Gabriella Grosso

Gabriella Grosso

UNI TRE BOGLIASCO Briciole di Scienza dal 2007 ad OGGI

CIBI DAL MONDO BEVANDE

 

Le bevande rappresentano una categoria di liquidi usati per dissetarsi, sostentarsi, soddisfare il gusto o contribuire a un'esperienza culinaria. Ricordiamo che una persona può sopravvivere senza cibo per diverse settimane, ma solo pochi giorni senza acqua.     

                                                 

Bevande analcoliche                                                                                                                 Acqua, essenziale per la vita, è la bevanda fondamentale. Può essere consumata naturale o addizionata o aromatizzata con frutta o erbe.                                                                                                                       Latte, primo sostentamento completo per il neonato, ottenuto dai mammiferi, consumato da solo o utilizzato nella produzione di formaggi, yogurt e altre bevande lattiero-casearie.                                                                                                                                   

Succhi di frutta, ottenuti dalla spremitura di frutta fresca come arance, mele, uva, ecc. I frullati sono fatti di frutta spesso mescolata con yogurt o latte.                                                                  

Bevande gassate, come Coca-Cola, aranciata e limonata, contengono anidride carbonica per la carbonatazione. Possono anche essere aromatizzate con vari sapori.                                                                     

Bevande a effetto nervino: té,  caffè.

La Coca-Cola è una bevanda analcolica gassata popolare in 200 paesi del mondo. È stata inventata nel 1886 dal farmacista John Pemberton negli USA, ad Atlanta (Georgia). La ricetta originale conteneva estratto di foglie di coca e noce di cola, da cui il nome. Nel corso degli anni la ricetta si è modificata e l'ingrediente principale oggi è un concentrato di aromi naturali e artificiali, miscelato con acqua e zucchero o dolcificanti artificiali, a seconda della versione del prodotto. L’idea delle foglie di coca era venuta all’ideatore che era alla ricerca di un tonico per la salute, come il vin-Mariani. una bevanda molto popolare nel XIX secolo, un vino fortificato con estratto di foglie di una pianta fino ad allora sconosciuta, la coca. Il chimico francese Mariani aveva capito che tra alcool (vino) e droga (cocaina) si creava una sinergia “da sballo” e, finché tali effetti non divennero conclamati,  era riuscito a diventare milionario con le vendite, forte anche della pubblicità degli ignari sostenitori  quali attori famosi, la regina Vittoria, il Papa stesso… La storia della Coca-Cola racconta come il metodo americano di imporre gusti e tendenze sul mercato mondiale sia stato e sia tutt’oggi feroce e vincente. La Coca-Cola è stata una delle prime aziende a investire pesantemente nel marketing e nella pubblicità, creando una serie di campagne pubblicitarie iconiche che hanno contribuito a plasmare la cultura popolare. Il marchio Coca-Cola è diventato simbolo di gioia, felicità e condivisione in tutto il mondo. Durante le guerre mondiali il marchio è stato pesantemente strumentalizzato dal governo centrale americano. la bevanda è stata assegnata anche alle armate come genere di conforto e portata in dono ai popoli alleati o conquistati. 

Ai dubbi sugli effetti cancerogeni dell’aspartame ha risposto la pronta messa in vendita di nuovi prodotti come la   Coca-Cola Diet, la Coca-Cola Zero… 


L'introduzione del caffè in Europa è un evento storico che ha avuto un impatto significativo sulla cultura, sull'economia e sulle abitudini sociali del continente. Il caffè è originario delle regioni dell'Africa orientale, in particolare dell'Etiopia e delle zone circostanti. La leggenda narra che il caffè sia stato scoperto da un pastore etiope, il quale notò che le sue capre diventavano molto energiche dopo aver mangiato le bacche di una pianta particolare. Successivamente, le bacche furono utilizzate per fare una bevanda che avrebbe dato origine al caffè come lo conosciamo oggi. L'uso del caffè si diffuse rapidamente nei paesi arabi e divenne un importante elemento della cultura e delle tradizioni sociali della regione. Il caffè fu introdotto in Europa per la prima volta nel XVII secolo, quando i mercanti veneziani iniziarono a importarlo dall'Oriente. La prima caffetteria europea fu aperta a Venezia nel 1645. Da lì il caffè si diffuse rapidamente in altre città europee, come Parigi, Londra e Vienna. La bevanda veniva apprezzata per il suo aroma, il suo sapore e i suoi effetti stimolanti. La coltivazione e il commercio del caffè divennero importanti fonti di reddito per molte nazioni, mentre le caffetterie divennero luoghi di dibattito politico, sociale e culturale. In breve, l'introduzione del caffè in Europa ha segnato l'inizio di una nuova era nella storia del continente, influenzando profondamente la cultura, l'economia e le abitudini sociali. Sebbene la Coffea sia un vegetale spontaneo, esso cresce solo in alcune determinate aree del globo. Le condizioni ideali si trovano lungo la zona equatoriale, la fascia situata tra la latitudine 25 gradi nord e 30 gradi sud. La varietà arabica cresce meglio ad alte quote e predilige un terreno ricco di sostanze nutrienti, mentre la robusta prolifica a temperature più alte e a quote inferiori. Si tratta dei due tipi di caffè più utilizzati nella stragrande maggioranza delle miscele. I maggiori produttori mondiali sono Brasile, Vietnam, Colombia, seguiti da Messico, Guatemala, Honduras, Perù, Etiopia e India. In ciascuna area viene prodotta una tipologia e qualità differente in base al tipo di coltura adatta al clima. L’Italia, in particolare con Lavazza e Zanetti, ha un ruolo di primaria importanza nella torrefazione mondiale. Il caffè è ampiamente consumato in tutto il mondo. 

                                                                                                                                                

Il TÈ è la bevanda più popolare nel mondo, seconda solo all’acqua.  È originaria della civiltà cinese,               I millennio a C, consistente in un infuso ricavato dalle foglie di Camelia sinensis, una pianta legnosa che viene coltivata in Cina, ma anche in molti paesi asiatici. Se l’etimologia spesso testimonia e individua la provenienza di un prodotto, non sempre gli etimo sono univoci.  È  il caso del tè, la cui radice derivante dalla Cina del Sud, cantonese, è usata nelle lingue europee, mentre la radice “chai” derivante dal mandarino usato nella Cina del Nord, è usato da russi, arabi, turchi e in generale in Asia.  Il doppio etimo racconta anche di due momenti diversi  nella storia di diffusione. Se dal nord della Cina la bevanda chiamata chai si era gradualmente diffusa negli altri paesi asiatici  compresa la Russia, a Ovest la sua diffusione era stata frenata dall’avvento del caffè, ma poi portoghesi, olandesi, inglesi e francesi decisero di farlo arrivare in Europa dalla regione di Canton, sud della Cina, dove la radice è “te”. Linguisticamente fanno eccezione i portoghesi che usano “cha”, perché ne erano venuti a contatto già nel XVI secolo a Pechino! E in India il tè è arrivato tramite gli inglesi della Compagnia delle Indie a partire dal 1720.                                                                                                                     

Il tè non subisce il processo di fermentazione (tipicamente anaerobica), come avviene in altre bevande come il vino o la birra. In realtà, il termine "fermentazione del tè" è spesso usato impropriamente, poiché il tè attraversa processi di ossidazione. Dopo la raccolta, le foglie di tè vengono esposte all'aria per iniziare il processo di ossidazione durante il quale gli enzimi presenti nelle foglie reagiscono con l'ossigeno dell'aria. Il processo di ossidazione viene interrotto attraverso la fissazione, che può coinvolgere il calore o il vapore. Questo passo è cruciale per stabilizzare il tè e conservarne il colore, l'aroma e il sapore desiderati. Le foglie di tè vengono essiccate per rimuovere l'umidità residua ed essere pronte al consumo.                                                                                                                                        

Il tè contiene caffeina, un alcaloide stimolante del sistema nervoso centrale, teanina, un amminoacido psicoattivo, catechina, un antiossidante presente soprattutto nel tè verde e nel tè bianco, teobromina e teofillina, due alcaloidi stimolanti, e infine fluoruri.

Tipo

Temperatura dell'acqua

Tempo di infusione

Infusioni

Tè verde

75-80 °C

1–2 minuti

4–6

Tè nero

99 °C

2–3 minuti

2–3

Tè bianco

65-70 °C

1–2 minuti

3


Il colore del tè varia in base al tipo e al grado di ossidazione a cui le foglie sono state sottoposte durante il processo di produzione. I principali tipi di tè sono tè verde, tè nero, tè bianco, e ognuno di essi ha caratteristiche di colore distintive.                                                                              

Le foglie di tè verde, sottoposte a un trattamento termico che inibisce gli enzimi responsabili dell’ossidazione, subiscono una ossidazione minima e mantengono un colore verde brillante.                

Il tè nero è sottoposto a un processo di ossidazione completa. Le foglie assumono un colore scuro, che può variare da un marrone-rossastro a un nero intenso. La bevanda risultante è spesso caratterizzata da un colore ambrato o rosso intenso.  Il tè bianco è il meno processato tra i tè principali. Il nome bianco deriva dal colore delle gemme apicali, tipicamente usate per produrre questi tè, che sono ricoperte da una lanugine bianca particolarmente folta. Le foglie subiscono una minima manipolazione e ossidazione, mantenendo così il loro colore verde chiaro o argento. Il liquido risultante dal tè bianco può avere una tonalità gialla o leggermente dorata.  Da sempre legato all'immaginario collettivo cinese, anche l'Unesco vuole tutelare la lavorazione delle piante e le pratiche sociali che riguardano il mondo del tè in Cina. Spostandoci in Azerbaigian e Turchia incontriamo la tradizione del Çay, il tè nero locale. Come con la Cina, l'Unesco ne riconosce l'importanza sociale "che mostra ospitalità, costruisce e mantiene legami sociali e viene utilizzata per celebrare momenti importanti nella vita delle comunità.    

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Il maté, anche conosciuto come yerba mate, è una bevanda tradizionale diffusa in Sud America, particolarmente popolare in Argentina, Uruguay, Paraguay e in alcune parti del Brasile. Lungo il fiume Paranà, nel bacino di crescita della quercia Ilex paraguariensis, prima dell’epoca coloniale fungeva da moneta di scambio. È preparato con le foglie essiccate e tritate e viene consumato come tè. Ultimamente la paternità è stata rivendicata dall’Argentina che nel 2015 ha istituito la “Giornata mondiale del Mate”. Per preparare il maté, le foglie essiccate e tritate della pianta di mate vengono poste in una calabash (una zucca essiccata) e infuse con acqua calda (non bollente). La bevanda viene poi sorseggiata attraverso una cannuccia di metallo chiamata "bombilla", che filtra le foglie e permette di bere il liquido. Il maté ha un gusto erbaceo e leggermente amaro. Il maté è ricco di antiossidanti e contiene caffeina, teobromina e teofillina. Viene spesso consumato per aumentare l'energia e la concentrazione, migliorare la digestione e promuovere il benessere.   

                                                                                                                       

Bevande fermentate                                                                                                                      

In che cosa consiste la fermentazione? È la trasformazione di glucidi in composti più semplici, quali alcool, per opera di lieviti detti saccaromiceti e in assenza di ossigeno (in sua presenza avviene la respirazione che termina in CO2 e H2O).                                                                                                                             

Il tenore alcolico può variare dai 4-6° della birra, ai 10-15° dei vini, ai 16-20° di un saké, ai 40-60° di un superalcolico. Se le bevande analcoliche menzionate prima, una volta nate hanno poi abbandonato i paesi di origine e sono diventate ubiquitarie, le bevande fermentate hanno mantenuto maggiormente la traccia del passato e vale la pena di soffermarci per la storia che ci raccontano. 

La storia delle bevande fermentate risale all'alba dei tempi neolitici. Tutte le civiltà hanno prodotto le loro bevande fermentate e dopo l'invenzione della distillazione, i superalcolici, le loro eau-de-vie. Ben presto fu notato il ruolo giocato da questi prodotti nella socializzazione, nell'espressione artistica, per il risveglio del subconscio accompagnato spesso da euforia. Il vino e la birra sono gli esempi più classici di fermentazione alcolica. Ne sono esempi il detto latino “in vino veritas” e la frase di Goethe “l’arte, come il vino, fa avvicinare gli uomini”. Erano usati nei rituali di iniziazione, magici o religiosi. Nel corso della storia ciascuna cultura ha inventato la sua bevanda alcolica a partire dalle materie prime a disposizione.     

                                                                                                                                                                                                                                

La birra è la bevanda alcolica (4°-6°) con origini più antiche, già utilizzata da Sumeri ed Egizi. Si ottiene da fermentazione di cereali, principalmente orzo, ma anche frumento, mais, riso o altri cereali, con l'aggiunta di acqua, lievito (Saccaromyces cerevisiae) e luppolo.                                                                                                       Il processo inizia con la maltazione del cereale, con attivazione degli enzimi che trasformano gli amidi presenti in zuccheri fermentabili. Il malto viene poi macinato e mescolato con acqua calda nel processo di macerazione. Questo permette di estrarre gli zuccheri solubili dal malto, creando il mosto. Il mosto viene portato a ebollizione e durante questa fase vengono aggiunti i luppoli. I luppoli conferiscono alla birra l’amaro caratteristico, contribuiscono all'aroma e agiscono come conservanti. Dopo la bollitura, il mosto viene raffreddato rapidamente e trasferito al fermentatore. 

Il mosto raffreddato viene inoculato con lievito, che converte gli zuccheri in alcol e anidride carbonica attraverso il processo di fermentazione. Questa fase può durare da alcuni giorni a diverse settimane, a seconda del tipo di birra e delle condizioni di fermentazione. Dopo la fermentazione, la birra viene lasciata maturare per sviluppare il suo sapore. Durante questo periodo, le particelle sospese si depositano e la birra diventa più chiara. La birra può essere filtrata per rimuovere le particelle residue. Viene quindi carbonata attraverso un processo naturale o con l'aggiunta di anidride carbonica. La birra può essere imbottigliata o invecchiata in fusti, pronta per essere distribuita e consumata. C’è stato un riconoscimento UNESCO sulla cultura della birra. E’ avvenuto per la birra in Belgio. La cultura della birra in Belgio deriva dai monasteri trappisti, monasteri che oggi vivono una crisi epocale. L'arte brassicola belga ha una "diversità impareggiabile”. È proprio questo valore, quello della tradizione tramandata di generazione in generazione, a essere riconosciuto come patrimonio intangibile dell’umanità.

Il VINO ha origini antichissime, è apparso cinque millenni prima di Cristo nella Mezzaluna Fertile dove Vitis vinifera cresceva spontanea. La bevanda poteva vantare, rispetto alla birra già nota, una più ampia palette di colori e di profumi. Presto apprezzata da egizi, ebrei, greci (che gli dedicarono anche una divinità specifica, Dioniso), Gesù gli dedicò un miracolo, i romani e poi la chiesa la traghettarono al medioevo difendendola dai barbari.                                                                                

Il vino è una bevanda alcolica (10°-15°) ottenuta attraverso il processo di fermentazione degli zuccheri (prevalentemente fruttosio) presenti nell’uva. Il processo di produzione del vino inizia con la raccolta delle uve mature. Le uve possono essere pigiate per ottenere il mosto dai chicchi e dalla buccia. Il mosto viene posto in contenitori, spesso serbatoi di acciaio inox o botti di legno, per iniziare il processo di fermentazione. Durante la fermentazione i lieviti (Saccaromiceti), presenti naturalmente nella buccia o aggiunti, trasformano gli zuccheri del mosto in alcol etilico e anidride carbonica. Dopo la fermentazione, il vino può essere lasciato a maturare e invecchiare in botti di legno o serbatoi di acciaio. Questo processo contribuisce a sviluppare il sapore, l'aroma e la complessità del vino, il quale può essere sottoposto a processi di filtrazione per rimuovere eventuali particelle in sospensione. Alcuni vini possono richiedere stabilizzazione per evitare sedimenti o formazioni cristalline indesiderate. I vini vengono imbottigliati e sigillati per la conservazione e alcuni possono continuare a invecchiare in bottiglia, sviluppando ulteriormente complessità.                                                                                     



 Il sake è una bevanda alcolica (15-16°) tradizionale giapponese, risultante da doppia fermentazione di riso e  acqua con spore di un fungo, spesso chiamata "vino di riso". Il sakè è fatto principalmente da 4 ingredienti: riso brillato fermentato, acqua, un fungo che converte l’amido in alcool, altri lieviti. Il tipo di riso utilizzato e il metodo di preparazione influenzano il gusto, la qualità e il profilo aromatico del sake. Inizia con la preparazione del riso, che viene lavato, ammollato e poi cotto a vapore. Il riso cotto viene quindi inoculato con un fungo specifico chiamato "koji", che converte l'amido del riso in zucchero. Il riso koji viene quindi mescolato con acqua, lievito e riso cotto per iniziare un secondo processo di fermentazione. Il sake viene poi filtrato, pastorizzato e imbottigliato. È classificato in base al grado di lucidatura del riso, che si riferisce alla quantità di guscio di riso rimosso prima della produzione. I sake di alta qualità sono generalmente fatti con riso altamente lucidato. Alcuni tipi sono aromatici e fruttati, mentre altri sono più ricchi e complessi.  Il sake ha una vasta gamma di sapori e aromi, che vanno dal dolce al secco, dal leggero al pieno, è spesso servito in piccoli bicchieri chiamati “ochoko". Può essere consumato freddo, caldo o a temperatura ambiente. Viene spesso accompagnato da piatti tradizionali giapponesi come sushi, sashimi, tempura. Nel 1873 fu presentato al mondo attraverso l’esposizione universale di Vienna: l’occidente rimase inizialmente disorientato non sapendo a cosa raffrontarlo. Durante le guerre mondiali il suo uso venne criticato a favore dell’impiego alimentare del riso, solo a partire dagli anni ’90 stimolò interesse come prodotto del territorio. Poi, dopo un percorso iniziato nel 1999 e a partire dal 2013 con il riconoscimento della gastronomia giapponese (washoku) da parte dell’Unesco, l’obiettivo fu raggiunto.

SUPERALCOLICI                                                                                                                               

Dalle vinacce fermentate e dal vino in Italia e in Francia sono prodotti grappe, brandy e cognac. Da cereali come orzo frumento avena mais in Scozia e Canada si produce whisky, in Irlanda e USA bourbon o whiskey, in Russia vodka da frumento e segale, ad Amsterdam gin da cereali con bacche di ginepro. Da melassa di canna da zucchero in zona caraibica e Brasile si producono rum e cachasa. Altri sono prodotti da frutti, resine e altre parti di vegetali. Per esempio  šljivovica in zona balcanica viene prodotta da prugne, calvados nel nord della Francia da mele, mastika nell’isola di Chios dalla resina del lentisco, ouzo in Grecia da mosto d’uva e semi dell’anice (da questo derivano  le versioni  turche -raki-, francesi -pastis, pernod, ricard- e l’italiana sambuca), fino alla tequila messicana dovuta a un processo di fermentazione seguita da distillazione dell’agave blu.                                                                                                           

L'acquavite di prugne, la šljivovica, è uno dei prodotti più iconici di tutta la Serbia. L'Unesco ha deciso di tutelare "le pratiche sociali e conoscenze relative alla preparazione e all'uso della tradizionale acquavite di prugne" perché la preparazione ha diverse fasi che coinvolgono le famiglie serbe se non intere comunità. I frutti vengono coltivati in fattorie familiari e poi raccolti in autunno, segue un periodo di fermentazione di circa un mese. Ci sono poi due fasi di distillazione e l'affinamento in botti di rovere per almeno un anno. La šljivovica è fondamentale nella medicina alternativa con il distillato arricchito da erbe medicinali o altri frutti per ottenere rimedi contro il raffreddore e il dolore o antisettici.                                                                                                       

Gin: prodotto per la prima volta nel 1575 da monaci nei dintorni di Amsterdam, a partire da cereali fermentati cui erano state aggiunte bacche di ginepro (genever in fiammingo). Dopo il 1760 divenne un importante affare con gli inglesi e le colonie. Alla metà del XIX sec i soldati delle compagnie delle Indie per curare le febbri lo assumevano mescolato ad acqua e chinino inventando così il primo gin-tonic dall’effetto miracoloso. A partire dal 1904 la Belle Epoque e il Martini-dry ne sancirono la sacralità.  Notizia: il gin prodotto nella meravigliosa isola di Sardegna garantisce un prodotto finito che non ha eguali. Il segreto? Questo particolare distillato viene prodotto con le bacche di ginepro selvatiche, bacche cresciute nella macchia mediterranea che conferiscono un aroma e un gusto autentico e inimitabile.                                                                 

Rum: nel 1760 gli schiavi ribelli della Giamaica si “caricavano” per combattere i coloni britannici con una pozione magica a base di rum. In zona caraibica, fin dal XVII sec, si estraeva alcool dalla melassa, residuo viscoso della lavorazione della canna da zucchero. Questa pianta nata in Asia era arrivata in Europa tramite Portoghesi  e Spagnoli, che l’avevano impiegata con successo a Madera e alle Canarie, portata poi ad Haiti (1493), si era diffusa nel Sud America. Qui nacque il rum.                                                                  

Molto discussa è stata l'introduzione del rum chiaro cubano, l'alcolico principe del Sud America, tra i patrimoni immateriali dell'umanità. La proclamazione, avvenuta nel novembre 2022 a Rabat, Capitale del Marocco, nazione con una forte tendenza fondamentalista, ha creato diversi disguidi sull'ingresso di un alcolico tanto diffuso, tra i beni da proteggere. L'Unesco non vi ha badato perché questa tipologia di rum compare nel 1862 a Santiago de Cuba e "da allora c'è stata una trasmissione ininterrotta della conoscenza dei maestri del rum light cubano, che viene messa in pratica nelle cantine di invecchiamento, nelle aree di miscelazione e nei laboratori. Memore del fatto che a Cuba, pur non essendo avvezza ai superalcolici, ne ho gioito più volte senza conseguenze, ho poi appurato che il “light rum” ha un trattamento che predilige la freschezza del prodotto rispetto al suo invecchiamento, basandosi su tempi di permanenza nelle botti più brevi, filtraggio e un tenore alcolico spesso inferiore ai 40°. La motivazione dell’attribuzione recita: “La conoscenza dei maestri è un insieme di conoscenze e tecniche tradizionali, scientifiche, sensoriali che garantiscono la salvaguardia del processo di produzione del rum light cubano”.                                               

Assenzio: L'assenzio è una bevanda alcolica aromatizzata che ottenne popolarità nel XIX secolo, specialmente in ambienti artistici e bohémien. Essa prende il nome dall'Artemisia absinthium, la pianta che viene utilizzata come ingrediente principale. La bevanda ha un colore verde smeraldo caratteristico e un sapore amaro e aromatico. Nel corso del tempo, l'assenzio divenne oggetto di controversie a causa dell'alta percentuale di alcol e del contenuto di tujone, una sostanza neurotropica presente nell'Artemisia absinthium. In diversi paesi, compresa la Francia, l'assenzio fu vietato per un periodo. Io ho comprato una confezione di assenzio in Cecoslovacchia (la tradizione la vuole prodotta in Boemia) con la gradazione tipica: 70°. Il gusto è fortemente aromatico e amaro, non ho provato la versione con acqua e zucchero pur consigliata. La bottiglia è tipicamente deco, molto interessante.                                                                                                                                      

VODKA: La vodka è un liquore trasparente e incolore di gusto neutro con un alto contenuto alcolico, generalmente tra il 35% e il 50% di volume di alcol. È una delle bevande alcoliche più popolari al mondo e ha radici storiche profonde in Europa orientale, in particolare in Russia (da cereali) e Polonia (da patate). La vodka è tradizionalmente fatta da cereali, come grano, segale, mais, ma può anche essere prodotta da altre materie prime come uva o patate. Gli ingredienti vengono fermentati per produrre alcol, che viene poi distillato per ottenere una bevanda ad alto contenuto alcolico. La vodka può essere consumata da sola, in miscelazione con altre bevande o come ingrediente in cocktail. È spesso utilizzata come base per cocktail popolari come il Vodka Martini, caro a James Bond, il Bloody Mary, il Cosmopolitan e il Moscow Mule. La vodka ha una lunga tradizione culturale in Russia e Polonia, dove è considerata una bevanda nazionale. In queste regioni, la vodka è spesso associata a celebrazioni, cerimonie e incontri sociali ed è considerata un elemento importante della cultura e della storia nazionale.

COGNAC: il Cognac è un tipo di distillato di vino prodotto nella regione di Cognac, in Francia.                    È un'acquavite ottenuta dalla distillazione di vino bianco e invecchiata in botti di rovere, che conferisce al prodotto finale un sapore complesso e un colore ambrato. Per essere chiamato Cognac il distillato deve rispettare regole molto precise, come l'uso di uve specifiche (soprattutto Ugni Blanc), un processo di doppia distillazione in alambicchi di rame e un periodo minimo di invecchiamento in legno di almeno due anni.        Il Cognac è classificato in base al tempo di invecchiamento:

VS (Very Special): invecchiato almeno 2 anni.

VSOP (Very Superior Old Pale): invecchiato almeno 4 anni.

XO (Extra Old): invecchiato almeno 10 anni.

A differenza della grappa, che si ottiene dalla distillazione delle vinacce, il Cognac è distillato direttamente dal vino e tende ad avere un gusto più morbido e rotondo, con note di vaniglia, spezie, frutta secca e legno, dovute al lungo invecchiamento in legno.

Grappa: la grappa è un'acquavite tipica italiana, ottenuta dalla distillazione delle vinacce, cioè le bucce d'uva che rimangono dopo la fermentazione del vino. È una bevanda alcolica forte, solitamente trasparente o leggermente colorata, con un contenuto alcolico che può variare dal 37,5% fino al 60% circa. La grappa è prodotta in diverse regioni d'Italia, ma è particolarmente associata al nord, come il Veneto, il Piemonte, il Trentino-Alto Adige e la Lombardia.  La versione sarda ha un nome speciale: “filu e ferru”. Viene apprezzata sia come digestivo che come ingrediente in vari cocktail. Esistono diverse varietà di grappa, a seconda del tipo di uva utilizzata e del metodo di distillazione, e può essere invecchiata in botti di legno per ottenere un gusto più morbido e complesso. La grappa può essere:

  • Giovane: non invecchiata, dal sapore più pungente.
  • Invecchiata: maturata in legno, più morbida e complessa.
  • Aromatizzata: a cui vengono aggiunte erbe o frutti per conferire ulteriori aromi.

La sua origine è strettamente legata alla tradizione contadina, quando veniva prodotta per sfruttare al meglio i resti della lavorazione del vino.


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