Un cibo identitario è quello che viene automaticamente associato al paese o all’area in cui è nato. Alcune attribuzioni identitarie di cibi e bevande hanno radici storiche anche antiche, ne sono esempio il vino e l’olio d’oliva nel Bacino Mediterraneo, il tè in Oriente, la pizza in Italia, il sushi in Giappone, il tajine in Marocco, la tequila in Messico… Talvolta è la lingua da cui derivano i nomi a garantire la paternità. Ricordate che peperone, fagioli, cacao, cioccolato, avocado derivano da termini aztechi? Nel secolo scorso nacquero le Esposizioni Universali anche conosciute come fiere mondiali o esposizioni internazionali, eventi tenuti in diverse città del mondo per presentare le innovazioni, le culture e le tecnologie dei paesi partecipanti. I primi eventi si tennero a Londra (1851) e Parigi (1855). Furono le prime piattaforme di presentazione e di attribuzione identitaria anche di cibi come avvenne per i lukoum, dolci di gelatine di amido e zucchero provenienti dalla Turchia e il sakè dal Giappone all’Expo Vienna 1873, e i corn flakes. I corn flakes sono un tipo di cereale a base di mais, noti per essere stati inventati dai fratelli Kellogg. I due fratelli lavoravano in un sanatorio e stavano cercando un alimento sano e digeribile per i pazienti e nel 1915, durante l'Esposizione Panama-Pacific International a San Francisco, i corn flakes ricevettero un'importante esposizione e promozione, che diede il via alla loro popolarità.
Le esposizioni universali moderne continuano a svolgere un ruolo importante nel promuovere l'innovazione, la cultura, la cooperazione internazionale e lo sviluppo sostenibile. Esse sono eventi globali per affrontare sfide comuni, mostrare innovazioni tecnologiche, promuovere la cooperazione internazionale e affrontare sfide globali. Oggi la questione identitaria è svolta dall’Unesco. L’Unesco, acronimo di United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura), è un'agenzia delle Nazioni Unite creata nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale. Le Nazioni Unite sono quasi 200, praticamente tutti i paesi sono rappresentati. Ha sede a Parigi, svolge un ruolo fondamentale nel promuovere la pace e lo sviluppo sostenibile attraverso la cooperazione internazionale nei settori dell'istruzione, della scienza, della cultura e della comunicazione. Tra i suoi obiettivi c’è anche l’individuazione di Patrimoni Culturali Immateriali. Il Patrimonio Culturale Immateriale non ha corrispondenze oggettive: non si tratta quindi di un manufatto specifico o di una cosa tangibile, si tratta di tradizioni vive trasmesse come espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura, artigianato tradizionale. Sono azioni umane distintive di un luogo e di una cultura. L’Unesco per questo nel 2003 ha adottato la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Le tradizioni culinarie sono state inserite tra i beni immateriali dell'umanità. Ad oggi ce ne sono una ventina sparse in tutto il mondo, 2 delle quali riguardano l’Italia: la Dieta mediterranea e l'arte del pizzaiolo napoletano. Il termine "cibi patrimonio dell'umanità" si riferisce a cibi, piatti o pratiche culinarie che sono stati riconosciuti dall'Unesco come parte del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. È la ritualità di un processo che merita l'inserimento nei patrimoni immateriali dell'umanità, non solo la preparazione o il cibo stesso. Per questo motivo, per fare un esempio, è protetta “l'arte del pizzaiolo napoletano” e non la pizza napoletana. L’iter di ammissione e approvazione è piuttosto lungo e le candidature possono attendere anni prima di ricevere una risposta. I costi associati possono variare notevolmente a seconda di diversi fattori, inoltre la preparazione della documentazione può richiedere tempo e risorse considerevoli. Questo include la ricerca, la raccolta di dati, la stesura di rapporti e la compilazione di materiali audiovisivi o fotografici. Coinvolgere le comunità locali è un elemento chiave. Il beneficio di ricevere un riconoscimento dall’Unesco è stato messo in discussione da Milena Gabanelli sulle pagine del Corriere: dietro alla targa Unesco, afferma la giornalista, si nascondono infatti costi di adesione piuttosto onerosi per i singoli Stati, che però non ricevono in cambio alcun finanziamento per la manutenzione dei siti premiati.
Esempi importanti di quanto l’assegnazione dei titoli di Patrimoni immateriali in campo gastronomico sia rivolta soprattutto alle tradizioni:
Dieta mediterranea, nel 2010. La candidatura è stata congiunta, insieme a Spagna, Grecia e Marocco ma la storia della dieta mediterranea la colloca inevitabilmente nel nostro Paese ed è caratterizzata da un'abbondanza di frutta, verdura, pesce, olio d'oliva e cereali integrali. Secondo l'Unesco si tratta di un bene da proteggere perché “è molto più di un elenco di alimenti e di una tabella nutrizionale”. Si tratta di uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo, dove i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività, si coniugano con il rispetto del territorio e della biodiversità. In questo senso il patrimonio culturale della dieta mediterranea svolge un ruolo vitale nei riti, nei festival, nelle celebrazioni, negli eventi culturali, riunendo persone di tutte le età e classi sociali. Si tratta di una vita comunitaria che valorizza anche l’artigianato e le vocazioni locali, come la produzione di contenitori per la conservazione e il consumo di cibo, le manifatture artistiche di piatti e bicchieri di ceramica e vetro, l’arte del ricamo e della tessitura". La Dieta Mediterranea è quindi una filosofia di vita che nasce dal passato e può traghettarci verso un futuro sano, sostenibile e inclusivo.
La Cultura della Cucina Messicana (Messico): La cucina messicana è stata riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dell'umanità dall'Unesco nel 2010. Include una vasta gamma di piatti come tacos, tamales, mole e ceviche, che riflettono la diversità geografica e culturale del paese.
Poco dopo il bacino del Mediterraneo è stata la volta del Giappone, con la sua dieta washoku, inserita nella lista dell'Unesco nel 2013. È fatta di ingredienti locali e naturali, come riso, pesce, verdure, piante selvatiche. Ha rispetto assoluto per gli ingredienti e la stagionalità, uno stile di vita in grado di preservare gli esseri umani per tantissimo tempo, consentendo ai giapponesi di avere un'aspettativa di vita lunghissima (84 anni), molto superiore alla media mondiale (73). Si tratta di una cultura e uno stile di vita, così come la Dieta mediterranea (aspettativa di vita italiana 83), che è un esempio di come potrebbe essere un mondo sano e sostenibile più vicino alla natura.
Cena di Sankranti (India): La cena di Sankranti è una pratica tradizionale indiana associata al festival di Sankranti, che segna l'inizio della stagione agricola. È stata riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dell'umanità dall'Unesco nel 2016, ma l’enfasi a dispetto del nome è sull’aspetto rituale piuttosto che su quello gastronomico, infatti non è annoverata tra i 19 “cibi” patrimonio immateriale.
"L’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano". Un balletto culinario fatto di gesti e simbolismi, trasmesso di generazione in generazione e continuamente ricreato, in grado di fornire alla comunità un senso di identità e continuità, di promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. Queste sono le motivazioni che hanno spinto l'Unesco ad inserire questa arte tra i beni immateriali da proteggere: la manualità del pizzaiolo non ha eguali e fa sì che questa produzione alimentare possa essere percepita come marchio di italianità nel mondo. Inserita nel 2017, si tratta della seconda tradizione gastronomica italiana ad essere protetta dalle Nazioni Unite.
Street food dei mercati di Singapore e la Cultura Hawker sono stati inseriti nel 2020 nella lista dei Patrimoni Immateriali dell’Umanità da preservare. Singapore è come si sa crocevia di culture, ma cos’è esattamente questa tradizione? Un miscuglio dovuto ai flussi migratori che ha dato vita a una cucina ricchissima, tra le più gustose al mondo. L'organizzazione ha definito gli hawker center delle "sale da pranzo comunitarie" perché poste in una sorta di centri commerciali in cui si possono incontrare persone di ogni sesso, religione, estrazione sociale. La cultura hawker (letteralmente ambulante) permette di fare un tour gastronomico sotto lo stesso tetto, passando dalla cucina indiana a quella cinese in pochi secondi, tutte influenzate le une dalle altre: quelle che oggi costituiscono la vera base della cucina singaporiana.
CIBI NOVITA’
KIMCHI La pietanza coreana è protetta dall'Unesco fin dal 2013. In questo caso la candidatura è stata unitaria, tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, tant'è che nel registro delle Nazioni Unite il Paese “genitore” del kimchi è la Repubblica di Corea, un solo nome per un solo popolo. Ad essere inserito tra i beni immateriali dell'umanità, più del kimchi finito, è il kimijang, ovvero il processo di produzione della pietanza, perché “la pratica collettiva del kimjang riafferma l'identità coreana ed è un'ottima opportunità per rafforzare la cooperazione familiare”. Il kimchi è un piatto tipico coreano, che usa cavolo nappa salato come ingrediente principale. Durante questo processo di fermentazione naturale i batteri lattici scompongono gli zuccheri presenti nelle verdure, producendo acidi che conferiscono al kimchi il sapore caratteristico. Sebbene il cavolo nappa, cavolo cinese a foglia lunga poco noto in Italia, sia il tipo più comune di verdura utilizzato per il kimchi, è possibile trovare varianti di kimchi preparato con altre verdure come cavolo cappuccio, ravanello, cetriolo o rafano. I condimenti includono peperoncino in polvere, aglio, zenzero, cipolla verde, sale e a volte pesce fermentato o salsa di pesce. E’ ricco di nutrienti e contiene vitamine, fibre e probiotici benefici per la salute intestinale. La fermentazione può contribuire a migliorare la digeribilità di alcuni alimenti e aumentare i benefici per la salute. Durante la stagione invernale le famiglie si riuniscono per preparare grandi quantità di kimchi, il materiale fermentato viene scolato e conservato in barattoli di vetro sterile, servirà da accompagnamento o da base per molte preparazioni diverse. Per l'Unesco questa preparazione va preservata anche perché trascende “le differenze di classe e regionali”. È raro che durante la rappresentazione di un film coreano non ci sia almeno un riferimento al kimchi, specialmente nel rapporto madre-figlio da nutrire e tenere in salute.
TIKKA è un piatto tradizionale della cucina asiatica, particolarmente popolare in India, Pakistan e Bangladesh. Si tratta di pezzi di carne, solitamente pollo o agnello, marinati in una miscela di spezie e yogurt, infilzati su spiedini e poi grigliati o cotti al forno. Per la marinatura si usa il masala tikka, che può includere cumino, coriandolo, curcuma, paprika, peperoncino in polvere, zenzero, aglio e altri, succo di limone, olio o burro chiarificato e sale. Essa dura diverse ore, preferibilmente una notte, per permettere alle spezie di penetrare nella carne e conferire sapore e tenerezza. La carne viene poi infilzata su spiedini e cotta su una griglia, in una padella o al forno. Durante la cottura, la carne viene spesso spennellata con olio o burro chiarificato per mantenere l'umidità e aggiungere sapore. Il Tikka viene spesso servito con una salsa di accompagnamento come il raita (uno yogurt condito con cetrioli e spezie), una salsa di pomodoro piccante o una salsa di menta e coriandolo. Può essere accompagnato da pane naan o riso basmati. Solo dopo il tentativo degli inglesi di rivendicarlo come loro piatto nazionale (Robin Cook ministro degli esteri inglese, 2001) l’India ha levato gli scudi ricordando che le origini indiane risalgono agli imperi mongoli quando il re Babur conquistando il Punjab (XV sec) aveva chiesto e preteso di mangiare carni pronte all’uso, disossate, insaporite e cotte. La versione più comune è Chicken Tikka, ne esistono in tutto il mondo versioni in scatola (anche Campbell) ed è diventato alimento iconico di dimensioni planetarie.
CEVICHE, la perfezione della semplicità, è stato decretato Patrimonio culturale del Perù nel 2004. Si tratta di un piatto tradizionale della cucina latinoamericana, particolarmente diffuso in Perù e in altri paesi della costa dell'America Latina. Il ceviche è principalmente composto da pesce crudo, solitamente pescato fresco come corvina, branzino, tonno o salmone. Il pesce viene tagliato a cubetti o fette sottili e marinato per 10’-30’ nel succo di lime o limone, che serve anche a “cuocere” il pesce chimicamente grazie all'acidità. Altri ingredienti comuni includono cipolla rossa o bianca, peperoncino (come rocoto o jalapeño), coriandolo fresco, sale e pepe. Durante questo processo l'acidità del succo altera la struttura proteica e conferisce una consistenza ferma. Può essere accompagnato dal leche de tigre, salsina segreta fatta con un brodetto di pesce e verdure per temperare l’acidità del limone. Ci sono molte varianti regionali del ceviche in America Latina e in altre parti del mondo. Ad esempio, il ceviche messicano può includere avocado, pomodoro, peperoni e cetrioli. Alcune varianti possono anche includere frutti di mare come gamberi, calamari o vongole. Può essere arricchito con contorni come patate dolci, mais tostato o patate croccanti. L’attribuzione da parte dell’Unesco ha proiettato il Perù sul piano internazionale in un modo che fa riflettere sul potere di certi meccanismi.
LATO o Caulerpa lentillifera, o caviale vegetale, è un tipo di alga verde marina che cresce principalmente nelle acque delle Filippine. È un’ alga apprezzata per il sapore fresco, la consistenza croccante e i suoi benefici per la salute, ed è utilizzata come alimento tradizionale in alcune parti del Sud-est asiatico. La Caulerpa lentillifera è caratterizzata da tallo a grappolini, ramificazioni simili a piccole uova di caviale cui deve il nome di caviale verde. Cresce sul fondo marino e si sviluppa velocemente in tappeti densi che possono coprire vaste aree. Il Lato è consumato crudo, proprio come il caviale, ed è ingrediente per insalate o come contorno. Dura poco, per questo viene attualmente prodotto sotto vuoto per l’esportazione. Era sfuggito all’era coloniale per la piccola taglia, per il problema della consumazione a crudo, per la deperibilità. Può anche essere cotto e aggiunto a zuppe, stufati o piatti di pesce. La Caulerpa lentillifera è fonte significativa di proteine e carboidrati, ricca di fibre, vitamine (A, C e K) e minerali (calcio, magnesio e ferro). Può essere coltivata in modo sostenibile in aree costiere attraverso la pratica dell'acquacoltura. La coltivazione controllata garantisce una fornitura costante di lato e contribuisce alla conservazione degli habitat marini. È un tipico cibo del futuro: non-animale ed ecosostenibile.
NOODLES, UDON, ossia SPAGHETTI I cinesi sono da sempre considerati gli inventori di tutto, anche degli spaghetti, i loro però sono di soia o di riso, i nostri italiani sono di grano e i migliori al mondo per la tenuta alla cottura. Per dirla tutta, recentemente è stata ritrovata in Cina una ciotola contenente lunghi noodles prodotti con farina di miglio, risalente a 4000 anni fa. Gli USA, nella persona del presidente Jefferson, già nel 1788 e cioè un secolo prima che fossero gli stessi italiani a portare la moda di pizza e spaghetti con l’emigrazione, avevano posto l’attenzione sulla pasta italiana con l’obiettivo di coltivare il grano in paesi come la Virginia. Dopo la guerra, proprio gli Stati Uniti promossero in Giappone e Corea l’utilizzo degli spaghetti di grano per il ramen, come pure la moda degli udon, spaghetti di grano duro più spessi. Oggi il mondo occidentale consuma spaghetti di grano, o più in generale pasta. ll termine "noodles" è più generico e può riferirsi a vari tipi di pasta, spesso associato alla cucina asiatica. I noodles possono essere fatti con ingredienti diversi, come farina di grano duro, grano saraceno, riso (detti vermicelli), patate dolci, o fagioli verdi che producono noodles trasparenti detti cellophane.
INSETTI, TOPI, CANE Insetti come fonte di proteine animali, proposta molto interessante per la fame nel mondo. Ma se in Messico e Asia già 2 miliardi se ne nutrono, per Europa e mondo Occidentale classico, il problema si pone. Ecco le recenti polemiche sull’uso della farina di grillo in Italia. E’ un fatto di radici culturali diverse. I grilli presentano una marea di vantaggi: non sottraggono che pochissima energia all’ambiente rispetto a un bovino, sono ricchi di proteine e sali minerali che spesso siamo costretti ad assumere con farmaci, appartengono all’ambiente naturale e presentano grande sostenibilità ambientale. Dovremmo farci su un pensiero. In Messico ho assaggiato cavallette fritte e la sensazione gustativa non è stata molto diversa da quella dei pesci “pignolini”. In Indocina consumano con disinvoltura coleotteri, api, cavallette, bruchi e altri insetti in varie fasi del ciclo vitale, in Cambogia i topi, ma solo ed esclusivamente di campagna. Forse perché ho difficoltà a mangiare fuori pasto, confesso che in Indocina non ho assaggiato nessun cibo-novità.
La tradizione del consumo della carne di cane in Cina ha origini molto antiche, III millennio a C, prima ancora dell’addomesticazione del cane stesso. Si consigliava tale carne anche per l’imperatore in autunno e compariva in molti trattati di medicina. Era raccomandato l’uso in zuppa o sotto forma di ragù. Nel periodo dei Regni Combattenti (V-III sec a C) veniva invece posta in dubbio l’opportunità di fare di tale risorsa un animale di compagnia… Quando il mondo occidentale venne a contatto con la Cina, i rappresentanti cinesi negarono tali abitudini, ma si sa che alcune razze sono tuttora allevate a scopi culinari.
TOFU (Formaggio vegetale asiatico) Il tofu è realizzato dalla cagliatura del latte di soia, che è ottenuto dalla macinazione e bollitura dei semi di soia. L’importanza della produzione di latti vegetali è da mettere in relazione con la già nominata intolleranza al latte dei popoli asiatici. I produttori di tofu preferiscono produrre in proprio la stessa spremuta dei semi di soia, mediante l'ammollo, la frantumazione, la bollitura e la successiva colatura e filtraggio delle fave di soia secche o più raramente fresche. Per cagliare si usano sali di Calcio in Cina, cloruro di Magnesio in Giappone, come pure GDL (glucono delta lactone), un acido naturale usato come caglio anche da noi, e/o succo di limone. Il latte cagliato viene poi pressato per ottenere un blocco solido di tofu. Si sa con certezza che questo alimento era conosciuto, prodotto e consumato in Cina già nel II secolo d.C. Successivamente fu introdotto in Giappone durante il periodo Nara, verso la fine del VII secolo. Tale diffusione probabilmente ha coinciso con quella del Buddhismo, che riteneva il tofu un'importante fonte di proteine come base di una dieta vegetariana. Da allora divenne uno degli alimenti di maggior consumo in molti altri paesi come per esempio Vietnam, Thailandia e Corea. Prima del XX secolo, il tofu non era ancora molto conosciuto nel mondo occidentale; tuttavia l'incremento degli scambi culturali e un progressivo aumento di interesse verso la dieta vegetariana lo hanno reso un prodotto facilmente reperibile anche in Occidente. Il tofu è una fonte di proteine vegetali, ferro, calcio e altri nutrienti. Ha una consistenza neutra e può essere utilizzato in piatti salati e dolci. Un pò come le patate, è una vera spugna per i sapori che lo circondano. Può essere grigliato, fritto, saltato in padella, aggiunto a zuppe, insalate, frullato per ottenere salse o dolci.
LOKOUM, anche conosciuto come "Turkish Delight" o "Delizia Turca" in italiano, è un dolce tradizionale della cucina turca. Si tratta di una gelatina dolce, aromatizzata e colorata. Gli ingredienti principali includono zucchero, acqua e amido di mais o farina di grano. Il Lokoum può essere aromatizzato con una varietà di ingredienti, tra cui estratti di frutta, fiori, olio di rosa o acqua di rose, o altri aromi come limone o arancia. Il processo di preparazione del Lokoum è abbastanza semplice. Gli ingredienti vengono mescolati e bolliti insieme per 3 ore fino a ottenere una consistenza densa e appiccicosa. La miscela viene quindi versata in una teglia o stampo, lasciata raffreddare e solidificare, quindi tagliata in piccoli pezzi e ricoperta di zucchero a velo per evitare che si attacchi. Il Lokoum è comunemente consumato come dolce o dessert, spesso servito con tè turco o caffè. È popolare in tutto il Medio Oriente, nei Balcani e in altre parti del mondo. È stato creato nell'Impero Ottomano e divenne particolarmente popolare come dolce di lusso servito nelle corti reali e nelle celebrazioni speciali. È stato presentato al mondo dalla Turchia all’Esposizione Universale di Vienna nel 1873. Oggi, il Lokoum è ampiamente disponibile nei negozi di dolciumi in tutto il mondo.
DIMSUM Questi deliziosi piatti sono una parte importante della cucina cinese, e il termine "dim sum" in cinese significa letteralmente "toccare il cuore”. Sono piccoli bocconcini dolci o salati preparati in porzioni individuali e tradizionalmente serviti in cestini o vassoi di bambù. L’origine dei dimsum è cantonese, della Cina del sud, avevano lo scopo di ristorare i viaggiatori stanchi, si potevano trovare in chioschi ai bordi delle strade, aperti fin dalle 5 del mattino, per accompagnare un tè. Sono poi rimasti nella tradizione cantonese come colazioni o brunch, con boom per l’elite nei grandi ristoranti della belle époque. Poi, a partire dagli anni 2000, sono stati esportati in tutto il mondo come spuntini da farsi a tutte le ore, affiancandosi alle tapas spagnole. Tra le opzioni più comuni ci sono ravioli cinesi, panini ripieni al vapore o fritti, involtini primavera e molto altro. La cucina dimsum riflette la ricchezza e la diversità della cucina cinese, e i piatti sono spesso preparati con grande maestria artigianale.
RAMEN E’ un piatto tipico giapponese dove i classici noodles di grano (fatti a mano) vengono serviti in brodo accompagnati da carne di maiale, uova, pesce e ogni genere di verdura. Il segreto sta soprattutto nella lunghezza della preparazione: il brodo può arrivare a bollire anche 20 h, includendo anche ossa di maiale e di pollo allo scopo di aumentare il gusto. Deve essere mangiato poi velocemente, ben caldo, non mancando di aspirare il brodo rumorosamente e con forza. Questo piatto vede l’affermazione di una triste realtà: il paese vincitore della guerra impone al vinto costumi legati alla sua convenienza. Gli Stati Uniti dopo la sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale fornirono farina di grano e non riso o soia, per le zuppe base della loro sopravvivenza (ramen) e ne imposero l’uso. Per i giapponesi di oggi si tratta di un cibo diventato identitario che racconta la loro storia. A Yokohama c’è il Ramen Museum.
PHO È una zuppa tradizionale della cucina vietnamita nata ad Hanoi, non molto antica, poco più che centenaria, nota per il suo sapore ricco e aromatico e per la sua versatilità. Si tratta di una zuppa a base di brodo di carne (solitamente manzo o pollo). L’uso del manzo testimonia una contaminazione francese successiva al 1870, partendo da un vecchio quartiere di Hanoi e per questo chiamata zuppa del Nord. Dal 1939 fu introdotto il pollo e dopo ciò conquistò anche il Sud del paese, Dagli anni ’90 cominciò ad essere servita ai primi turisti, anche americani prendendo il nome di “zuppa della pace”. Per i vietnamiti della diaspora nel mondo è diventato elemento iconico di identità anche a seguito del fatto che noti chef l’hanno etichettata come la migliore zuppa del mondo. Il brodo di Pho è la base della zuppa e viene preparato facendo bollire ossa di manzo o di pollo con aromi come zenzero, cipolla, chiodi di garofano, cannella e anice stellato per diverse ore. Questo processo lento e lungo permette di estrarre i sapori e i nutrienti dalle ossa, creando un brodo ricco e aromatico. Il Pho viene servito con noodles di riso, che sono sottili e trasparenti. Questi noodles sono cotti separatamente e poi aggiunti alla zuppa appena prima di servire. La zuppa di Pho può essere arricchita con varie tipologie di carne, come fettine di manzo crudo che vengono cotte nel brodo caldo al momento del servizio, o pollo cotto a dadini o a strisce. Il Pho viene servito con una varietà di verdure fresche, peperoncino fresco, germogli di soia, basilico vietnamita, coriandolo, menta e cipolline. Questi ingredienti aggiungono freschezza e complessità di sapore alla zuppa. Il Pho viene generalmente servito in ciotole individuali, con il brodo caldo, i noodles di riso e la carne, mentre i condimenti e le salse sono disponibili in tavola per essere aggiunti secondo i gusti personali.
Il POKE è un piatto tradizionale della cucina hawaiana, caratterizzato da pezzi di pesce crudo marinato almeno per 15’ e servito con una varietà di condimenti e accompagnamenti. In effetti pare si tratti di una tradizione inventata perché non esiste alcun documento che lo attesti. L’uso del pesce crudo è una chiara abitudine comune a molti popoli che vivono su un mare pescoso. Un racconto riferisce di un cuoco di origini hawaiane che rimediò a un disservizio del forno proponendo dadi di pesce crudo serviti in insalata e accompagnati da salse come la tradizione gli suggeriva. Fu così che arrivò il poke a New York! Originariamente, il poke era preparato con tonno ahi (tonno giallo), ma oggi esistono molte varianti che includono altri tipi di pesce, come salmone, polpo, gamberi, o tofu per le versioni vegetariane. Il pesce crudo viene marinato in una miscela di condimenti, che possono includere salsa di soia, olio di sesamo, aceto di riso, zenzero, aglio, cipolla verde e peperoncino. La marinatura aggiunge sapore e profondità al pesce, oltre a renderlo più tenero. Il poke è spesso servito su un letto di riso bianco o integrale, insieme a una varietà di accompagnamenti come avocado a cubetti, cetrioli a fette, alghe marine, soia, cipolla rossa, peperoncino jalapeño, semi di sesamo e alga nori sbriciolata. Alcune varianti popolari includono l’aggiunta di ananas o mango, o come per il “California-style poke” l'aggiunta di avocado e mais. Il poke viene solitamente servito freddo, sia come antipasto che come piatto principale. Può essere servito in una ciotola, con il pesce crudo e gli accompagnamenti disposti sopra il riso, o in un involucro edibile. È diventato estremamente popolare in tutto il mondo per la sua freschezza, la sua versatilità e il suo sapore delizioso. È una scelta popolare per chi cerca un pasto sano e leggero, nutriente e ricco di sapori esotici.
Nazioni con almeno 10 patrimoni riconosciuti dall'Unesco
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