impediscono al fotone di raggiungere il detettore,
che quindi riprodurrà un'immagine fedele del corpo “in negativo”, essendo
impressi sulla pellicola i fotoni che invece non vengono assorbiti. Tra gli
esami più comuni c’è lo studio dell'apparato
scheletrico che, grazie alla sua densità, appare molto chiaro
nell'immagine. Il suo utilizzo in ortopedia è comune per
diagnosi di fratture
delle ossa, lussazioni,
artrosi, controlli post-operatori
e di patologie a carico della colonna vertebrale.
La radiografia del torace è ampiamente
utilizzata per l'esame dei campi polmonari, ad esempio per la ricerca di tumori, broncopolmoniti o esiti, pneumotorace, versamenti pleurici,
e delle strutture mediastiniche
come il cuore e l'arco aortico.
Anche gli organi addominali
vengono studiati con la radiografia, spesso facendo uso dei mezzi di contrasto per esaltare
l'immagine dell'organo da esaminare. L'apparato digerente viene
generalmente studiato facendo assumere una soluzione di solfato di bario (o
talvolta di soluzioni iodate)
per via orale (nello studio dell'esofago
e dello stomaco) o per via rettale per lo studio
dell'intestino
crasso (clisma opaco).
L'apparato urinario è spesso studiato somministrando per via endovenosa un
mezzo di contrasto a base di iodio che, in tempi diversi, opacizza i reni, gli ureteri, la vescica e l'uretra. Questo esame
prende il nome di urografia.
Un altro esame frequente dell'addome femminile è l'isterosalpingografia,
utilizzato per la verifica della pervietà delle tube di Falloppio (è
spesso anche terapeutica perché rende pervie le tube e in taluni casi risolve
l’infertilità); la colpografia
invece, utilizzata per lo studio della cavità vaginale, è ormai
caduta in disuso.
Effetti sulla salute
causa o pratica medica
|
dose equivalente
|
fondo naturale di radiazione (media)
|
2,4 mSv/anno
|
mammografia
|
0,7mSv
|
radiografia articolare
|
0,01 - 1 mSv
|
2 ~ 15 mSv
|
|
PET,
tomografia ad emissione di positroni
|
10 ~ 20 mSv
|
10 ~ 20 mSv
|
|
10 ~ 40 mSv
|
I raggi X sono radiazioni
ionizzanti e quindi comportano un effetto biologico sulle strutture
anatomiche che attraversano. Il Sievert
è l'unità di misura della dose equivalente di
radiazione nel Sistema
Internazionale ed è una misura degli effetti e del danno provocato
dalla radiazione su un organismo.
Come si può vedere dalla
tabella comparativa qui a fianco, la dose per una singola radiografia è molto
bassa. Ma proprio per la sua potenziale dannosità, ogni esame radiologico deve
essere, per legge, giustificato da un preciso quesito diagnostico non
risolvibile con altre metodiche che non comportino esposizione a radiazioni
ionizzanti e l'esame stesso deve essere ottimizzato al fine di somministrare
meno dose possibile ottenendo comunque un buon risultato.
Tomografia
Assiale Computerizzata (TAC) La radiografia fornisce un’immagine
bidimensionale di una parte del corpo umano. L’uso di algoritmi matematici
applicati a immagini ottenute con raggi X permette la formazione di un’immagine
tridimensionale chiamata TAC (tomografia assiale computerizzata). Quando
si fa una TAC, il tubo a raggi X emette un sottile fascio di raggi che
attraversano il corpo del paziente e giungono sul rivelatore che misura
l’intensità trasmessa. La misura viene ripetuta molte volte mentre sorgente e
rivelatore di raggi X si muovono insieme lungo l’asse del corpo. Poi tutto il
dispositivo compie una piccola rotazione (circa 1 grado) e viene rifatta la
scansione. Il procedimento di scansione viene ripetuto finché l’apparecchio è
stato ruotato di 180°. L’insieme dei dati raccolti viene elaborato dagli
algoritmi suddetti che ricostruiscono la parte del corpo attraversata dai
raggi. La scansione può essere velocizzata usando molti rivelatori disposti su
un cerchio che rimane fisso mentre la sorgente di raggi X si muove.
La mammografia è un esame del seno umano effettuato
tramite una bassa dose (di solito circa 0.7 mSv) di raggi X.
Viene utilizzato come strumento diagnostico per
identificare tumori e cisti. È stato provato che la mortalità per tumore al seno è ridotta
per chi si sottopone all'esame: per questo viene consigliato un esame del seno
periodico (ogni anno per le donne che hanno fattori di rischio, per esempio un
pregresso tumore al seno o familiarità per esso, o al massimo ogni due anni in
tutte le donne che non hanno alcun fattore di rischio) tramite mammografia.
Come esame di screening è consigliato a
tutte le donne sopra i 50 anni ogni due anni se non sono nella classe a
rischio. La mammografia di screening è gratuita.
La mineralometria ossea
computerizzata (MOC) è un mezzo per la misura della densità minerale
ossea. Le donne con più di
65 anni dovrebbero essere sottoposte ad una mineralometria ossea
computerizzata. Per gli uomini alcuni autori consigliano di effettuare l'esame
dopo i 70 anni. Fattori di rischio clinico: precedenti fratture da fragilità
ossea, l'uso di glucocorticoidi,
l'abitudine al fumo di
sigaretta, l'assunzione di eccessive quantità di alcol e altri fattori di
rischio.
È stato calcolato che la
dose di radiazione assorbita nel corso dell'esame è di circa 1/10 della dose di
un rx torace standard ed equivale, in genere, ad un decimo della dose equivalente.
La fluoroscopia è una tecnica radiologica per ottenere immagini in tempo reale
dell'anatomia
interna di un paziente,
attraverso l'uso di un fluoroscopio. Nella sua forma più semplice, un
fluoroscopio è composto di una sorgente di raggi X ed uno schermo fluorescente, tra i quali
è posizionato il paziente. Questa
tecnica ha trovato uso nel settore angiografico e nello
studio funzionale di organi come esofago, stomaco, duodeno, intestino tenue e
crasso , vie urinarie.
Applicazioni comuni della fluoroscopia: Analisi dell'apparato digerente, clistere al bario e pasto
baritato. Chirurgia ortopedica per guidare interventi su fratture e
l'inserimento di dispositivi metallici. Chirurgia
urologica. Impianto di dispositivi per il controllo del ritmo cardiaco (es. pacemaker). Valutazione
della motilità diaframmatica e diagnosi di paralisi o disfunzione diaframmatica.
Angiografia
di gamba, cuore e vasi cerebrali.
L'angiografia (da greco angeion
per vaso e graphein per scrivere, rappresentare) è
la rappresentazione a scopo diagnostico
dei vasi
sanguigni o linfatici
del corpo umano.
Si ottiene tramite una tecnica che prevede l'infusione di un mezzo di contrasto
idrosolubile all'interno dei vasi e la generazione di
immagini mediche tramite varie tecniche di imaging biomedico.
Terapia
con raggi X.
La radioterapia è una terapia medica consistente
nell'utilizzo di radiazioni
ionizzanti. La radioterapia è utilizzata soprattutto nel trattamento
di forme di tumore,
infatti utilizza un fascio di fotoni penetranti, di 5-10 MeV di energia, per danneggiare il patrimonio genetico
delle cellule malate e impedire così che proliferino, mentre è poco impiegata
in patologie non oncologiche. La radioterapia può essere curativa in un certo
numero di tipi di cancro, se confinati in una zona del corpo. Le radiazioni
ionizzanti utilizzate in radioterapia sono in grado di danneggiare il DNA del tessuto bersaglio.
Le cellule tumorali sono, in genere, scarsamente capaci di riparare i propri
danni e quindi vanno incontro a morte
cellulare. Per risparmiare tessuti sani, ad esempio pelle o organi
che la radiazione deve superare per arrivare al tumore, i fasci delle
radiazioni vengono sagomati e rivolti da diverse angolazioni, intersecandosi
nel centro della zona da trattare, dove perciò vi sarà un quantitativo di dose assorbita totale
superiore che nelle parti adiacenti.
La fluoroscopia
in connessione con l’angiografia costituisce un ramo importante della radiologia interventistica e consente
di navigare attraverso il sistema vascolare del paziente per trattare
con farmaci in loco ma anche con sistemi meccanici (palloncino, stent),
patologie tipo occlusioni arteriose, aneurismi, malformazioni vascolari,
tumori.
MEDICINA NUCLEARE :SCINTIGRAFIA
La scintigrafia è una tecnica diagnostica
per immagini, basata sul rilevamento delle radiazioni emesse dall'organismo
dopo la somministrazione di farmaci radioattivi. Tali segnali, adeguatamente
elaborati e registrati da un calcolatore informatico, permettono di indagare
efficacemente sede, forma, dimensioni e funzionalità di alcuni organi, tra cui tiroide,
cuore, ossa,
cervello, fegato,
reni
e polmoni,
o per il rilevamento di
tessuti anomali come metastasi
o ancora per evidenziare una regolare circolazione sanguigna nei vari organi.
L'apparecchio che esegue la scintigrafia non
emette radiazioni, ma si limita a riceverle dagli organi del paziente in cui si
è concentrato il tracciante. Gli isotopi radioattivi impiegati nella
scintigrafia come sorgente di radiazioni non vengono utilizzati come tali,
bensì associati a farmaci specifici che una volta somministrati si
distribuiscono prevalentemente nei distretti dell'organismo oggetto di studio.
Pertanto il ruolo svolto dalla sorgente radioattiva (tracciante) è puramente
passivo, mentre la distribuzione e l'interazione con l'organismo dipendono
dalla sostanza biochimica o farmaceutica cui viene legata.
Queste sostanze veicolanti svolgono infatti
un ruolo particolare nel metabolismo di specifici organi e tessuti; lo iodio,
ad esempio, viene utilizzato dalla tiroide per la sintesi dei suoi ormoni e
come tale, una volta somministrato, tende a localizzarsi all'interno di questa
ghiandola. Per questo motivo, la maggiore o minore concentrazione della
radiomarcatura in alcune regioni dell'organo studiato ne riflette il grado di
attività, permettendo di evidenziare ad esempio l'eventuale presenza di tumori.
Nel caso della scintigrafia ossea i
risultati dell'esame rappresentano un'immagine delle ossa che nel caso dello
scheletro completo viene definita "total body". Il radiofarmaco, un
sale di Tecnezio, si concentra a livello del tessuto osseo in modo
proporzionale all'attività osteoblastica locale, quindi il tracciante si
concentrerà di più nelle zone interessate da rimodellamento osseo (fratture,
traumi, metastasi osteoblastiche).
Tra gli isotopi più utilizzati, oltre al
Tecnezio, vi sono lo Iodio 131 e l'Oro colloidale 198 per le indagini sul
fegato, il Cromo 51 per l'esame della milza,
l'albumina
marcata con Iodio 131 per l'indagine sull'encefalo, il Tallio 201 nella scintigrafia
miocardica. Le dosi di isotopo
som-ministrate sono molto basse e non comportano rischi significativi per il
paziente,
MEDICINA NUCLEARE :PET
La tomografia a emissione di positroni (o PET, dall'inglese
Positron
Emission Tomography) è una tecnica di medicina nucleare e di diagnostica medica
utilizzata per la produzione di bioimmagini ossia immagini del corpo. La PET
fornisce informazioni di tipo fisiologico, vere e proprie mappe dei processi
funzionali all'interno del corpo,
a differenza di TC
e RM
che invece forniscono informazioni di tipo morfologico del distretto anatomico
esaminato.
La procedura inizia con l'iniezione
di un radiofarmaco formato da un radiosotopo tracciante con emivita breve, legato chimicamente a una
molecola attiva a livello metabolico, detta vettore. Dopo un tempo di attesa,
il soggetto da esaminare viene posizionato nello scanner. L'isotopo di breve
vita media decade, emettendo un positrone.
Dopo un percorso che può raggiungere al massimo pochi millimetri, il positrone
si annichila
con un elettrone,
producendo una coppia di fotoni
gamma che creano un lampo
luminoso. Lo scanner utilizza la rilevazione delle coppie di fotoni per mappare
la densità dell'isotopo nel corpo. La mappa risultante rappresenta i tessuti in
cui la molecola campione si è maggiormente concentrata e viene letta e
interpretata da uno specialista in medicina nucleare al fine di determinare una
diagnosi ed il conseguente trattamento.
Come funziona l’esame?
•
Il
radiofarmaco viene somministrato tramite un’iniezione in vena, generalmente
nell’avambraccio.
•
Il
periodo di attesa tra la somministrazione del tracciante e l’esame è variabile
in base al differente meccanismo di distribuzione e può variare fra 10 minuti e
un’ora, nella maggior parte dei casi. Questo tempo deve essere trascorso in
sale dedicate all’interno del reparto di Medicina Nucleare.
•
L’esecuzione
dell’esame avviene facendo distendere il paziente sul letto del tomografo PET oppure
PET/TC, la macchina che registra le radiazioni che escono dal paziente in
seguito alla somministrazione e all’accumulo del radiofarmaco.
•
Durante
l’esame è necessario togliere gli oggetti metallici (collane, spille, monili)
dal campo di rilevazione, che potrebbero interferire con la produzione dell’immagine.
I tecnici del reparto avranno premura di controllare questi
particolari.
•
Al
termine dell’esame il paziente può riprendere le normali attività ed abitudini.
Qualche volta può essere utile bere più acqua del solito, per eliminare più
rapidamente il farmaco somministrato. I composti radioattivi usati sono
eliminati rapidamente dall’organismo, generalmente in poche ore. In alcuni
casi, a seconda del radiofarmaco utilizzato, è consigliabile evitare la
vicinanza con bimbi piccoli e donne in gravidanza per alcune ore. Sarà premura
del personale del reparto fornire le informazioni necessarie.
DEFIBRILLAZIONE
La defibrillazione è una pratica
terapeutica che utilizza una scarica controllata di corrente (elettroshock)
allo scopo di correggere anomalie del ritmo
cardiaco. Dopo
4 minuti di assenza di ossigeno al cervello si va incontro a
danni cerebrali in molti casi reversibili; dai 6 minuti in poi i danni
diventano irreversibili e possono provocare deficit motori, lessici, o influire
pesantemente sullo stato della coscienza stessa della persona, le vittime in
stato vegetativo ne sono un esempio. A seguito della scarica elettrica il sistema di
conduzione del cuore viene ripolarizzato in toto.
Nel 1947 il chirurgo statunitense
Claude S.Beck
realizzò il prototipo sperimentale di defibrillatore, presso i laboratori della
Università di
Cleveland e riuscì a salvare la vita ad un ragazzo colpito da una
fibrillazione. La sua apparecchiatura era pesante, ingombrante e poco mobile,
funzionava in corrente
alternata e necessitava l'utilizzo di un trasformatore per
aumentare la tensione
fino a 1000 volt. Nel 1960,
sempre negli Stati Uniti, vennero introdotti i primi dispositivi funzionanti
con la corrente
continua, che sembrarono immediatamente più efficaci, in quanto
causavano meno complicazioni (blocchi e ritmi). Nel 1966 in Irlanda del Nord due
intraprendenti medici cardiologi idearono la prima unità mobile di terapia
intensiva che utilizzava utilizzante un dispositivo alimentato da due batterie
da 12 volt.
Fino agli anni settanta
l'apparecchiatura era manuale, ossia l'operatore doveva interpretare lo stato
del paziente tramite un oscilloscopio
ed impostare lo shock.
Nel decennio successivo furono inventati
i defibrillatori intelligenti, muniti di un programma capace di operare in
automatico e di istruire l'operatore, grazie ad un sistema di sintesi vocale. Questa
innovazione ha consentito un utilizzo su larga scala (oltre 250 000 solo
negli Stati Uniti nel 1998)
di queste apparecchiature.
Negli anni ottanta furono
introdotti i primi esemplari di defibrillatori impiantabili all'interno del
corpo umano, del peso di 300 grammi
e grandi come una radiolina
portatile, inseriti in una tasca della pelle addominale. In caso di fibrillazione l'apparecchio era in
grado di effettuare una scarica di 34 joule. L'evoluzione tecnologica permanente ha
consentito una continua miglioria di questi dispositivi.
Il defibrillatore semiautomatico è un dispositivo di ultima generazione
in grado di effettuare la defibrillazione
delle pareti muscolari del cuore
in maniera sicura, dal momento che è dotato di sensori per riconoscere
l'arresto cardiaco dovuto ad aritmie,
fibrillazione
ventricolare e tachicardia
ventricolare. Dopo ogni scarica il defibrillatore si mette in
"attesa" e dopo due minuti effettua l'analisi del ritmo cardiaco e se
necessario rieffettua la scarica. Un fattore fondamentale affinché il
procedimento di defibrillazione sia efficace è che lo stesso venga eseguito in
tempi brevissimi. L'aeroporto
internazionale O'Hare della città di Chicago è attrezzato con
numerosi totem, sono delle
strutture verticali attrezzate con defibrillatori ma corredate anche da video o
tabelle grafiche che insegnano l'uso dell'apparecchio. La percentuale di
sopravvivenza in questo sito è altissima, il 54% e arriva al 73% se si viene
defibrillati entro 3 minuti.
FOTOTERAPIA
La fototerapia (dal greco, “terapia con la
luce"), anche chiamata elioterapia,
è una tecnica curativa basata sull'uso della luce.
Nel 1893 Niels Finsen cominciò a
studiare l'uso della luce solare nelle lesioni causate dal vaiolo e da altre
patologie dermatologiche. Per i suoi studi ricevette nel 1903 il Premio Nobel
per la medicina.
Ittero
neonatale. Nel 1956 un'infermiera, sorella
Ward, notò che tra i neonati ricoverati in patologia neonatale quelli posti
vicino alle finestre e quindi esposti alla luce presentavano un ittero meno intenso e di
durata inferiore rispetto agli altri. In passato venivano solo utilizzate
lampade a luce bianca, attualmente in molti reparti vengono utilizzate lampade
a luce blu che hanno un'efficacia di gran lunga superiore. Si sfrutta la
proprietà di modificare la struttura della bilirubina in modo da
renderla solubile in acqua eliminandola attraverso bile e urine.
Disturbi
dell'umore e del ritmo
circadiano. La Light Therapy o “terapia della luce”,
nel campo della cronobiologia
consiste nel somministrare luce attraverso lampade specifiche in un orario
specifico del giorno. Questa terapia sfrutta la profonda connessione tra la retina e il nucleo
soprachiasmatico (ove è situato l'orologio biologico dell'uomo) per
reimpostare i ritmi circadiani che sono sfasati in alcune patologie quali la depressione
stagionale e la bipolare.
Altri
utilizzi. La terapia
della luce viene anche utilizzata come trattamento del Parkinson,
dell'acne e della psoriasi. Questa è una malattia non rischiosa e non
infettiva che però crea gravi disagi a chi ne è affetto. L'esposizione alla luce aumenta inoltre
l'attivazione della Vitamina D
ed è quindi fondamentale per la prevenzione di malattie quali il rachitismo.
ESTETICA/MEDICINA ESTETICA
Il linfodrenaggio, o drenaggio
linfatico manuale (DLM) è un
particolare tipo di massaggio
praticato nelle zone del corpo che presentano un'eccessiva riduzione della
circolazione linfatica e una stagnazione di liquido. La prima formalizzazione
della tecnica, che sopravvive ancora oggi con questo nome, fu introdotta nel
1936 da una coppia di medici, i coniugi Vodder.
Il massaggio (dal greco massein che significa “impastare”, “modellare”)
è la più antica forma di terapia
fisica, utilizzata nel tempo da differenti civiltà, per alleviare dolori e decontrarre la muscolatura
allontanando la fatica. Oggi trova spazio all'interno della fisioterapia, della medicina
alternativa e nei trattamenti
estetici. Ne esistono infatti diversi tipi, con differenti finalità:
distensivi, muscolari, sportivi, antidolore, drenanti, anticellulite. Per
considerarsi tale deve avere una durata minima di 10 minuti.
Vengono anche considerate vicine al
massaggio o ad esso assimilate, e talora praticate congiuntamente, tecniche
fisiche o terapeutiche
orientali come lo shiatsu,
il massaggio
thai o il massaggio ayurvedico.
Con massoterapia si intende
l'insieme delle tecniche di massaggio che vengono applicate sul corpo tenendo
conto delle condizioni generali del paziente ( sesso- età- problema da trattare
e capacità di reazione dell'organismo). La pratica ha origine, come
storicamente noto, in Cina,
paese nel quale è molto praticata e dal quale viene esportata in tutto il mondo
attraverso centri specialistici. Una delle branche della massoterapia,
probabilmente la più antica, è il TuiNa
da cui hanno avuto origine molte altre
pratiche collegate come l'agopuntura.
La radiofrequenza,
utilizzata in passato per coagulare verruche e capillari, oggi viene usata sia
in campo medico, che in “Medicina Estetica”. Sfrutta il principio della
cessione di calore, per il trattamento del rilassamento cutaneo, delle rughe e
dell’acne in fase attiva e della cellulite. Durante il trattamento la
radiofrequenza sviluppa calore, che viene trasferito alcuni millimetri sotto la
pelle, migliorando l’ossigenazione dei tessuti e compattando lo stesso
collagene, che, dopo solo una seduta, si dimostra visibilmente più tonico.