OMEOPATIA
PREMESSA: ANCHE SE È ORMAI NOTA IN TUTTO IL MONDO, L’OMEOPATIA HA
SOLO 200 ANNI DI VITA E NON SI CONTRAPPONE NÉ SI VUOLE SOSTITUIRE ALLA MEDICINA
TRADIZIONALE, SOTTOLINEANDO CHE IL SUO APPROCCIO È ESSENZIALMENTE DIVERSO MA IL
FINE UNICO È LO STESSO, OSSIA IL BENESSERE DEL PAZIENTE. IN MOLTI PAESI I FARMACI OMEOPATICI
SONO COMPLETAMENTE O PARZIALMENTE RIMBORSABILI, MA NESSUNO STUDIO SCIENTIFICO,
PUBBLICATO SU RIVISTE MEDICHE DI VALORE RICO-NOSCIUTO, HA POTUTO DIMOSTRARE CHE L'OMEOPATIA SIA EFFICACE. IL
NOSTRO OBIETTIVO È COME SEMPRE LA CONOSCENZA DEI FONDAMENTI E LA CAPACITÀ DI
COGLIERE SUGGERIMENTI PER INTERPRETARE MEGLIO NOI STESSI.
COSA È
Gandhi definì l’Omeopatia medicina non
violenta, efficace in assenza di effetti collaterali, utile per il bambino, lo
scolaro, in gravidanza, durante il parto e il puerperio, medicina di ogni fase
della vita umana, rispettosa del modello reattivo personale, utile nel
ristabilire l’armonia del nostro organismo e
l’adattamento alle condizioni di vita determinate dal vivere nel mondo moderno;
più sinteticamente, “l’Omeopatia è il metodo terapeutico più avanzato e più
raffinato che consente di trattare il paziente in modo economico e non
violento”.
L’omeopatia contemporanea si è adattata ai tempi, non è più tanto economica
e asserisce che quasi tutte le malattie sono risolubili omeopaticamente, in
particolare quelle che derivano dall’alterazione e dal malfunzionamento dei
vari sistemi di regolazione e difesa del corpo come la dimensione psicologica, i
disturbi al sistema immunitario e al sistema nervoso centrale, le forme
allergiche respiratorie o cutanee croniche, sino ad arrivare agli effetti
secondari delle terapie oncologiche.
L’omeopatia è medicina di indagine, in questo differisce dalla
medicina tradizionale in cui l’obiettivo primario è il sintomo che deve essere tacitato, contrastato, annullato.
L’indagine omeopatica è di tipo olistico, non esiste l’organo
ammalato, ma un individuo con un organo ammalato da considerare come unità di
corpo e mente, con sintomi che devono essere interpretati.
Si inizia con l’individuazione della categoria cui il paziente
appartiene sulla base
della personalità, considerando i suoi stati d’animo, le sue vicende passate, i
traumi emotivi, la sua vita di relazione. Solo a
questo punto ci si chiede cosa i sintomi
vogliono comunicare a quel tipo di paziente. Esistono più farmaci omeopatici
per gli stessi sintomi e così quei farmaci verranno sottoposti a più filtri
fino a trovare quelli idonei al paziente.
Su questa strada, e approdando a posizioni perfin troppo radicali,
si può arrivare all’Unicismo omeopatico in cui, individuato il tipo di
paziente, si cerca il suo rimedio,
detto il Simillimum, che il paziente prenderà durante la vita al presentarsi di
qualunque tipo di disagio. Questa rappresenta la forma più pura e anche la più
estrema e difficile dell’omeopatia. Il suo fondatore, il dottor Hahnemann
vissuto a cavallo tra ‘700 e ‘800, arrivò all’Unicismo solo alla fine della sua
vita professionale, a dimostrare una radicalizzazione della sua intuizione. Citare
l’Unicismo aiuta a individuare la filosofia omeopatica.
Il malato che si cura con i rimedi
omeopatici mira a diventare resistente alla lotta e sviluppare il suo
potenziale di autoguarigione.
Riflessione: i microbi sono ovunque
e in quantità di miliardi, sempre intorno a noi. Ammalarsi o no dipende da come
il nostro corpo, pur essendone costantemente a contatto, reagisce a essi in
quel dato momento per avere come esito:
indifferenza
malattia acuta
malattia cronica con fasi alterne di
peggioramenti e tacitazioni.
Ecco perché è della massima
importanza capire come mai il corpo si è ammalato in quel momento e quindi
inquadrare la persona e la sua psiche come entità unica.
Con i farmaci classici spesso accade
che i germi, scacciati da una sede, migrino in un’altra e la malattia da
organica diventi mentale o viceversa (ad esempio asma-angoscia o angoscia-ulcera).
Il farmaco omeopatico ha il compito di stimolare la “Vis medicatrix”* in una
situazione di bioenergia insufficiente. Per questo, dovendo creare un’inversione
di tendenza, all’inizio si può avere un aggravamento dei sintomi e la guarigione
è successiva con riacquisizione della bioenergia. In omeopatia
non esistono specialisti, nè una divisione tra medici del soma e della psiche,
l’uomo è uno, non scindibile in parti, ha capacità di autoguarigione, ha
bisogno di essere aiutato dove ha smarrito la strada per riuscire da solo a
riacquistare la sua bioenergia armoniosa, quella della persona sana.
*Vis medicatrix naturae:"ogni
organismo possiede una Energia vitale, un potere energetico innato che gli
consente una certa capacità difensiva naturale". E’ un principio esposto per la
prima volta da Ippocrate, considerato proprio dalla medicina ufficiale
ortodossa il primo medico (vedi
giuramento di Ipocrite).
COSA SIGNIFICA LA PAROLA
Omeopatia: curare con il simile, deriva dal greco "omòios" (simile) e "pathos" (malattia).
(Allopatia: curare con altro,
spesso con l’opposto).
Se la medicina tradizionale per curare un arrossamento dell’occhio
i cui capillari si sono dilatati usa un collirio, vasocostrittore, l’omeopatia
ricorre ad Allium cepa, la cipolla, sì proprio quella che fa bruciare gli occhi
e li fa lacrimare. Certo ne utilizza dosi diluitissime, con conseguente
annullamento della tossicità e degli effetti collaterali. In questo esempio risiede il
principio fondante dell’approccio omeopatico “similia similibus curantur”
(“il simile viene curato con il simile”).
Per trovare queste sostanze Hahnemann somministrò ad un campione
di persone sane diverse sostanze medicali annotando i sintomi prodotti, se
riconducibili a determinate malattie. Somministrava poi le stesse sostanze agli ammalati e, se osservava la regressione
dei sintomi, metteva le sostanze nel nascente catalogo omeopatico.
UN PO’ DI STORIA
Hahnemann (H.) si laurea in medicina a Meissen in Sassonia, nel
1779, ai tempi dei barbieri chirurghi, delle sanguisughe e dei purganti. Il
giovane scienziato rivela un gran talento: arriva a parlare o comprendere una
decina di lingue tra cui greco, latino,
arabo ed ebraico. Professa per 10 anni la professione medica avvalendosi dei
metodi tradizionali, ma via via se ne allontana e ipotizza un’altra via. L’intuizione
nasce dal caso di intossicazione collettiva di operai addetti al trattamento
della corteccia della pianta da cui veniva estratto il chinino, farmaco
antimalarico. Essi presentavano i sintomi della malattia malarica. I sintomi
regredirono somministrando china molto diluita. L’innovazione stava nell’idea
di curare col simile invece che con l’opposto.
La guarigione di un
organismo malato, caratterizzata dalla progressiva scomparsa di tutti i
sintomi, può essere ottenuta mediante somministrazione mirata del rimedio che
produce un quadro sintomatico simile nei soggetti sani. Partendo dai 61 rimedi dell’epoca come belladonna, oppio,
digitale, oro, arsenico…, prova su se stesso, poi sui suoi famigliari, poi crea
gruppi di ricerca e arriva a stilare un catalogo omeopatico e successivamente le
leggi fondamentali.
I scoperta o legge della Similitudine: ci sono farmaci che provocano
gli stessi sintomi che vogliono curare e alla loro somministrazione segue la
guarigione.
Ma i farmaci dell’epoca con le loro dosi forti spesso provocavano
avvelenamenti o altri disastri. H. prova a diluire sempre più.
II scoperta o legge della
Diluizione o delle quantità infinitesimali: più cresce la diluizione più è
efficace il farmaco.
III scoperta o legge
della Dinamizzazione: è indispensabile che ogni particella del diluente entri
in contatto col farmaco e ciò si ottiene con la succussione, scuotimento fino a
migliaia di volte. E’ stato in seguito appurato (Legge Ardt-Schultz o dell’ormesi, relazione dose-reazione in cui
una sostanza chimica esercita effetti opposti in base alla dose) che le
stimolazioni deboli aumentano la capacità vitale, mentre le forti la frenano,
le esagerate l’aboliscono. Certo è che ancor oggi si rimane stupiti della
potenza di materiali sempre più diluiti e, mentre si fa sempre più chiara
l’importanza della succussione per il processo di dinamizzazione, ci si chiede
quali proprietà di memoria possa avere il diluente principe che è l’acqua…
Un contributo importante alla nascente scienza omeopatica venne
dal dottor Hering, incaricato dal suo primario di stroncare le idee sovversive
di H. in un importante Congresso. Hering fu talmente catturato dalle intuizioni
di H. che presentò alla Comunità Scientifica un elogio e in seguito a ciò fu cacciato
dal Congresso e dall’Ordine, migrò in America dove fondò un ospedale omeopatico
e diede importanti contributi alla teoria. Sua è la famosa Legge di Hering o "Legge della
direzione della guarigione": I sintomi
scompaiono
1) dall’interno verso l’esterno
2) dal basso verso l’alto
3) nell’ordine inverso alla loro comparsa.
Ecco perchè una dermatosi può essere un indice prezioso
dell’andamento di una guarigione e può essere più opportuno attendere che
completi il suo iter piuttosto che ricacciarla col rischio di farla migrare in
organi interni.
H. partendo dalla Vis medicatrix di Ippocrate, venne portato a
ipotizzare una Dynamis, Bioenergia o Forza vitale, arrivando a conclusioni
molto simili ai colleghi cinesi (Ki) e indiani (prana), con cui non era mai
venuto a contatto. Tutti i nostri organi e apparati subiscono l’influsso
ordinatore di questa energia. La salute non è altro che la manifestazione di
bioenergia armoniosa, la malattia di bioenergia perturbata. Ogni volta che la
bioenergia viene bloccata nel suo fluire centrifugo, si provoca il blocco di un
organo con disagio funzionale seguito eventualmente da lesione organica.
ITER
L’iter inizia con la diagnosi non della malattia, ma del malato
con individuazione delle sue tipologie fisiche e delle tre forme di inclinazione costituzionale morbosa.
L’individuazione della tipologia
del paziente terrà conto del temperamento, del carattere, degli stati
d’animo. Non
esiste, realmente, una costituzione pura, ognuna ha caratteristiche anche delle
altre, quella che prevale è considerata la dominante.
Non ci soffermiamo su questi affascinanti aspetti perchè in
omeopatia è fortemente sconsigliata l’autodiagnosi in quanto troppe e troppo
profonde sono le conoscenze richieste. Il primo punto è la conoscenza del corpo
umano e per averne una visione olistica bisogna prima conoscerlo tutto, in
particolare bisogna avere la capacità di riconoscere in ogni individuo le
categoria di appartenenza, la conoscenza dei rimedi, l’associazione dei rimedi
alle categorie, la scelta del rimedio e delle sue dosi terapeutiche. Noi ci
accontenteremo di capire quali sono i capisaldi dell’omeopatia e,
nell’eventualità di provare a curarci in modo omeopatico, avere la capacità di
seguire le fasi in modo più consapevole. Avrete notato che i rimedi omeopatici
non sono accompagnati da “bugiardini” analoghi ai farmaci tradizionali, per questo
la consapevolezza dovrà passare attraverso qualche fase conoscitiva di base.
RIMEDI OMEOPATICI
Per quanto riguarda le sostanze usate, i rimedi sono:
- di origine vegetale, come tinture madri (TM) presentate in
globuli, granuli o gocce
- di origine animale o organica o bioterapica, derivate da animali
interi, parti o loro prodotti
- di origine minerale, prontuario litoterapico fatto
di insolubili con diluizione non oltre 8 DH.
PREPARAZIONI OMEOPATICHE
La diluizione, concetto fondamentale in omeopatia, viene
detta "potenza". Le potenze sono diluizioni 1 a 100 (potenze
centesimali o potenze C o anche CH) o diluizioni 1 a 10 (potenze decimali o
potenze D o anche DH). In una diluizione C una parte di sostanza viene diluita
in 99 parti di diluente e successivamente "dinamizzata", ovvero
agitata con forza secondo un procedimento
chiamato dagli omeopati "succussione"; in una diluizione D, invece,
una parte di sostanza viene diluita in 9 parti di diluente e sottoposta poi
alla stessa dinamizzazione.
I solidi insolubili vengono
sminuzzati e mescolati un certo numero di volte con zuccheri (ad esempio lattosio) e successivamente
diluiti in acqua.
Ogni sostanza omeopatica pronta per
l'impiego riporta il tipo di diluizione o potenza. Ad esempio, in un rimedio
con potenza 12C la sostanza originaria è stata diluita per dodici volte, ogni
volta 1 a 100, per un totale di una parte su 10012 (=1024).
Le critiche maggiori all'omeopatia vertono sul fatto che a potenze elevate, e
in particolare a partire proprio da 12C o da 24D, le leggi della chimica provano che il prodotto finale è così
diluito da non contenere più neppure una
molecola del medicamento di partenza. Infatti il numero di molecole contenuto
in una mole di sostanza è fissato dal numero di Avogadro, che è uguale a circa
1024 molecole/mole: in una preparazione 12C l'ultimo quantitativo di
soluzione conterrebbe al più una sola
molecola del farmaco, su circa 1024
molecole di solvente.
COME SI PRESENTANO I MEDICINALI OMEOPATICI
In commercio i farmaci omeopatici si presentano sotto forma di granuli, piccole sfere di saccarosio e
lattosio che contengono il principio attivo del rimedio in diverse diluizioni; possono
essere assunti a secco per via sub-linguale lasciandoli sciogliere lentamente e
non vanno masticati né deglutiti. In alternativa possono essere sciolti in un
po’ d’acqua e dinamizzati mescolando con un cucchiaino o scuotendo il
recipiente. I granuli non vanno toccati con le mani poiché il principio attivo
del farmaco si trova sulla loro superficie. Le preparazioni omeopatiche si
presentano anche sotto forma di globuli,
gocce e pomate. I globuli sono simili ai granuli,
ma sono molto più piccoli, il contenuto di un tubo (solitamente 200 globuli) viene
assunto in un'unica dose (un tubo da 200 globuli una volta alla settimana).
Le gocce sono a base di
tintura madre e basta diluirle in poca acqua.
È consigliabile alternare i rimedi e non assumerne diversi
contemporaneamente. L’assunzione deve avvenire possibilmente lontano dai pasti
e a una distanza di almeno mezz’ora dall’utilizzo di dentifricio, fumo, caffè,
alcol o altro farmaco allopatico.
Un po’ di legenda per comprendere le sigle
fondamentali.
CH=C=diluizione centesimale di H
DM=D=X diluizione decimale di H
K= preparazione korsakoviana
LM=diluizioni cinquantamillesimali
Altre sigle non prettamente omeopatiche
TM= tintura madre EE=estratto etereo
OE=olio essenziale OLEOLITO=preparazione a base oleosa
QB=quanto basta
Diluizioni decimali hanemaniane (DH/D/X) in un recipiente da 10 cc si mette 1 cc di Tintura Madre
(TM) e si completa con 9 cc di alcol a 70°, poi si dinamizza e si ottiene così
la prima diluizione decimale cioè 1D. Si continua poi allo stesso modo fino
alla diluizione desiderata. A ogni diluizione si cambia recipiente.
Diluizioni centesimali hanemaniane (CH/C) in un recipiente da 100 cc si mette 1cc della TM e 99cc di
alcol a 70° poi si dinamizza ottenendo la prima diluizione centesimale. Si
cambia flacone ad ogni passo di diluizione.
Diluizioni korsakoviane (K) per la
preparazione si utilizza sempre lo stesso recipiente. Un recipiente da 100 ml si
riempie la prima volta con 100 ml di TM, poi si svuota con una tecnica per cui
resta circa 1 ml di TM, successivamente si riempie il recipiente con alcol fino
a 100ml e si dinamizza ottenendo la prima diluizione korsakoviana (1K) e
così di seguito. IL nome deriva dal dott. Korsakov, un medico che seguiva le
armate napoleoniche e che in mancanza di boccette per la preparazione delle
diverse diluizioni ha trovato un metodo più pratico.
Esistono anche diluizioni 50
millesimali (LM/50000) e diluizioni Q, ma le tralasciamo perché nascondono
cavilli interpretativi che esulano dalle nostre finalità.
Le basse diluizioni (2-7 CH, 6-30 K, 06-09 LM) si
utilizzano prevalentemente per le fasi acute; le medie diluizioni (15-30 CH,
200-1000 K, 012-018 LM sono indicate per le malattie croniche e per sintomi più
generali; le potenze più alte (200 CH, 1000 CH,10000 K, 024-030 LM) agiscono
sul “fondo” delle patologie e si usano per malattie mentali e psichiche.
Una precisazione: generalmente si pensa che i rimedi
omeopatici siano lenti a dare risultati, ma non è così. Bisogna distinguire tra
sintomi acuti in cui l’azione è
rapida (si può parlare anche di minuti) e malattie croniche il cui trattamento
è necessariamente più lungo.
OMEOPATIA E
ALIMENTAZIONE
L’attenzione omeopatica è legata alla necessità di rimuovere gli ostacoli
alla cura. Aceto, limone, spezie e sostanze aromatiche, sostanze dai sapori forti come la liquirizia e la
menta, sarebbero controindicati soprattutto se assunti spesso anche se
in modesta quantità, oppure in quantità eccessive, oppure in concomitanza col
rimedio omeopatico. Infatti l’azione
medicamentosa di aceto, limone e spezie
prevaricherebbe (a causa dell’effetto
diretto sulle cellule) l’azione
energetica del rimedio (che agisce con effetto indiretto sulle cellule). In effetti i farmaci omeopatici moderni
risentono poco o nulla degli effetti di disturbo delle sostanze sunnominate. Per contro si parla poco delle
reazioni causate dagli alimenti una volta metabolizzati, cioè trasformati
dall’organismo. Queste reazioni possono essere di acidificazione, di
alcalinizzazione e neutre. Sapere se un cibo è acido o basico è molto
importante. Il sangue dell’uomo, infatti, tende a essere basico quando
l’organismo è in buona salute, mentre tende all’acidificazione se è presente
qualche malattia. L’alimentazione naturale, quindi tende a prediligere il cibo alcalinizzante
e ridurre il cibo acidificante.
L’organismo tenta di
mantenere l’equilibrio, cioè il pH fisiologico a 7. Per una persona normale,
un’alimentazione naturale ed equilibrata deve comprendere dal 60 al 70% in peso
di alimenti alcalinizzanti e mineralizzanti, e dal 30 al 40% di alimenti
acidificanti.
Per bilanciare la dieta, un semplice compromesso è quello di diminuire le
proteine animali, aumentare la quantità di vegetali (è utile ricordare che
sarebbe opportuno per una corretta alimentazione il consumo di 5 porzioni al
giorno di frutta e verdura), evitando così che i cibi acidificanti ristagnino a
livello della matrice connettivale con conseguente perdita di fluidità ed
elasticità delle membrane cellulari e conseguente invecchiamento.
RIASSUMENDO, CON O
SENZA OMEOPATIA:
•
Bisogna fare in modo che gli alimenti alcalinizzanti
rappresentino circa il 75% del consumo giornaliero: frutta, verdura, patate,
cavoli, lattuga, insalata…
•
Tra i cibi acidificanti troviamo la carne, il pollame, i
salumi, il formaggio fresco e stagionato, lo yogurt, i prodotti a base di
farinacei e i dolci.
•
Molti alimenti, pur essendo acidificanti, sono
indispensabili e non devono assolutamente essere eliminati in quanto fonte
essenziale di proteine e vitamine; il loro apporto acidificante va compensato
con l’assunzione di alimenti alcalinizzanti.
•
È necessario assumere quotidianamente un quantitativo
sufficiente di acqua o tisane, circa 1,5 litri, limitando il più possibile tè,
caffè e alcolici.
•
Una passeggiata o una corsa in bicicletta migliora
l’apporto di ossigeno e promuove il rilascio di acido carbonico sotto forma di
anidride carbonica.
•
Evitare, se possibile, situazioni che generano stress.
• Nelle situazioni di bisogno si consiglia l’assunzione di integratori alcalinizzanti.
• Nelle situazioni di bisogno si consiglia l’assunzione di integratori alcalinizzanti.
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