Prodotti freschi e di qualità. Dobbiamo scegliere cibo di qualità e consumarlo appena possibile. Un cibo povero dal punto di vista nutrizionale rappresenta una occasione perduta per il corpo che impiega molta energia con scarso ricavo. Alimenti conservati a lungo, raffinati, sterilizzati, trattati, hanno minor valore nutritivo, enzimi non più attivi, vitamine bruciate, oligoelementi perduti, in una parola “vita spenta”, il contrario di quelli che mi piace chiamare “cibi con l’aura”, con il caratteristico gusto di pinolo…
Prodotti naturali. Altra caratteristica dei prodotti è la naturalezza che si ritrova appunto nei prodotti naturali, meglio se biologici o di derivazione conosciuta. Ricordiamo qui un aspetto introdotto quando abbiamo confrontato i principi attivi naturali con le medicine di sintesi: la natura fornisce le migliori associazioni tra molecole farmacologicamente attive e associa i principi attivi in complessi con effetto equilibrato sull’organismo.
Prodotti nostrani e di stagione. La natura, come un dietologo saggio, prevede modi e tempi di somministrazione: nelle regioni soggette a cambiamento stagionale, frutti oleosi e cibi energetici per le stagioni più fredde, frutti acquosi e rinfrescanti per le stagioni asciutte e calde. Ecco perché è importante che noi seguiamo i suggerimenti della natura utilizzando frutta e verdura nostrana e di stagione. Scegliendo prodotti nostrani, scoraggeremo anche il trasporto di cibi da un paese all’altro, spesso da un continente all’altro, con i connessi problemi di inquinamento globale.
Agricoltura biologica, agricoltura biodinamica. Ritorniamo sull’importanza della naturalezza dei cibi per meglio capire se vale la pena di fare scelte biologiche o simili. Nella pratica biologica sono centrali gli aspetti agronomici: la fertilità del terreno viene salvaguardata mediante l'utilizzo di fertilizzanti organici, la pratica delle rotazioni colturali e lavorazioni attente al mantenimento (e possibilmente al miglioramento) della struttura del suolo e della percentuale di sostanza orga-nica; la lotta alle avversità delle piante è consentita solamente con preparati vegetali, minerali e animali che non siano di sintesi chimica (tranne alcuni prodotti considerati "tradizionali") e privilegiando la lotta biologica, tranne nei casi di lotta obbligatoria in cui devono essere usati i più efficaci principi attivi disponibili.
La biodinamica è basata sugli insegnamenti del filosofo esoterista austriaco Rudolf Steiner. Due principi che si possono ritenere tipici della teoria biodinamica hanno a che vedere col compostaggio e con le fasi della Luna. Il metodo biodinamico considera ogni sostanza come un binomio di materia e forza vitale; più una sostanza è diluita (poco soluto in molto solvente), più ha effetto sugli organismi con cui viene a contatto. Il principio è simile a quello che sta alla base dell'omeopatia. Per migliorare la qualità del terreno, aumentandone la quantità di humus, e allo stesso tempo migliorare la qualità del raccolto, si impiegano sostanze di origine naturale appositamente trattate, che vengono chiamate "preparati". I preparati da cumulo sono in tutto sei e sono ottenuti a partire da erbe officinali (Achillea millefolium, Matricaria chamomilla, Urtica dioica, Quercus robur, Taraxacum officinalis, Valeriana officinalis). Anche per la biodinamica i prodotti vengono commercializzati con marchi che garantiscono il rispetto delle regole.
Principio di dissociazione. Ricordiamo che gli animali mangiano semplicemente e mescolano pochissimo le diverse qualità dei cibi. In particolare è stato osservato che gli animali onnivori mangiano insetti in un momento della giornata e granaglie in un altro. Ricordiamo inoltre che l'uomo per origine e costituzione sarebbe frugivoro.
La digestione ha il compito di trasformare il cibo ingerito in sostanze facilmente assimilabili dall'organismo, il quale secerne diversi enzimi. Questi sono specializzati per i vari macronutrienti e riescono a compiere la loro azione solo in particolari condizioni di acidità e temperatura. Tali condizioni differiscono da un enzima all'altro: alcuni necessitano di un ambiente fortemente acido (pepsina) mentre la maggior parte lavora bene quando il pH è neutro. Proprio su questi punti si basa il concetto chiave della cosiddetta "dieta dissociata": se ingeriamo due alimenti che richiedono processi digestivi diversi, andiamo inevitabilmente incontro ad un rallentamento della digestione che compromette l'assorbimento dei vari nutrienti. Tale deficit è responsabile di fenomeni come senso di pesantezza, eccessivo prolungamento della digestione, digestione parziale e fermentazione del cibo ingerito, assimilazione parziale dei vari nutrienti, disturbi gastrointestinali (acidità di stomaco, alitosi, flatulenza, stitichezza, ecc)Vediamo di trarre alcune conclusioni. Non va bene il nostro menù classico all’italiana, quello che vede insieme pasta, carne, dolce, caffè. Sarebbe molto più corretto fare tre pasti al giorno, uno di frutta, uno a base di amidi, uno a base di proteine. Bisognerebbe consumare per primi i cibi a digestione più rapida come frutta e verdura crude, i quali prevedono un assorbimento solo intestinale.
La colazione dovrebbe essere un pasto leggero a base di frutta e latte o yogurt, la frutta per prima, considerando anche l’effetto positivo dei colori dei frutti che, attraverso la vista, stimolano l’ipotalamo e le funzioni organolettiche, con tropismo sugli organi di senso e conseguentemente sulla psiche. La frutta, come si è detto, ha assorbimento solo intestinale e veloce, svolge azione disintossicante e con le scorie che contiene ha funzione meccanica sull’intestino. Ma la cosa più importante è l’aspetto chimico; la frutta come si è già visto è primariamente alcalinizzante e, anche se si tratta di frutta acida, durante la fase digestiva, richiama gli alcali (Sodio, Potassio, Calcio) per creare i relativi Sali atti a tamponare il pH. Una volta fatto ciò, essi restituiscono gli alcali alla riserva alcalina. Perché questo processo sia positivo per l’organismo, deve avvenire nel tubo digerente, non arrivando ad investire il livello ematico.
A pranzo e cena si dovrebbe cominciare con una grande insalata: è ricca di acqua, riempie un poco, apporta vitamine ed oligoelementi che stimolano e si legano bene agli enzimi, non necessita di secrezione di succhi da parte dello stomaco e attua una bella spazzata antitossine mediante le fibre e la cellulosa in essa contenute.
A questa dovrebbe seguire il piatto forte, possibilmente basato su un solo tipo di nutriente, quindi su carboidrati come cereali, pasta, farina (migliori a pranzo), o su proteine come carne, pesce, uova, legumi, formaggi, latte (migliori a cena), il tutto associato con vari alimenti acquosi o neutri come ricotta, olive, grassi da condimento.
Gabriella Grosso
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UNI TRE BOGLIASCO Briciole di Scienza dal 2007 ad OGGI
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